A proposito di raccolta differenziata...
Continuo il discorso affrontato nel mio articolo di sabato 05 gennaio
- 28% rifiuto organico;
- 24% carta e cartone;
- 11% plastica;
- 7% vetro;
- 10% legno e tessili;
- 3% metalli;
- 17% rifiuto secco.
Quindi almeno l’83% dei rifiuti è assolutamente riciclabile, mentre solo il 17% non lo è: dico “almeno” perché in quel 17% sono compresi anche materiali ingombranti, sostanze velenose e farmaci che possono essere smaltiti separatamente in sedi appropriate, di conseguenza la porzione di rifiuto secco si riduce ulteriormente anche sotto il 15%!!! Terenzio Longobardi, nel suo articolo intitolato “Rifiuti solidi urbani. Oltre la sindrome di Nimby” pubblicato sabato 05 gennaio 2008 sul portale www.aspoitalia.net, indicando come “sindrome di Nimby: l’opposizione totale delle comunità locali alla realizzazione di qualsiasi impianto come gli inceneritori” (e come da loro torto…), indica nei termovalorizzatori (se fatti bene) la soluzione ideale per smaltire la parte secca dei RSU. Certo se fatti bene, ma qui mi ballano sempre entrambi gli occhi visto che le analisi dell’aria non sono così rassicuranti: esiste una normativa italiana (Legge n° 133/2005), di riferimento alla normativa europea, che stabilisce i limiti di emissione previsti per gli inceneritori, e per le diossine tale limite è di 0.1 ng/Nmc (l’autore dell’articolo dice che i moderni impianti riescono a stare sotto tale limite). Purtroppo sappiamo quanto gli interessi economici che stanno alla base degli inceneritori (produzione di energia elettrica e di calore) prevalgano sulla salute dei cittadini, e lo dimostra l’arresto dei dirigenti A.R.P.A.V. della Regione Veneto di cui vi dicevo ad inizio articolo. Recenti analisi hanno permesso di individuare che ogni tonnellata di rifiuto bruciato in un inceneritore producono 300 kg di ceneri solide altamente tossiche che hanno bisogno di discariche speciali, 30 kg di ceneri volatili altrettanto pericolose, 650 litri di acqua da depurare, 25 kg di gesso e una tonnellata di fumi e CO2!!!
Ma, scusatemi un po’, con tutte le maniere che ci sono per produrre energia da fonti rinnovabili, c’è proprio bisogno di ottenerla dall’incenerimento dei rifiuti? E il sole? Il vento? Le biomasse? Proprio dai rifiuti c’è la possibilità di captare il biogas prodotto dalla fermentazione dei rifiuti con conseguente recupero energetico. Invece niente… Concordo tuttavia col sig. Longobardi sul fatto che la raccolta differenziata deve essere intesa non come raccolta da effettuare (differenziata) nei cassonetti stradali, ma come raccolta effettuata col sistema “porta a porta” che consente di recuperare molti più rifiuti nonché una maggiore differenziazione dei rifiuti stessi grazie all’attenzione del singolo cittadino. La raccolta differenziata “porta a porta” è già una bella realtà in molti comuni del Nord Italia, ma siamo ancora a troppo poco: il decreto Ronchi stabilisce un obiettivo minimo di raccolta differenziata da conseguire a livello di ATO (Ambito Territoriale Ottimale) pari al 35%, mentre
1) se la raccolta differenziata è solo al 20% vuol dire che al 31/12/2007 la maggior parte delle Regioni non aveva raggiunto la soglia minima del 40% (se la matematica non è un’opinione…), quindi sono soggette a sanzione: saranno sanzionate? Ma…
2) se oggi solo il 10% dei rifiuti è incenerito, quanti termovalorizzatori si dovrebbero realizzare per smaltire 30 milioni di tonnellate di rifiuti non differenziati (o comunque una buona quota per liberare le discariche)? Credo tanti…, si potrebbe creare un mercato immobiliare dei termovalorizzatori!
Quindi, perché non effettuare la raccolta differenziata “porta a porta” ovunque, anche (e soprattutto) in quelle regioni (come
E’ ormai consolidata nel Nord Italia la tendenza di molti comuni a riunirsi in ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) in cui apposite aziende eseguono una perfetta raccolta dei rifiuti differenziati. Porto l’esempio del paesino in cui abito, Bevilacqua, posto nella bassa pianura veronese: vi si effettua ormai da anni la raccolta differenziata “porta a porta” che consente di separare (SENZA ALCUNA DIFFICOLTÀ) plastica, vetro, carta e cartone, umido, erba/scarti da giardino e rifiuto secco, mentre nei punti strategici del paese esistono cassonetti per la raccolta di pile, farmaci, prodotti tossici ed infiammabili; periodicamente il servizio raccoglie tessuti, vestiario e scarpe e addirittura (su richiesta all’apposito numero verde e GRATUITAMENTE) anche i rifiuti ingombranti come elettrodomestici, divani, arredamenti, ecc… Vi garantisco che il servizio funziona alla meraviglia: è eseguito dalla ditta “DE VIZIA TRANSFER S.p.A.” con sede legale a Torino e sede distaccata a Castelfranco Veneto (TV): tutto viene riciclato mentre solo il rifiuto secco finisce nelle discariche della zona (la più vicina si trova in località Torretta del Comune di Legnago -VR-, che proprio grazie alla raccolta differenziata della Provincia di Verona e delle province limitrofe ha risolto i suoi problemi di esaurimento). Come vedete, le soluzioni ci sarebbero, ma chi riuscirà a fermare il mare di soldi che ancora “gestisce” la raccolta dei rifiuti in molte parti d’Italia?
1 commento:
hai ragione su tutto, bisogna dividere tutto, anche la frazione "secca" dei rifiuti. Mi capita spesso di mettere nel secco anche carta o plastica pulita: secondo me la prima va messa nella carta, la seconda col le bottiglie.
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