domenica 6 novembre 2011

EBLA, la civiltà perduta

Ho trovato questo interessante articolo di storia sul numero di luglio 2011 della rivista Focus (http://www.focus.it/), scritto da Laura Gobbo, dedicato alla scoperta della civiltà di Ebla.
Stiamo parlando di un'antica civiltà fiorita tra il 2.500 e il 1.600 a.C. in Siria e poi scomparsa nel nulla nel deserto per millenni, scomparsa dopo un ultimo assedio concluso con il saccheggio e la distruzione della città. Le rovine della città vennero sepolte dalla sabbia e dimenticate quindi per sempre, fino a quando alcuni scavi non l'hanno riportata alla luce. Gli scavi iniziarono nel 1964 grazie all'archeologo italiano (allora 24enne) Paolo Matthiae, finanziato dall'Università La Sapienza di Roma, il quale arrivò alla scoperta durante alcuni studi effettuati sulle rotte commerciali tra l'Egitto e la Mesopotamia: gli scavi presto portarono alla luce i resti di una misteriosa città risalente addirittura all'Età del Bronzo, circa 5.000 anni fa. Nel 1968 vi fu trovata una statua con un'iscrizione che identificava il personaggio ritratto come il re Ibbit-Lim: grazie a questa statua, si scoprì che la città ritrovata era Ebla, oggi chiamata Tell Mardikh. Nel 1975 gli archeologi ritrovarono nella città un archivio sorprendente di oltre 5.000 tavolette d'argilla risalenti al 2.350-2.300 a.C., incise in caratteri cuneiformi. Si trattava del cosiddetto "Archivio Reale di Ebla", in corso oggi di traduzione da parte degli studiosi della Sapienza: erano per la maggior parte documenti commerciali, che registravano le entrate e le uscite del Palazzo Reale. Ma ci sono anche inni e scongiuri, lettere, trattati, addirittura testi bilingui sumerico-eblaita (i primi vocabolari della storia umana!!).
Dalle tavolette emerge che Ebla era una città evoluta ed originale, con un'economia basata sull'agricoltura estensiva, sulla pastorizia, sull'artigianato e sul commercio di oro e pietre preziose (soprattutto lapislazzuli) con l'Egitto. Nell'archivio ritrovato ci sono trattati con città vicine che erano sottomesse ad Ebla sia per godere della sua ricchezza sia per timore della sua forza militare (il Re aveva infatti al suo comando un discreto esercito). Nella seconda metà del III millennio a.C. la città dominava politicamente ed economicamente un territorio compreso tra i monti del Tauro a nord, il fiume Eufrate ad est ed Hama a sud. La corte di Ebla era governata da un Re e da una Regina, coadiuvati da un visir e da una serie di funzionari e ancelle, che però non avevano lo status di schiavi. Poca influenza aveva, stranamente, la religione (il mondo siriano era infatti fondato sul "palazzo", contrariamente ai vicini mondi mesopotamico ed egiziano fondati sul tempio e su un dio). Fu comunque ritrovato il Tempio della Roccia, dedicato al dio Kura il quale era il patrono delle sorgenti d'acqua. Intorno al palazzo reale lavoravano addette alla macinatura dei cereali, fornaie che preparavano e cuocevano il pane, donne che preparavano la birra, cuochi vari, ancelle che preparavano l'olio, operaie specializzate che intrecciavano cesti, lavoratori che preparavano essenze aromatiche, addetti alla tessitura e alla tintura dei tessuti, addetti alle bestie di scuderia (asini e onagri perchè i cavalli non erano ancora stati addomesticati), addetti alle colombaie e allo zoo reale, scribi, tutti stipendiati (in natura).
La città fu dunque fondata nel 3.500-3.100 a.C., quasi per scommessa per riuscire a prosperare lontano da qualunque fiume, sfruttando un'agricoltura estensiva anzichè intensiva e sopravvivendo nei periodi aridi grazie alla pastorizia; nel periodo 3.000-2.250 a.C. furono costruiti i magazzini sull'acropoli, le mura esterne della città, i primi palazzi e i templi, fino a quando la città non fu distrutta da Sargon di Accad; ricostruita nel 2.000 a.C. con nuove mura esterne, nuovi palazzi, templi e fortezze, nel 1.600 a.C. fu definbitivamente distrutta da Pizzikarra, re di Ninive, che voleva dominare l'intera zona (gli Ittiti descrissero questa distruzione nel "Poema della Liberazione", la prima epopea del mondo antico che celebri la fine di una città e che, secondo alcuni studiosi, fu preziosa fonte d'ispirazione per Omero nel descrivere nell'Iliade l'assedio della città di Troia).
Una civiltà davvero interessante: ne è dedicato un sito (http://www.ebla.it) e il libro "Ebla, la città del trono" scritto dallo stesso archeologo che l'ha scoperta Paolo Matthiae (edito da Einaudi ed uscito nel 2010). Secondo molti studiosi lo sviluppo di Ebla rappresenta una forma di "urbanizzazione secondaria", considerandolo uno dei più straordinari fenomeni socio-economici nella storia dell'umanità, forse il primo esempio di quegli insediamenti che, millenni più tardi, avrebbero dato origine alle moderne metropoli.

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