venerdì 16 novembre 2007
Questo è il titolo di un articolo scritto da Francesco Rutelli e pubblicato ieri dal quotidiano La Repubblica. Il ministro Rutelli ha partecipato recentemente all'Assemblea del Fondo per l'Ambiente Italiano, ove più di qualcuno presente in sala gli ha chiesto se la colpa dei guasti al paesaggio italiano sia dei geometri. A tale domanda il ministro ha risposto in maniera non sempre adeguata, alternando affermazioni giuste e condivisibili ad altre per la verità un pò di... convenienza. Infatti, ha ragione quando sostiene che la colpa è un pò di tutti, dai Sindaci alle Commissioni Edilizie dei Comuni, alle Regioni e ai loro mancati piani paesistici, ai legislatori degli ultimi 50 anni, alla committenza pubblica e privata quasi sempre assente nelle strategie. Ha ragione anche quando dice che ci troviamo di fronte ad un fallimento generale in tema di protezione del paesaggio italiano e che per combattere questo male si devono sconfiggere tre mali che sono la forte e costante crescita dei valori immobiliari negli ultimi anni (che rende remunerativo qualsiasi intervento edificatorio in ogni angolo del paese), la confusione dei poteri e la mancanza di programmazione delle trasformazioni del terriotorio nonchè la cattiva qualità delle progettazioni. Dopo questa bella premessa il ministro nel suo articolo afferma: "E' evidente che i geometri italiani sono una categoria piena di sobrie e serie qualificazioni tecniche (io per primo le ho apprezzate, in molti campi, nella esperienza di Sindaco di Roma), ma nessuno potrà negare che moltissime costruzioni mono-bi-trifamiliari realizzate in ogni parte d'Italia dagli anni '60 (spesso con poca attenzione a tipologie storicizzate e alla scelta dei materiali) e centinaia di migliaia di pratiche di condono edilizio portino anche quelle firme". Facendo io parte della categoria citata (sono iscritto all'Albo dei Geometri della Provincia di Verona) non posso non commentare questa affermazione e soprattutto non posso condividerla: diciamo pure come stanno le cose, i geometri non approvano i loro progetti, ma i loro progetti sono sottoposti a Commissione Edilizia per essere giudicati se sono in contrasto con normative locali, regionali o statali. Se fossero in contrasto non verrebbero approvati: se lo fossero significa che esiste una corruzione generale. Dunque, se dal 1960 ad oggi sono state costruite migliaia di mono-bi-trifamiliari è perchè i Piani Regolatori Generali prima e i Piani Attuativi Territoriali ora lo prevedono: prevedono lotti assemblabili con costruzioni assemblabili. P.R.G. e P.A.T. non vengono redatti, stesi, analizzati, approvati e pubblicati dai geometri!!! Stesso discorso vale per i condoni edilizi: cosa avrebbe dovuto dire un geometra al proprio cliente che gli chiede di eseguire la sua pratica di condono edilizio? "No, guarda, non posso perchè il tuo abuso non rispetta certi parametri paesaggistici". Ma per piacere! Condanniamo piuttosto chi ha avuto la brillante idea dei famigerati condoni edilizi (1985, 1994 e l'ultimo del 2006 in era Berlusconi...): io per primo sono sempre stato disgustato dal "condono edilizio", tuttavia nulla mi vieta di sanare un abuso. Se poi questo abuso comporta danni paesistici e ambientali, toccherebbe al Comune respingerlo, rifiutando il condono e restituendo al cliente le somme già pagate anticipatamente. Purtroppo non è quasi mai successo perchè i i soldi hanno accecato anche i Comuni, e continuano a farlo: basti pensare alle migliaia di euro che raccolgono da interventi edilizi di mono-bi-trifamiliari o da costruzioni industriali. Succedono cose che lasciano attonite, ad esempio perequazioni edilizie che fanno pagare ai clienti somme elevatissime di denaro oppure piani edilizi per l'insediamento di migliaia di nuovi abitanti in città che hanno al massimo 10-20 mila persone e che così ricevono contributi a dismisura. Purtroppo abusivismo, corruzione, tangenti, leggi urbanistiche confusionarie (e soprattutto troppo interpretabili) hanno consentito di deturpare il nostro territorio e lo stanno permettendo tuttora. Rutelli proprone di riformare il "Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio" per rendere obbligatoria la co-pianificazione tra lo Stato (che ha il potere esclusivo della tutela del paesaggio) e le Regioni (che dovrebbero elaborare i piani), nonchè inasprire le sanzioni per i danni al paesaggio (a proposito da 6 mesi giace in Parlamento un ddl...) e chiudere in maniera definituva ai condoni edilizi. Innovazioni che meritano attenzione, ma non vorrei andassero solo ad infoltire il già vasto campo della legislazione esistente: le leggi già ci sono, purtroppo non vengono rispettate e soprattutto nessuno controlla che siano rispettate. Il fatto che molti Comuni italiani stanno ora rinunciando alla Commissione Edilizia Comunale (le pratiche vengono analizzate ed approvate da un solo singolo tecnico... bah) mi dice che la situazione non cambierà...
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1 commento:
Concordo con il tuo finale
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