mercoledì 31 ottobre 2007
E' il titolo di un interessante articolo di Francesco Erbani apparso sul quotidiano La Repubblica di giovedì 25 ottobre 2007. Proprio in quello stesso giorno si è tenuto a Roma un convegno organizzato dalla Provincia di Roma e dal "Comitato per la Bellezza", che ha come tema principale la quantità sempre maggiore di suolo libero che ogni anno in Italia viene edificato: 240.000 ettari all'anno, quindi 3.000.000 di ettari di suolo libero da costruzioni che l'Italia ha perso tra il 1990 e il 2005!!! Secondo i dati ISTAT, si costruisce tanto ma soprattutto abitazioni private, costose ed in zone pregiate: in questo modo non si soddisfa il bisogno crescente di abitazioni e quindi si continua ad aggredire il paesaggio, rubando terreni all'agricoltura, a boschi e foreste. Fino a pochi anni fa il fenomeno interessava principalmente le coste, ora si è spostanto anche nelle zone interne. Si è constatato che è la Liguria la regione italiana che ha perso più terreni liberi: ben il 45% del suo territorio libero!!! Seguono la Calabria (26%), l'Emilia-Romagna e la Sicilia (22%), la Sardegna (21%) ed il Lazio (19%). La media nazionale è del 17% e non è poco, se poi a questo aggiungiamo anche le costruzioni abusive (non conteggiate dall'ISTAT), beh allora dobbiamo aggiungere almeno un altro 10%!! Il convegno è stato organizzato per trovare alcune soluzioni per frenare questo fenomeno: una delle vie indicate è quella di una legge che proponga un limite al consumo del suolo in ogni comune italiano, come già accade in molti paesi europei (lo conferma anche l'urbanista Vezio De Lucia che a tal proposito ha scritto il libro intitolato "No sprawl"): in Germania, infatti, dal 1998 è in vigore una legge che ha fissato in 30 ettari al giorno (quindi poco meno di 11.000 ettari all'anno) la quota di terreno nazionale libero che può essere edificato, ovvero 1/4 di quanto succedette fino a quella data (prima i terreni aggrediti erano 44.000 ettari l'anno, comunque sempre 1/6 di quelli italiani...); la legge fu voluta dall'allora Ministro dell'Ambiente Angela Merkel (ora premier). Quindi la situazione italiana è senza ombra di dubbio tra le peggiori! In Inghilterra vi è una tradizione ancora più antica: si è stabilito che per almeno il 70% le nuove costruzioni devono sorgere riciclando aree urbane esistenti, per esempio ex stabilimenti industriali. Per questo Londra è riuscita a soddisfare un incremento di 1.000.000 di persone in 10 anni senza togliere un metro quadro alla campagna circostante! Come sempre questo in Italia non succede: basta guardare i centri storici disabitati di nostre molte città... Dobbiamo dire che le colpe sono riscontrabili sia nelle Regioni in sede di approvazione di P.R.G., che tendono ad approvare sempre maggiori (sia numericamente che in termini di superfici) cambi d'uso di terreno da agricolo a residenziale-commerciale-industriale, sia nei Comuni che, per fare cassa, tendono a rilasciare Permessi di Costruire (le vecchie Concessioni) a go-go per nuove edificazioni piuttosto che per ristrutturazioni e/o recuperi edilizi (si raccolgono infatti molti più oneri dalle nuove edificazioni...). Per non parlare di come è stato deturpato il paesaggio della Valpadana con le centinaia di migliaia di capannoni, molti dei quali costruiti e mai utilizzati... Per la salvaguardia del nostro territorio è nato "SALVIAMO L'ITALIA", un appello promosso dalla Rete Toscana dei Comitati per la Difesa del Territorio coordinata da Alberto Asor Rosa: ad esso hanno adertito molti scrittori (come Andrea Camilleri), urbanisti (come Edoardo Salzano e Vezio De Lucia), architetti (come Vieri Quilici), storici, storici dell'arte, geografi, esponenti dell'ambientalismo e dei comitati. Nell'appello si scrive che il paesaggio italiano è stato deturpato da una legislazione troppo permissiva e dalle carenze e debolezze delle strutture di controllo dello Stato, ma soprattutto dagli orientamenti espressi dal ceto politico. Per questo bisogna organizzare una rete di controllo che parta dal basso, per fermare questo scempio del territorio.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento