martedì 5 giugno 2007

La "svolta verde" di George W. Bush...

E' stata resa nota la Climate Scorecards del WWF, la classifica che esamina lo stato delle politiche sul clima dei paesi del G8 (ormai in procinto di svolgersi). Questa la classifica: 1° Germania, 2° Francia, 3° Regno Unito, 4° Giappone, 5° Italia, 6° Russia, 7° Canada e 8° USA. Lo studio ha preso in considerazione anche le emissioni attuali di CO2 e le proiezioni e gli impegni futuri. Nel rapporto sono contenute anche informazioni sulle economie emergenti (cioè Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa). Non mi stupisce per niente vedere gli USA ultimi tra i paesi industrializzati: mi stuipisce invece il cambio di rotta del presidente americano George W. Bush, che ora sembra un rampollo dei Verdi! Se però ci penso bene, non mi stupisco neppure di questa virata verde di Bush, che poi di verde ha ben poco: come mai all'improvviso, dopo anni di battaglie contro Kyoto ed il suo protocollo, il presidente americano cambia idea e lancia il progetto di una serie di incontri a fine anno tra i 15 paesi che producono l'80% dei gas nocivi (compresi Cina ed India)? Beh, scusate ma ci vuole poco per capire che la svolta di Bush è pura e semplice propaganda politica/elettorale: alla vigilia del G8 (che si terrà in Germania ad Heiligendamm, sulla costa baltica) e orami a poco più di un anno dalle presidenziali americane, in un momento in cui la popolarità dei repubblicani è ridotta al minimo proprio per gli errori del loro presidente (Iraq su tutti), il presidente ha pensato bene che una "svolta verde" avrebbe convinto una buona parte degli scettici. Scusaci caro Bush, ma non la beviamo! Non hai forse ribadito fino a pochi giorni fa la "totale avversità alla logica di Kyoto e del cancelliere tedesco Merkel, nell'interesse delle imprese e dello sviluppo americani"? Ammettendo che l'idea dell'incontro tra i 15 paesi lanciata da Bush fosse buona, cosa succederebbe? Lui ha già fatto sapere che i paesi si incontrerebbero per fissare degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra... ma che sarebbero degli obiettivi volontari e non impegni vincolanti!!! Ma scusami caro Bush (e scusami anche per il tono confidenziale): ma se molti paesi europei stanno già faticando a rispettare gli impegni presi (e presi in maniera vincolante), cosa succederebbe se ognuno facesse di testa propria? Campa cavallo.... Un'altra piccola domanda per te: sei così convinto che Cina ed India si darebbero degli obiettivi? Sì, se li darebbero, ma non oso immaginare quali... I due paesi asiatici sono i nuovi potenziali maggiori inquinatori terrestri: già entro la fine del 2007 la Cina sorpasserà gli USA per CO2 emessa mentre entro i prossimi 25 anni ne emetterà più di USA, Europa e Giappone messi assieme! Idem per l'India. Purtroppo il corso dell storia ha favorito (per vari motivi) prima alcune nazioni a dispetto di altre: così Cina ed India stanno vivendo un periodo di super-sviluppo proprio nel momento in cui si chiede loro di inquinare meno. E loro (e c'è quasi da capirli) rispondono agli USA dicendo che il grosso della CO2 presente ora in atmosfera è derivato da quanto scaricato da USA ed Europa negli ultimi due secoli: perchè si dovrebbero fermare loro proprio ora? Il problema è che i paesi già industrializzati e sviluppati che dovrebbero tagliare le emissioni di CO2 non lo stanno facendo (oppure ben poco...), mentre quelli in via di sviluppo che dovrebbero essere forniti dei mezzi o della cultura necessari per industrializzarsi con metodi "puliti" non lo stanno facendo per niente! Basti pensare che la Cina sta aprendo una centrale elettrica ogni 4 giorni, mentre nel 2006 ha costruito tanta capacità elettrica aggiuntiva quanto il doppio del parco centrali di Gran Bretagna ed Italia messe assieme: il problema è che le centrali elettriche cinesi funzionano a carbone, di cui la Cina è diventata uno dei maggiori importatori mondiali! Questo è il problema da risolvere: senza disincentivi di mercato (come ad esmpio una carbon tax) le imprese cinesi non hanno alcuna ragione per cambiare le loro abitudini. Allora, perchè si continua a non fare niente? E le enrgie rinnovabili di cui si parla tanto, perchè non incentivarle nei paesi in via di sviluppo? Da qui parte tutto il mio pessimismo per il futuro... Ha ragione Al Gore quando sostiene che "Se dopo l'11 settembre, invece di invadere l'Iraq, il presidente avesse detto agli americani: poniamo fine allo nostra dipendenza dal petrolio, si sarebbe speso 1/10 di ciò che ha inghiottito la guerra dell'Iraq". Pensate tutti quei soldi come avrebbero potuto essere spesi bene in ambito ambientale...

1 commento:

Antonio Candeliere ha detto...

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