sabato 18 gennaio 2014
In queste ultime settimane ho trovato su varie riviste e giornali appelli per spingere la gente a leggere. Umberto Galimberti sull'inserto D del quotidiano la Repubblica del 14 dicembre 2013 ha scritto che “i ragazzi che leggono vivono tante vite”, e che “grazie ai libri, hanno semplicemente offerto alla loro mente e al loro cuore tanti percorsi che, senza libri, non avrebbero conosciuto, e così hanno evitato l'afasia del linguaggio, l'atrofia dei sentimenti, la povertà della fantasia che, anche quando è appena abbozzata, contiene quasi sempre un progetto di vita”. Ha ragione Galimberti quando dice che la scuola deve impegnarsi a far leggere ai ragazzi, oltre ai libri scolastici, tanti altri libri, perchè è impensabile che in un classe di liceo di 24 studenti solo 4 ne leggano...
Un lettore sul quotidiano la Repubblica alcuni giorni prima di Natale aveva esortato la gente a regalare libri a Natale, ricordando quanto disse Marguerite Yourcenar (scrittrice francese morta nel 1987), ovvero che “istituire biblioteche e librerie è come edificare granai pubblici, ammassare riserve contro un imminente inverno dello spirito”.
Adriano Prosperi sempre sul quotidiano la Repubblica (ma del 16 dicembre 2013) ricorda l'aforisma di Heine: “Dove si bruciano libri si finisce col bruciare uomini”, riferito a fatti storici in cui si bruciavano i libri, ricordando anche quanto disse Lessing nel 1933: “Un libro una volta stampato appartiene al mondo intero per tutta la durata dei tempi: nessuno ha il diritto di distruggerlo”. Bella, ahimè, la dichiarazione dello stesso Prosperi: “In Italia i roghi di libri si fanno senza fiamme”, riferito allo svuotamento in atto di alcune biblioteche in giro per il Paese (ad esempio quella della Sapienza di Pisa e quella della Estense a Modena). Strano (oppure no...) che ciò avvenga nel paese, il nostro, che ha inventato la biblioteca pubblica ai tempi del Rinascimento. E invece qui succede che si mettono ladri alla direzione di antiche biblioteche, che queste si privatizzino, si delocalizzino, le si fanno morire di morte lenta, e questo per mancanza di personale, di soldi e di spazi. Dice Prosperi: “Senza libri, senza biblioteche pubbliche, non c'è cultura che tenga. Un paese civile non può restare impiccato alla televisione”. Ma la deriva televisiva e culturale degli ultimi 20-30 è ormai sotto gli occhi di tutti, purtroppo...
E ancora Umberto Galimberti, sull'inserto D del quotidiano la Repubblica dell'11 gennaio 2014, ritorna sull'argomento dicendo che per salvare la cultura dobbiamo iniziare a studiare di più, e che i libri che restano invenduto nei magazzini e le opere d'arte che rimangono negli scantinati sono la misura del livello culturale del nostro Paese. Secondo Galimberti, l'unico correttivo per invertire la tendenza sarebbe la diffusione di una cultura di massa che, incominciando dalla scuola, faccia della competenza dei lettori e dei frequentatori di mostre il criteriod ecisivo per selezionare ciò che vale e ciò che non vale. Ma finchè in Italia sono considerati forti lettori quelli che leggono 4 libri all'anno (la piccolissima parte, tra l'altro) e finchè per l'educazione artistica è prevista una sola ora alla settimana nei licei, è chiaro che, con un livello culturale così basso, a regolare il successo di un libro e do un'opera d'arte è solo il mercato, artificialmente drogato dai media e dalla pubblicità. Dice Galimberti: “Quando sento dire che, per risollevare l'economia, dovremmo investire sul nostro patrimonio artistico che è il più ricco del mondo, penso che non ci sia alcuna possibilità se prima non si investe sull'istruzione, in grado di creare una sensibilità di massa per cultura ed arte”.
Sono sempre più convinto che qui ci vuole un Piano Marshall per la cultura del nostro Paese: fare investimenti miliardari su scuola, ambiente, patrimonio artistico, cultura, e qui i relativi Ministeri devono fare il loro compito. E i futuri governi dovranno trovare questi miliardi in qualsiasi maniera: solo così potremo avere una società migliore.
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