In seguito alla stagnazione circa la risoluzione del problema rifiuti a Napoli ed in molte zone della Campania, la Commissione Europea ha portato l’Italia davanti alla Corte di Giustizia del Lussemburgo in quanto si ritiene insufficiente il piano gestione rifiuti varato dal governo Prodi pochi mesi fa. Certo, prima di un’eventuale condanna (che porterebbe l’Italia a pagare decine di milioni di euro) passeranno diversi mesi, periodo nel quale dovranno essere prese soluzioni alternative. La procedura d’infrazione verso l’Italia era stata aperta nel giugno del 2007 in seguito all’emergenza che era scattata in primavera (ma che dura da almeno 15 anni…) e martedì 06 maggio 2008 è arrivato il comunicato della Commissione Europea: “Anche se l’emergenza si è ridotta, grazie alla rimozione dei rifiuti dalle strade seguita alla nomina del commissario straordinario, la Commissione ritiene che le misure adottate non siano adeguate per risolvere nel lungo periodo il problema ed impedire il ripetersi dei fatti inaccettabili verificatesi lo scorso anno”. Inoltre, l’UE nutre molti dubbi sul fatto che la Campania possa attuare un sistema di gestione efficiente per la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti ed, inoltre, considera le autorità campane incapaci di indicare un calendario chiaro per il completamento e la messa in esercizio degli impianti di selezione, delle discariche, degli inceneritori e delle altre infrastrutture necessarie per risolvere i problemi che affliggono la regione. Ora ci saranno 12-18 mesi di tempo prima della condanna dei giudici UE: se qualcosa non cambierà, l’Italia andrà incontro ad una sanzione salatissima minima di 10 milioni di euro più una penalità tra i 22.000 ed i 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nell’attuazione della sentenza!!!
Ma il problema non riguarda solo la Campania: infatti, sta rischiando grosso anche il Lazio che sarebbe addirittura vicino al tracollo a causa delle discariche che sono in fase di esaurimento e alla piccola quantità di raccolta differenziata (appena il 12%) che vi viene svolta. Si tratta di 3.373.000 tonnellate di rifiuti ogni anno, che presto non si saprà dove smaltirli (attualmente vengono smaltiti nelle 10 discariche laziali che potranno essere utilizzate secondo la Finanziaria sino al 31 dicembre 2008): ora l’UE vuole vederci chiaro e sta pensando ad una nuova procedura d’infrazione per il Lazio. Già nel 2004 i commissari europei avevano aperto un provvedimento d’infrazione nei confronti della Regione (gestita da Storace) per non aver inviato a Bruxelles il “Piano di gestione dei rifiuti”.
Speriamo solo che, per la risoluzione del problema rifiuti, non si costruiscano inceneritori (opps, termovalorizzatori…) ovunque. Ho già espresso le mie motivazioni in molti miei precedenti post, ovvero che un ciclo perfetto e pulito dei rifiuti dovrebbe prevedere:
- raccolta differenziata “porta a porta”: si può differenziare fino all’85% del prodotto, dalla carta alla plastica, dal vetro all’alluminio, dall’umido al legno, dai metalli al vestiario, dalle pile ai medicinali, ecc…, mentre solo il 15% potrebbe essere rappresentato dal rifiuto secco;
- riciclaggio del materiale differenziato in appositi impianti di riciclo: la carta si può macerare ed utilizzare per ottenimento di nuova carta, la plastica può essere rammollita e rielaborata in nuove forme, il vetro può essere fuso e riutilizzato per nuovi contenitori in vetro, ecc… con un notevole contributo in fatto di risparmio di materia prima;
- solo il 15% di rifiuto secco finirebbe in discarica, dando respiro alle nostre discariche e contribuendo alla protezione del nostro ambiente.
Questa filiera non prevede inceneritori (o termovalorizzatori, come vengono chiamati qui in Italia…): nulla deve essere bruciato, ma riciclato. L’incenerimento produce energia elettrica (anche se è molta quella che viene consumata per farli funzionare…), ma rilasciano in atmosfera nanoparticelle che non vengono trattenute neppure dai migliori filtri dei camini e che sono dannosissime per la salute umana (provocano soprattutto un aumento dei tumori).
Ma, allora, perché nessuno la vuole mettere in atto questa filiera? Perché non prevede fortune economiche per i costruttori degli inceneritori… Ora la parola al governo Berlusconi IV, prepariamoci ad incenerirci!
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