Finalmente, dopo oltre 20 anni dal disastroso incidente nucleare di Cernobyl del 26 aprile 1986 che aveva creato una catastrofe atomica senza precendeti, il famigerato blocco energetico 4 della centrale verrà completamente ricoperto da un gigantesco sarcofago impenetrabile di metallo. Sono passati oltre 20 anni di diatribe, di incontri e scontri per risolvere il "problema Cernobyl", e chi se ne è occupato in questi 20 anni non è stata la Russia ma l'Europa (che ora ha trovato l'accordo). Ora ci vorranno altri 5 anni per compiere l'opera di contenimento e di recupero e per smantellare il vecchio reattore che contiene ancora il 95% del materiale nucleare originale (!!!). Tale progetto costerà circa 1,4 miliardi di dollari e sarà finanziato dalla "Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo" con un fondo perduto di 368 milioni. Il contratto è stato firmato dall'ente pubblico ucraino "Centrale Atomica di Cernobyl" (in ucraino "Cernobylscaja Atomnja Elekrostanzia") ed il consorzio francese "Novarka", il tutto sotto gli occhi soddisfatti del Capo di Stato ucraino Viktor Yushenko che continua a far notare come il merito dell'accordo vada all'Europa Occidentale e non alla Russia, rimasta inerme: per il presidente ucraino questo è, in vista delle prossime elezioni anticipate del 30 settembre, un bel biglietto da visita nei confronti del rivale (filorusso...) Victor Yanukovich. Durante la conferenza stampa di annuncio dell'accordo, il presidente ucraino ha anche riportato la notizia che lo stesso ente "Centrale Atomica di Cernobyl" ha deciso la costruzione (in via autonoma) e la messa in esercizio di una fabbrica per la delicatissima trasformazione delle scorie radioattive liquide: la fabbrica sarà realizzata in "via autonoma" in quanto, per non essere stati rispettati i tempi previsti, ha sciolto il contratto con il consorzio per la costruzione della fabbrica di cui facevano parte la società Belgatom (Belgio), l'Ansaldo (Italia) e la Sgn (Francia).
Nel frattempo, ritorna in auge il discorso del nucleare per l'Europa e soprattutto per l'Italia, in vista soprattutto della ricerca internazionale sul nucleare di nuova generazione: se ne è parlato nel corso della GNEP, la Global Nuclear Energy Partnership, che si è tenuta in questi giorni a Vienna. L'Italia, assime ad Inghilterra, Germania ed Olanda è stata invitata all'assemblea per la prima volta come "osservatore" in seguito agli incontri bilaterali avvenuti alcuni mesi fa tra il Ministro della Sviluppo Economico Pierluigi Bersani e i rispettivi ministri statunitense, francese, giapponese e russo. In pratica, non è un ritorno al nucleare ma si sta cercando di capire partecipando alle ricerche sulle centrali nucleari del futuro, per fare in modo che siano sempre più sicure (o meno pericolose, dipende dal punto di vista...). Alcuni dubbi, molto condivisibili tra l'altro, sono stati sollevati dal Ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e dal Presidente del Consiglio Romano Prodi: il primo afferma che "Considerando i costi di costruzione delle centrali, quelli di gestione e poi di decomissioning, l'energia prodotta con il nucleare costa molto più di quella ottenuta dalle fonti rinnovabili", mentre il secondo ha affermato "Non sono favorevole al nucleare oggi, per due aspetti: la sicurezza e lo smaltimento dei rifiuti. Per questo mi sembra ancora problematico ma ho voluto che si riprendesse la ricerca". Ricordo che nel 1987 gli italiani al referendum risposero uniti "NO AL NUCLEARE": credo che quella percentuale non sia cambiata così tanto nel tempo, e ne hanno di buone ragioni per pensarlo...
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