giovedì 3 gennaio 2013

James Bradner e il possibile ANTITUMORALE

L'inserto "Il Venerdì" del quotidiano la Repubblica del 28 dicembre ha dedicato l'ultimo numero dell'anno ai personaggi che hanno eccelso nel 2012 nei vari campi, non tanto per l'immediato quanto piuttosto per i risultati e i riflessi sul futuro. Per quanto riguarda la scienza, mi ha colpito il nome di James Bradner (articolo di Enrico Deaglio). 
James Bradner è un giovane medico e biochimico americano (nato nel 1972), laureato a Chicago, ematologo al DanaFarber Institute di Boston, il quale ha scoperto una molecola (chiamata JQ1) che è in grado di far perdere alla cellula-cancro la sua memoria e quindi la sua identità, bloccandone la riproduzione e facendola pertanto diventare innocua. Quindi un perfetto antitumorale: i primi risultati effettuati sui topi sono stati molto soddisfacenti, soprattutto sui tumori leucemici e su quelli del midollo spinale. Si aspetta solo di sperimentarla sull'uomo (nel 2011 Bradner pose questa domanda: “Con tutto quello che il cancro deve fare per cercare di uccidere il nostro paziente, come fa a ricordarsi che lui è davvero un cancro e non una cosa normale?”. La risposta sta nella scoperta dello stesso Bradner). 
Ma la novità non è tanto questa, quanto il fatto (importantissimo e mai successo prima) che Bradner ha “regalato” la sua scoperta, mandandone campioni a tutti i laboratori che l'hanno richiesta avviando collaborazioni con chiunque per tutte le sperimentazioni possibili: quindi non si è tenuto il brevetto (avrebbe potuto farlo, trasformandolo in un potente anticancro, produrlo su scala industriale ed arricchirsi a dismisura). Ma non l'ha fatto, dichiarando pubblicamente che non lo riteneva giusto contestando il modo totalmente commerciale e competitivo di condurre la ricerca sul cancro. Così facendo permette alla battaglia contro il cancro dei passi da gigante: dialoga con tutti su twitter, propone iniziative di ricerca congiunta e la sua scoperta è già stata scaricata da mezzo milione di persone. La sua iniziativa sta spalancando le porte alla epigenetica, ovvero la nuova branca della scienza che studia le mutazioni non strutturali della sequenza del Dna e le loro azioni criminose: mutazioni che provocano, tra l'altro, il cancro essendo responsabili dell'impazzimento di cellule che fino a poco prima svolgevano il loro normale compito. Servono quindi delle contro-molecole che le bloccano (le mutazioni possono essere decine di migliaia, quindi il campo di ricerca è estremamente vasto e le sue potenzialità immense). Oggi per realizzare un prototipo di queste molecole bisogna testarle, adattarle e produrle e per farlo servono edifici, laboratori, operai, segretarie, magazzinieri, lobbisti e banchieri che solo le grandi multinazionali farmaceutiche possono fare ed avere (le cosiddette Big Pharma): fatto ciò, le Big Pharma avrebbero la nuova medicina anticancro pronta per essere immessa sul mercato, la cui terapia costerebbe però migliaia di dollari al mese. Ma quanti malati se la potrebbero permettere? Probabilmente molto pochi. 
L'iniziativa di Bradner punta proprio a questo: a dimostrare come purtroppo il mercato è l'unico regolatore della ricerca, dei suoi finanziamenti e delle sue prospettive, e per invertire questa tendenza. Come è possibile che la ricerca sulla salute sia guidata esclusivamente ai benefici della sua commercializzazione? Quindi faccio anch'io il tifo per lui, per la sua ricerca sul cancro sottratta alle stanze segrete delle grandi aziende farmaceutiche. Molto probabilmente ha aperto le porte a qualcosa di nuovo: la ricerca (sul cancro e in generale) ha bisogno di questo e di personaggi come lui.

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