mercoledì 2 gennaio 2013
Ho trovato un bel articolo di Antonella Agnoli sul quotidiano la Repubblica del 20 dicembre 2012: Antonella Agnoli è stata fondatrice e direttrice di molte biblioteche italiane e sul tema ha scritto il libro “Le piazze del sapere” (edito da Laterza), mentre per il succitato quotidiano ha scritto l'articolo intitolato “Non di soli festival: breve guida per scommettere sulle biblioteche”. Mentre a Torino è stato presentato il Salone del Libro 2013 (che si terrà dal 16 al 20 maggio e i cui organizzatori vogliono organizzare proprio a Torino il coordinamento delle città del libro, http://www.salonelibro.it), la scrittrice fa il punto sui tanti festival culturali presenti nel nostro paese: festival che sono senza ombra di dubbio una grande risorsa perché consentono (soprattutto) ai giovani di lavorare in un mondo culturalmente più aperto e perché sono un'ottima possibilità di incontro e scambio culturale. Purtroppo però c'è questa tendenza che i festival passano e non sempre resta qualcosa dietro di loro: questo è il problema, e su questo la scrittrice dice di puntare non solo sugli eventi (che vanno certamente bene) ma anche sulle strutture, su qualcosa che rimane stabile in cui potersi trovare sempre, come appunto le biblioteche. Dice wikipedia: “Una biblioteca è una raccolta organizzata di supporti delle informazioni, fisici (libri, riviste, CD, DVD, eccetera) o virtuali (accessi a basi di dati, riviste elettroniche, eccetera) in grado di soddisfare i bisogni informativi (studio, aggiornamento professionale, svago, eccetera) di una utenza finale individuata secondo parametri predefiniti. Si considerano biblioteche tanto le raccolte costituite da privati per uso personale quanto quelle costituite da enti privati e pubblici. La biblioteconomia considera parte del sistema biblioteca anche i servizi di informazione al pubblico (tipicamente la ricerca bibliografica e l'istruzione all'uso delle raccolte e dei servizi) e, in quanto funzionali alla conservazione e fruizione del patrimonio documentale, anche le attività di gestione della biblioteca purché specifiche (non considera tali, pertanto, le generiche attività amministrative e gestionali se indistinguibili da quelle dell'ente proprietario della biblioteca)”.
Purtroppo il mercato italiano del libro, in crisi ed asfittico per ragioni storiche legate alla tardiva alfabetizzazione del nostro Paese, non dà segni di miglioramento, anzi: nel 2012 sarebbe calato del 13% rispetto all'anno precedente (dati forniti dal "Centro per il Libro e la Lettura", http://www.cepell.it). Come dice la scrittrice, “le biblioteche sono il luogo pubblico per eccellenza, le piazze del sapere, dove le persone hanno accesso a un bene che per molti può essere fondamentale. Che non è semplicemente il libro, il testo in sé, ma è un'atmosfera, un modo di stare insieme, di consultare, di curiosare, di passare del tempo. Eppure in Italia non sappiamo neppure quante biblioteche ci siano e non è mai stata fatta non dico una programmazione ma neppure un censimento: non ci interessa tanto sapere quante targhe biblioteca siano appese sui muri ma quali servizi vengano realmente offerti, con quali orari, con quanti prestiti e quanti utenti abituali”. Ha perfettamente ragione. A livello nazionale i cittadini che utilizzano le biblioteche di pubblica lettura sono molto al di sotto del 10%: è possibile che nella nostra società dominata dalla tecnologia sia ormai troppo tardi per riconquistare alla lettura i molti italiani che non lo fanno. Ma per farlo bisogna avere statistiche adeguate che censiscano veramente il territorio, i comportamenti e le abitudini degli italiani.
Purtroppo, i governi degli ultimi anni ci hanno messo del loro (in negativo), non aiutato il mondo del libro, anzi: i continui tagli alla cultura non possono che far male a questo settore e al livello culturale italiano. Purtroppo una (mancata) democrazia si misura anche in questo...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento