martedì 5 giugno 2007

Allarme petrolio nel Mediterraneo!

In media si contano nel Mediterraneo circa 60 incidenti marittimi all'anno, di cui 15 coinvolgono navi che trasportano petrolio e sostanze chimiche: ogni anno verrebbero versate nel nostro mare da 100 a 150 mila tonnellate di idrocarburi! Ciò si riscontra anche dalla densità di catrame pelagico nell'acqua: ben 38 milligrammi/mc, la più alta del mondo! Le zone più a rischio sono gli Stretti di Gibilterra e di Messina, il Canale di Sicilia nonchè i porti di Genova, Livorno, Civitavecchia, Venezia, Trieste, Pireo (Atene), Larnaca (Cipro), Beirut (Libano) ed Alessandria d'Egitto. Quotidianamente le acque del Mediterraneo sono solcate da 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna (pari al 20% del traffico petrolifero marittimo mondiale) che trasportano ogni anno 340 milioni di tonnellate di petrolio (pari a ben 8 milioni di barili al giorno). Cifre impressionanti: basti pensare che lungo le coste mediterranee ci sono 584 città, 750 porti turistici, 286 porti commerciali, 13 impianti di produzione di gas, 180 centrali termoelettriche, 82 porti petroliferi ed 82 raffinerie, tanto che tali coste sono tra le più antropizzate del mondo! Dei 400 milioni di abitanti dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo ben 13o milioni abitano sulle coste. Per quanto riguarda l'Italia, sulle sue coste ci sono 17 raffinerie che lavorano 1/4 del petrolio di tutto il Mediterraneo (2.300.800 barili al giorno) e 14 porti petroliferi! Dal 1985 ad oggi si sono verificati 27 gravi incidenti che hanno versato in acqua complessivamente 270.000 tonnellate di idrocarburi: il primato lo detiene l'Italia (!) con 162.000 tonnellate, seguita da Turchia e Libano... Si tratta di un problema molto serio: si parla sempre più di energie rinnovabili ma il petrolio continua a farla da padrone. Sarebbe già importante riuscire ad arrestare l'orribile scarico in mare delle acque di lavaggio delle cisterne petrolifere, magari consentendo lo scarico di tali acque presso dei depositi costieri (ma nessuno lo fa...). E magari diffondere obblighi più restrittivi circa la navigazione dei carichi pericolosi in caso di avverse condizioni atmosferiche (all'origine della maggior parte degli incidenti...), ma anche in tal caso nessuno lo fa... Purtroppo le politiche dei paesi sono ancora fortemente dipendenti dall'oro nero...

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