sabato 18 gennaio 2014
In queste ultime settimane ho trovato due interessanti lettere di lettori pubblicate sul quotidiano la Repubblica dedicate all'insegnamento del diritto nella scuola, lettere che voglio pubblicare integralmente perchè le condivido appieno. Eccole.
Prima lettera. “Nella mia attività di insegnante di diritto ed economia cerco di trasmettere ai miei studenti il senso e la bellezza di parole come diritti, dignità, uguaglianza (intesa come opportunità); mi accorgo che, nonostante le difficoltà, una traccia resta. Ma sta andando a regime la riforma Gelmini e dal settembre prossimo le ore di insegnamento del diritto e dell'economia (e lo spread?) saranno ormai ridotte al lumicino in tutti i corsi di studio. Sconcerta pensare che le attuali classi quinte dell'Iti, degli istituti agrari, alberghieri, artistici e per geometri sono le ultime ad avere il diritto nel loro percorso scolastico. Il diritto è una materia su cui la cosiddetta riforma si è accanita in modo particolare. Il perchè è ormai fin troppo chiaro! D'altra parte si approvavano i condono edilizi tombali e si cancellava il diritto dal triennio... dei geometri. Invece l'apporcio al diritto è fondamentale per formare persone per bene e cittadini consapevoli, così come lampante è il legame fra il diritto e l'economia perchè 'la corruzione è il male dell'ecnomia' (è il Pontefice a ricordarlo). Dove si acquisisce il senso civico se non fra i banchi di scuola? È proprio vero che un paese è la scuola che ha!”.
Seconda lettera. “La riduzione delle ore di insegnamento di diritto avrà sempre più pesanti ricadute sul livello di coscienza civile di giovani e no. Rivendicare un diritto apparirà la richiesta di un privilegio, ottemperare a un dovere verrà inteso come soggezione a una vessazione. In questi giorni di 'forconi' per strada, appare chiaro come la rivendicazione di diritti pur legittimi sia nascosta da un vociare confuso. Si sta perdendo il senso del vivere comune, quel senso che lo studio del diritto riuscirebbe a indicare”.
Io fortunatamente, avendo fatto la scuola per geometri ormai 20 anni fa, ho studiato diritto ed economia (assieme all'estimo). E sono d'accordo con le due lettere di cui sopra: io sarei dell'idea di rendere obbligatoria la materia di diritto ed economia in tutte le scuole, di ogni ordine e grado. Conoscere i diritti della persona, il rispetto delle leggi, la materia del lavoro, l'architettura dello Stato, le differenze tra governo e Parlamento, legge elettorale, economia, spred, inflazione e deflazione, sapere almeno il significato di queste cose aiuterebbe un popolo a creare una società migliore, a comportarsi in maniera diversa al momento di esprimere il proprio voto alle elezioni, a combattere l'evasione e la corruzione. Questo era ed è il senso dell'educazione civica, altra materia bistrattata. Ha ragione il lettore quando dice che un Paese è la scuola che ha!
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