La morte dei CENTRI STORICI...
Faccio riferimento ad un interessante articolo di Francesco Erbani apparso sul quotidiano La Repubblica di sabato 5 aprile 2008.
È ormai un dato di fatto che i centri storici delle città italiane si stanno svuotando, stanno morendo, perdono i loro residenti e le loro attività tipiche, e si stanno trasformando sempre di più in centri per uffici, banche, negozi d’alta moda e turisti (per i quali si sono costruiti ovunque alberghi, bed & breakfast, ristoranti, pizzerie, gelaterie, bar, ecc…). Varie le cause che stanno portando i residenti del centro a spostarsi altrove:
- il traffico sempre più intenso dovuto ai pendolari delle banche e degli uffici, a quelli dei giorni festivi, a quelli dei negozi, ecc…;
- l’aria sempre più inquinata (smog delle automobili, inquinanti dagli impianti di riscaldamento, ecc…);
- la chiusura di quelle attività artigianali e di quei piccoli negozi in quanto soffocati dalla grande distribuzione;
- la mancanza costante di parcheggi;
- la folla di gente che quotidianamente si riversa in centro;
- la scarsità e l’inefficienza dei mezzi pubblici;
- il degrado di alcuni punti del centro a discapito delle aree periferiche molto spesso più seguite dal Comune;
- la scarsità di aree verdi e tranquille;
- lo sviluppo del settore terziario fuori delle città;
- l’aumento senza controllo dei prezzi nel centro storico.
Alcuni dati rendono l’idea: nel centro storico della bellissima rinascimentale Urbino gli abitanti negli ultimi 60 anni sono calati di ben l’86%: prima nel quartiere del Duomo risiedevano 350 persone, oggi sono 16!!! A Venezia, gli abitanti sono passati da 164.000 a 60.000!!! Il centro di Urbino è oggi abitato quasi esclusivamente da studenti universitari (quindi di passaggio), mentre Venezia è visitata da 12 milioni di turisti all’anno… Altri dati: nel centro storico di Firenze, nel 1987 il 30% della superficie era destinata ad abitazione, oggi è del 10%! Per quanto riguarda Roma, nel 1951 dentro le Mura Aureliane risiedevano 370.000 persone, oggi sono meno di 100.000; sempre nella nostra capitale, nel 1951 la città si sviluppava su 6.000 ettari di terreno (con 1.600.000 abitanti), mentre oggi con una popolazione di 2.500.000 abitanti (meno che raddoppiata) la città si estende su una superficie 7 volte superiore, ben 45.000 ettari (che arriveranno a 60.000 ettari secondo le previsioni del nuovo P.R.G.).
In tutto questo le Amministrazioni Comunali abbiano le loro colpe: nel corso degli anni, il calo dei finanziamenti che lo Stato manda alle Regioni e ai Comuni ha spinto questi ultimi a far cassa in maniera diversa. L’espansione delle città in periferia, tramite la realizzazione di lottizzazioni residenziali e produttive e quindi di costruzioni di ogni tipo, ha risollevato le casse comunali. In che modo? Dal cambio di destinazione d’uso dei terreni da agricoli a residenziali i Comuni ricevono dai privati fior fiore di quattrini tramite l’operazione della perequazione urbanistica (in pratica, il Comune vuole essere ricompensato per aver fatto aumentare il valore dell’area del privato in seguito al cambio d’uso); dai nuovi terreni ottiene poi, sempre dai privati, fior fiore di quattrini dagli oneri di urbanizzazione e dal costo di costruzione per la realizzazione delle lottizzazioni e degli edifici, e da questi incassa infine I.C.I. a volontà (l’ultima riforma urbanistica nazionale del 2001 prevede che i Comuni utilizzino i proventi dagli oneri di urbanizzazione nella maniera che vogliono, e quindi non solo per realizzare opere di urbanizzazione come prevedeva la vecchia normativa…). Nel frattempo gli abitanti del centro, invogliati a trasferirsi in periferia per tutti i motivi sopra elencati, vendono i loro fabbricati posti in centro storico, i quali restano però vuoti: i Comuni non hanno interesse ad incentivare la ristrutturazione in centro storico perché dalle ristrutturazioni incassano ben pochi oneri di urbanizzazione… Non si rendono però conto che, costruendo in periferia, si sta sottraendo in continuazione terreno all’agricoltura e al paesaggio circostante, si stanno costruendo strade ovunque aumentando il traffico anche in periferia e quindi lo smog, si contribuisce all’aumento della cosiddetta “isola di calore” con squilibri climatici locali, si contribuisce al dissesto idrogeologico del territorio circostante, si accentua il degrado degli edifici in centro storico che rimangono disabitati a lungo, ecc… Tutto è dettato da soli interessi economici.
Allora che fare? Certamente il turismo è una risorsa fondamentale per il nostro paese, ma il degrado dei centro storici potrebbe avere conseguenze negative anche sull’attività turistica.
Bisogna far ripopolare i centro storici e per farlo i Comuni potrebbero (anzi dovrebbero…):
- incentivare il recupero e la ristrutturazione degli edifici in centro storico;
- esentare dall’I.C.I. o da altre imposte comunali tali edifici;
- stabilire dei prezzi di acquisto o di affitto agevolati per coloro che vogliono insediarsi (ad esempio tramite accordi con le agenzie immobiliari);
- realizzare parcheggi per i soli residenti nei punti strategici del centro e delle aree verdi rinunciando a qualche albergo;
- chiudere totalmente il centro al traffico, puntando allo stesso tempo sul trasporto pubblico (tram e autobus);
- agevolare l’apertura delle attività commerciali di piccola taglia (come quelle artigianali) esentandole da alcune imposte comunali o limitando i prezzi di affitto/compravendita;
- eseguire la raccolta differenziata “porta a porta” in tutto il centro storico, riciclando ogni tipo di rifiuto.
Si tratta di soluzioni per niente “irrealizzabili”: con un po’ di buona volontà e di sacrificio, si riuscirebbe ad evitare la morte dei nostri centro storici (che tutto il mondo ci invidia) conservando quella tradizione storica e quel fascino che li ha sempre contraddistinti. I Comuni italiani saranno in grado di farlo?
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