domenica 16 dicembre 2012

L'Italia scopre i BENI COMUNI

Sull'inserto "Il Venerdì" del quotidiano la Repubblica del 14 dicembre 2012 ho trovato un interessante articolo intitolato "L'Italia scopre i BENI COMUNI, ovvero: se lo Stato non ce la fa lo aiutiamo noi", a cura di Antonella Barina. Un articolo molto interessante perchè descrive una inversione di tendenza che si sta diffondendo nel nostro paese a proposito dei cosiddetti BENI COMUNI. Di cosa si tratta? Si tratta di semplici cittadini (che sono sempre di più) che utilizzano il proprio tempo libero a favore dei beni della comunità. Alcuni esempi? A Palermo è nato il gruppo "Sgrasciamo Palermo" che si è impegnato a mantenere pulite le spiagge palermitane dai rifiuti; a Roma un gruppo di studenti ha ritinteggiato le mura dell'istituto scolastico Righi; a Parma è stato creato il primo giardino condiviso nei cui 2.500 mq di superficie ciascuno coltiva il proprio pezzetto di terra annaffiandolo con acqua piovana di recupero e senza utilizzare concimi chimici; a Ravenna un gruppo di cittadini sta lavorando con le istituzioni per rendere più sicura la zona della stazione; a Savona ci sono i "nonni civici" (ex carabinieri, poliziotti e alpini) che vigilano parchi e zone intorno alle scuole per impedire furti e teppismo; a Bologna sta partendo un progetto che vede la collaborazione di cittadini e Amministrazione comunale per la cura delle piazze, dei portici, dei parchi e delle fontane cittadine; a Napoli l'Amministrazione comunale lo scorso hanno ha varato il suo primo Assessorato ai Beni Comuni; a Piacenza il progetto "Attiviamoci per Piacenza" incita tutti a partecipare alla manutenzione della città; a Reggio Emilia il Comune sta coinvolgendo nell'amministrazione cittadina giovani, imprenditori ed immigrati. Si tratta quindi di semplici cittadini che si impegnano ad offrire un servizio alla comunità per migliorare insieme la qualità della proprio vita e di conseguenza della comunità. E non capita a caso, visto che le Amministrazioni comunali hanno sempre meno disponibilità finanziaria a fare certe cose, in seguito ai continui tagli ai fondi di provenienza statale. Come dice la giornalista nell'articolo, si tratta di prendersi cura di quei beni comuni che non sono nè pubblici nè privati, beni di proprietà di nessuno ma utilizzati da tutti: beni materiali come l'aria, l'acqua, il territorio, i monumenti, i parchi, ecc... e beni immateriali come la legalità, la sicurezza, la lingua, il rispetto delle regole, ecc... In poche parole: CITTADINANZA ATTIVA. Il grande Salvatore Settis ne ha scitto un libro, "Azione popolare. Cittadini per il bene comune" (edito da Einaudi, 230 pagg. al costo di € 18,00), senza però dimenticare altri due libri dedicati al tema: "L'Italia dei beni comuni" di Gregorio Arena e Christian Iaione (edito da Carocci, 175 pagg. al costo di € 18,00) e "Filosofia dei beni comuni" di Laura Pennacchi (edito da Donzelli, 185 pagg. al costo di € 17,00). Tutto questo mentre l'Unione Europea lancia per il 2013 l'ANNO EUROPEO DEI CITTADINI, valorizzando il ruolo della democrazia partecipativa. C'è addirittura un centro di ricerca on-line, chiamato Labsus (http://www.labsus.org), condotto da volontari che lo aggiornano quotidianamente e che ogni due settimane pubblica una newsletter con tutti i progetti sul tema a livello nazionale (Presidente è Gregorio Arena, ordinario di Diritto amministrativo all'Università di Trento, con redattori giovani ricercatori e dottorandi, e tra i garanti Giuliano Amato, Gustavo Zagrebelsky e Franco Bassanini). Spiega Arena: "L'intervento dei cittadini nella cura dei beni comuni è addirittura incoraggiato dalla nostra Costituzione, e non tutti lo sanno": ed è vero, visto nell'ultimo comma dell'articolo 118 (introdotto nel 2011) si afferma il dovere dello Stato e degli enti locali a favorire le iniziative autonome dei cittadini che intraprendono attività d'interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà, cioè di cura civica dei beni comuni.
Mi sento di concludere sottoscrivendo l'analisi che fa il giornalista Paolo Mauri a fianco dell'articolo sopraccitato de "Il Venerdì", secondo il quale il vero disastro naturale è l'indifferenza della gente. E' vero che il fenomeno del volontariato è molto diffuso in Italia, ma mancano una trait-d'union e una volontà politica e pragmatica di proteggere ad ogni costo l'ambiente e con l'ambiente il benessere e la vita dei cittadini (con notevoli risparmi anche in termini economici viste le possibili mancate spese per disinquinamento, sanità e spese comunali che ciò può comportare!!!). Pensateci bene: se tutti gli italiani si mobilitassero per il bene comune, i risultati sarebbero straordinari!

Nessun commento: