martedì 18 giugno 2013
È il titolo di un articolo di Adriana Spera pubblicato sul numero di maggio 2013 della rivista mensile “La Nuova Ecologia” (http://www.lanuovaecologia.it/), dedicato al fatto che oltre la metà delle acque superficiali e più di un quarto di quelle sotterranee italiane sono contaminate da pesticidi.
Tutto ciò emerge dal rapporto nazionale “Pesticidi nelle acque” pubblicato in aprile dall'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, http://www.isprambiente.gov.it/it), che ha lo scopo non di controllare che l'acqua sia potabile per l'uomo ma che le acque siano pulite in modo da salvaguardare gli ecosistemi acquatici (senza dimenticare, comunque, che indirettamente anche l'uomo ne viene contaminato tramite la catena alimentare): il rapporto viene stilato sulla base dei monitoraggi delle acque che vengono comunicati all'ISPRA dalle Regioni e dalle ARPA, che poi vengono comunicati ai Ministeri dell'Ambiente, della Salute e delle Politiche Agricole. Ebbene, secondo questo rapporto nel biennio 2009-2010 i pesticidi rilevati nelle acque italiane sono stati di 166 tipi (erano 118 nel biennio 2007-2008...), mentre il 13.2% delle acque superficiali e il 7.9% di quelle sotterranee hanno presentato livelli di tossicità per gli organismi acquatici superiori ai limiti di legge.
Secondo l'ISTAT nell'agricoltura italiana viene impiegato addirittura il 33% dei fitosanitari che vengono utilizzati in tutta Europa!!! Ovvero 5.6 kg per ettaro, per un totale di oltre 140.000 tonnellate, con l'impiego di circa 350 sostanze diverse!
Si evince inoltre che nelle acque non sono presenti solo pesticidi (il cui uso è, peraltro, consentito dalla legge) ma anche sostanze sospettate di essere cancerogene, come l'atrazina (http://it.wikipedia.org/wiki/Atrazina) e la simazina (http://en.wikipedia.org/wiki/Simazine), che da tempo sono vietate anche per la loro lunga persistenza negli ambienti. Oltre a ciò nelle acque finiscono anche i biocidi, di cui però non si hanno purtroppo rilevamenti: si tratta di disinfettanti per la casa, insetticidi domestici, ecc... che contengono sostanze anch'esse in parte cancerogene (in alcuni di questi pesticidi sono state rilevate anche 23 sostanze diverse mescolate tra loro, miscele dagli effetti sconosciuti...).
A proposito di come viene realizzato il rapporto dell'ISPRA, bisogna anche dire che non tutte le Regioni, ahimè, forniscono i monitoraggi delle loro acque (ad esempio Liguria e Calabria non li hanno forniti per questo rapporto 2013...), mentre sono insufficienti per essere esaminati i monitoraggi inviati da Campania, Sardegna, Basilicata, Lazio e Molise: anzi, solo le regioni della pianura padano-veneta mandano regolarmente e in abbondanza i loro rilevamenti, a dispetto di tutte le altre Regioni. Che, purtroppo, non sono perseguibili se non mandano questi dati: e qui c'è una grave colpa del legislatore se c'è un buco normativo del genere.
In teoria questo rapporto servirebbe per intervenire in caso di inquinamento: effettivamente, in alcuni casi di grave inquinamento sono state poste in opera delle azioni che hanno risanato gli ambienti, ma c'è purtroppo da dire che (anche in questo campo) il confronto con l'Europa ci fa regredire di posizione, visto che a livello europeo le sostanze vietate sono molte di più (e quelle fuorilegge in Italia lo sono non per scelta nazionale ma perchè sono state revocate a livello europeo...). Anche qui devo citare la nostra cara e bellissima Costituzione, che all'art. 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Anche qui, purtroppo, il nostro Paese si rivela come la solita "non" democrazia o democrazia incompiuta...
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