martedì 2 ottobre 2007

Caro-prezzo del grano: aumentare le piantagioni?

Sembra pensarla così l'Unione Europea che pochi giorni fa ha deciso, per calmare il prezzo del grano e del mais, di mettere a coltura nei paesi europei (ed anche in Italia) quella quota di terreno che annualmente resta incolta (si tratta della messa a riposo di alcuni terreni per evitare il tracollo dei prezzi). Si è fatto un gran parlare in queste ultime settimane (sopratutto nei telegiornali) del caro-prezzo di alcuni prodotti di prima necessità come pane, pasta, latte, ecc... dando adito (giustamente) alle lamentele dei consumatori ma senza spiegare loro le vere ragioni di questi considerevoli aumenti, che invece (per volere degli stessi tg...) vengono fatti percepire come una colpa dell'attuale governo. Non dicono purtroppo (e la maggior parte della gente non lo sa!) che il prezzo del grano duro (e quindi della materia prima) è aumentato di ben l'80% in un solo anno a livello globale: l'aumento è stato causato dalla sempre maggiore richiesta di grano da parte dei paesi in via di sviluppo (come Cina e India) e allo stesso tempo da una sempre minore di quantità di grano disponibile per l'alimentazione in quanto una buona fetta di esso è oggi impiegata per la produzione dell'etanolo necessario ai biocarburanti! Quindi sempre maggiore grano disponibile, maggiore domanda e prezzi in costante aumento! Altro che Governo... Questa è purtroppo l'informazione che abbiamo in Italia... Tornando alla soluzione presa dall'UE, per il 2008 essa rimette in utilizzo circa 3,8 milioni di ettari di terreno sperando che gli agricoltori li coltivino a grano: in Italia la superficie riutilizzata sarà pari a circa 180-200 mila ettari (circa il 10% dell'attuale superficie coltivata a frumento), per una potenziale maggiore produzione di grano di circa 700.000 tonnellate annue. Per quanto riguarda l'Italia, c'è poi in atto una speculazione (in atto da alcuni anni e mai controllata....) che permette rincari esorbitanti dei prezzi nei vari passaggi dal produttore, al commerciate, al venditore, al consumatore. Guardate nel grafico allegato com'è aumentato il prezzo dei prodotti ortofrutticoli dal 1995 ad oggi: l'Italia è ben distinguibile... Nello stesso schema è inoltre riportato l'aumento che subisce il prezzo di un prodotto in base ai passaggi che fa: con due intermediari il prezzo rispetto alla produzione è quasi 4 volte maggiore!!! Ci sono quindi due problemi di fondo:
1) uno a livello generale, che riguarda il prezzo salito alle stelle del grano (complici lo sviluppo demografico di Cina ed India e la richiesta di etanolo derivante dal grano per la produzione dei biocarburanti);
2) l'altro a livello nazionale, che sta nella speculazione dei prezzi in atto nei vari passaggi.
A livello globale stiamo pagando una politica sbagliata di protezione ambientale basata sui biocarburanti che sì limitano le emissioni di gas serra ma allo stesso tempo stanno privando di grano la popolazione mondiale; a livello nazionale stiamo invece pagando i mancati controlli sui prezzi da quando l'euro è entrato in vigore (in questo il Governo Berlusconi ha fatto praticamente zero ed ora la situazione è impossibilitata nel tornare alla normalità). Ecco perchè pasta, pane e latte sono aumentati in maniera così sostanziosa: altro che Governo Prodi... Sinceramente, quella di rimettere in utilizzo i terreni fermi non la vedo come la soluzione al problema, anche perchè non è detto (e questo è uno dei dubbi dell'UE) che gli agricoltori coltiveranno tutti i nuovi terreni a cereali....

1 commento:

Anonimo ha detto...

Complimenti bel post!