domenica 31 ottobre 2010

La professione del GEOLOGO in Italia

Lo scorso 11 ottobre 2010 ho trovato un interessante articolo sull'inserto "Affari & Finanza" del quotidiano la Repubblica, intitolato "Geologi, professionisti in trincea per far fronte a un paese dissestato": l'articolo è di Daniele Autieri ed è incentrato su un'intervista fatta a Pietro De Paola, che è il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi (http://www.consiglionazionalegeologi.it). E' lo stesso De paola a definire i geologi italiani "professionisti in trincea" per il fatto di dover affrontare una realtà molto difficile che è quella del dissesto idrogeologico del nostro paese, dove il 6.9% del territorio nazionale è soggetto a frane e quasi 5.500 comuni sono a rischio idro-geologico, non dimenticando che ogni anno l'urbanizzazione selvaggia strappa 240.000 ettari di terreno verde!!! Proprio l'urbanizzazione selvaggia è spesso tra le cause principali del dissesto del nostro territorio, ed è per questo che può bastare una precipitazione meteorologica (seppur eccezionale) per causare danni gravissimi e purtroppo anche la perdita di vite umane. Come dice De Paola nell'intervista "Si parla spesso di prevenzione ma per farlo è necessario prima uscire dall'emergenza, e con queste condizioni superare l'emergenza è impossibile. Non solo nel reperimento delle risorse finanziarie necessarie, ma anche nella tempestività richiesta per stare dietro a tutte le situazioni di disagio e difficoltà che si vengono a creare a seguito dei fenomeni atmosferici". Ha ragione De Paola quando dice che l'urbanizzazione selvaggia e scriteriata ha dissestato il nostro territorio rendendolo fragile e pericoloso: pensate agli edifici costruiti troppo vicino ai fiumi (o addirittura nelle lore golene!), all'abusivismo, alle nuove costruzioni senza pensare al recupero del patrimonio esistente, al mancato rimboschimento dei pendii bruciati, alla mancata pulizia degli alvei di fiumi e torrenti, al mancato consolidamento dei pendii disconnessi. Ed è anche vero che spesso i Comuni sono sprovvisti di una seria pianificazione territoriale, ignorando le importantissime mappature delle aree a rischio: questo rende molto difficile la gestione delle zone di pericolo, anche perchè manca pure dallo Stato un serio coordinamento e un centro preposto a controllare le condizioni di tutto il territorio nazionale.
150 anni fa, in occasione dell'Unità d'Italia, era stata redatta la Carta Geologica Nazionale: si tratta di una mappa delle criticità di tutto il territorio italiano che individua le aree a rischio, che da allora era stata ripresa solo negli anni '80. Sono passati 30 anni dall'ultima volta che si era pensato di revisionarla ma ad oggi non è ancora stata terminata... Questo certo non aiuta nella prevenzione.
Alla domanda del giornalista su qual'è il ruolo del geologo di fronte a questa domanda di contrasto all'emergenza idrogeologica nazionale, De Paola risponde: "La nostra figura professionale è in trincea da molti anni e si confronta con richieste del mercato diversificate. Il rischio vulcanico, sismico, idrogeologico, l'erosione costiera sono tutti fenomeni dietro l'angolo, ed è per rispondere a queste emergenze che serve una geologia moderna e specializzata". Oggi i geologi italiani sono impegnati per il 43% nel settore delle costruzioni, per l'11% nelle operazioni di rilevamento di base, per un altro 11% nell'ambiente, per un 7% nell'idrogeologia, per un altro 7% nella difesa del suolo e per un 21% in altri settori. Purtroppo sono sempre più in calo gli studenti che si iscrivolo alla facoltà di geologia: tra il 2002 e il 2009 il numero di iscritti a questo corso di laurea è sceso da 8.689 a 7.246, con un calo di ben il 17%!! Evidentemente l'università italiana non riesce più ad invogliare gli studenti in questo ramo, per questo il Consiglio Nazionale dei Geologi ha creato una propria scuola specializzata per la formazione dopo la laurea attraverso una convenzione con l'università La Sapienza di Roma.: la scuola ha aperto i battenti 4 anni fa e sta formando sempre più geologi facilitando loro il trovare un posto di lavoro, così tanto importante per l'Italia. E sempre per far fronte all'importanza di questa professione per il nostro paese, il Consiglio Nazionale dei Geologi ha stabilito un aggiornamento professionale continuo e obbligatorio applicando sanzioni molto pesanti per chi non lo rispetta. E poi c'è il tasto dolente dei tagli da parte del Ministero dell'Economia, che sta mettendo in difficoltà molti geologi precari e ricercatori... Ah, la ricerca...
E' assolutamente importante appoggiare qusta professione: tocca allo Stato fare la sua parte per porre fine a quell'emorragia sempre più grave che sta distruggendo il nostro territorio spesso portando alla perdita di vite umane. I geologi in questo hanno un ruolo importante, ma senza ombra di dubbio il loro lavoro non può avere questa importanza senza l'intervento costante dello Stato in materia di contributi economici, di formazione scolastica, di lotta all'abusivismo e di contrasto dell'urbanizzazione selvaggia. Certo, si tratta di un compito molto difficile ma solo così si può uscire dall'emergenza e poi arrivare a pianificare: anche perchè i dati contenuti nel "Primo Rapporto sullo stato dei rischi e sulle opportunità offerte dal territorio" (realizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi in collaborazione col Cresme e presentato a Roma in Campidoglio lo scorso 13 ottobre 2010) sono allarmanti: quasi 5.500 Comuni italiani a rischio, per una popolazione interessata di 23 milioni di persone e un territorio a rischio frane della superficie di quasi 28.000 kmq!!

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