domenica 16 dicembre 2012

Il ruolo sociale degli INSEGNANTI

Dobbiamo ammetterlo: la scuola italiana non sta vivendo un gran momento, anzi: un momento che dura da anni in cui il taglio alle spese statali si manifesta anche con sempre meno finanziamenti alla scuola. Cosa che non dovrebbe mai accadere in una democrazia: la scuola è fondamentale per crescere le persone del domani. A tal proposito ho letto l'articolo "Il ruolo sociale degli insegnanti" di Simonetta Fiori pubblicato sul quotidiano la Repubblica il 27/11/2012. Una ricerca del gruppo Pearson, realizzata con l'Economist e intitolata "The learning curve", definisce un nuovo Indice Globale sulle capacità cognitive e sui livelli d'istruzione di circa 40 paesi di tutto il mondo, intrecciando i dati Ocse-Pisa con cifre nazionali riguardanti il numero dei diplomi e lauree, oltre che la spesa pubblica per l'istruzione, i salari dei docenti ed il tasso di disoccupazione. I risultati? In testa Finlandia e... Corea del Sud! A seguire Hong Kong, Giappone, Singapore, Paesi Bassi e Nuova Zelanda. E l'Italia? Al 24° posto, dopo la Russia e gli USA. Come mai ai primi posti ci sono due paesi così all'opposto tra di loro (flessibile la scuola finlandese, molto più militarizzata quella sudcoreana)? Secondo la sezione dell'Economist che si è occupata di questa ricerca la chiave del successo è il corpo docenti. Come dice la giornalista nel suo articolo, un bravo docente influisce non solo sul risultato scolastico, ma condiziona anche fattori sociali apparentemente lontani come livelli più bassi di gravidanze tra teenagers e una maggiore tendenza a risparmiare in vista del pensionamento. E un bravo professore è spronato a far meglio anche attraverso una progressione di carriera. Ma quello che più influisce è la considerazione di cui gode la scuola nella comunità, la convinzione con cui Stato e famiglie investono nell'istruzione dei figli, nonchè la profondità di un progetto educativo a lungo termine. Ecco, c'è molto di questo che manca nell'istruzione italiana: certo, il diritto allo studio è molto sostenuto in Italia dallo Stato visto che la scuola primaria è gratuita, mentre ci sono sostegni economici per la scuola secondaria per le famiglie meno abbienti, quindi l'accesso alla scuola è in sostanza garantito a tutti: tuttavia quello che succede da noi è che non è garantito a tutti il successo scolastico (per questo siamo al 24° posto per livelli di istruzione e competenze cognitive). Senza dimenticare il divario di retribuzione economica degli insegnanti italiani rispetto a quelli europei...Altra grave cosa che succede da noi è l'incapacità dello Stato di investire per il futuro.
Uno Stato democratico non può permettersi di non investore nell'istruzione, ed anzi di tagliare fondi alla scuola, così come non può farlo per la cultura e per la ricerca. Purtroppo l'Italia lo sta facendo in tutti e tre i settori: taglia fondi alla scuola non puntando sulla qualifica degli uomini del domani, taglia fondi alla cultura (settore per cui l'Italia non ha eguali di patrimonio al mondo!) e taglia fondi alla ricerca che è alla base dello sviluppo di molti settori. E tornando alla scuola, si deve dare più gratifica professionale agli insegnanti, che svolgono un ruolo importantissimo nella società, visto che appunto formano la società del domani: negli altri paesi gli insegnanti sono figure importanti, come gli avvocati e i medici, figure importanti ed insostituibili per la formazione delle giovani generazioni, e per questo colonne portanti dell'organizzazione sociale e della crescita economica. Su questo deve puntare lo Stato italiano.

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