mercoledì 19 marzo 2008

ITALIA: case raddoppiate dal 2000 ad oggi...

La campagna elettorale per le politiche del prossimo 13-14 aprile 2008 è in pieno svolgimento e, a proposito di case, ogni schieramento sta dando cifre sempre più grandi sul numero di case di costruire per fronteggiare l’esigenza dei giovani e delle famiglie: 500.000, 800.000, un milione di case, olè! Tuttavia mi sorge il dubbio che la volontà di far nuove case non dipenda dall’esigenza effettiva della popolazione, ma da qualcos’altro…
Proprio in questi giorni è uscito un rapporto del CRESME che, sulla base dei modelli ISTAT che vengono compilati dai tecnici per le pratiche edilizie, sta smentendo quanto si sta affermando in campagna elettorale: dal 2000 le case nuove in Italia sono aumentate di ben l’88%!!! Ma, mi sembra, che la popolazione italiana non sia aumentata dell’88% nello stesso lasso di tempo… Nel 2000 si sono costruite in Italia 159.000 nuove case, nel 2007 sono state ben 298.000 (più di quante ne furono denunciate nel 1985 in occasione del famigerato condono edilizio di Craxi, quando furono 290.000): considerando anche gli ampliamenti, nel 2007 il numero di nuove case aumenta nel 2007 a 336.000! Alcuni dati: nel 2007 si sono costruiti in Italia 134.263.706 mc di abitazioni, di cui 34.386.833 nel Nord-Ovest (+22.6% rispetto al 2004), 37.760.792 nel Nord-Est (+19.1%), 21.536.226 al Centro (+36.5%), 27.958.168 al Sud (+22.2%) e 12.621.688 nelle Isole (+28.8%). Le prime cinque province per mc costruiti nel 2007 sono state Milano con 7.292.405 mc, Roma con 7.032.486, Brescia con 4.075.359, Bari con 4.047.707 e Torino con 3.960.624, che assieme rappresentano il 19.7% dei mc costruiti in tutta Italia! E stiamo parlando solamente di abitazioni: se vi aggiungiamo anche gli edifici non residenziali come i capannoni, i negozi e i centri commerciali, allora il numero sale ulteriormente!
Ma come mai si costruisce così tanto? C’è tanta richiesta? Si potrebbe pensare di no, visto che la popolazione italiana è stabile da molti anni (salvo piccole variazioni): invece la richiesta c’è (anche se da sola non giustifica il forte aumento di case), solo che invece di recuperare gli edifici esistenti si preferisce costruirne di nuovi. Come mai? Semplice: dalle nuove costruzioni i Comuni intascano una enorme marea di denaro che deriva dagli oneri di urbanizzazione e dai costi di costruzione (nella prima fase) e dall’ICI (nella seconda fase), denaro che risolleva le casse comunali. Fra i Comuni con il maggior gettito pro-capite nel 2007 derivante da oneri ed ICI figurano Rimini (1° posto) con 478 euro pro-capite, poi Siena (469 euro), Roma (462 euro), Reggio Emilia (443 euro) e Catania (441 euro), mentre tra il 2005 e il 2007 tali gettiti sono aumentati di ben il 143% a Catania, del 94% a Lucca, del 57% a Cosenza, del 56% a Ragusa e del 54% a Crotone! Mediamente, di tutti questi introiti il 78% deriva dall’ICI e il restante 22% dai Permessi di Costruire (ex concessioni edilizie). Proprio per quanto riguarda i Permessi di Costruire, il forte aumento di nuove costruzioni dal 2000 al 2007 si giustifica col fatto che fino al 2000 gli incassi derivanti dalle ex concessioni edilizie (oneri di urbanizzazione e costo di costruzione) avevano un vincolo di destinazione, cioè dovevano essere utilizzati solo per investimenti comunali (come opere di urbanizzazione quali strade, marciapiedi, piazze, ecc…), mentre dal 2001 con l’entrata in vigore del “Testo Unico per l’Edilizia” tali gettiti di denaro possono essere utilizzati per coprire qualsiasi spesa comunale… Certo, i Comuni non sono da biasimare visto che il federalismo ha tagliato i fondi ai Comuni stessi che, per affrontare i propri problemi, devono far cassa in altra maniera.
Questo però comporta la ricerca continua di nuovi terreni ove realizzare nuove lottizzazioni e nuovi edifici (residenziali e non), strappandoli all’agricoltura e alle aree verdi circostanti le città: nel contempo, mentre le periferie si espandono, i centri storici si spopolano perché non si punta al recupero edilizio. Questo ha contraccolpi negativi sul nostro territorio, con diminuzione dei terreni agricoli e delle aree verdi, aumento del dissesto idrogeologico, aumento delle temperature cittadine, smog, ulteriore traffico: la soluzione sarebbe semplice, se solo si volessero recuperare quelle migliaia di fabbricati disabitati che si trovano nel centro delle città, bloccando così l’espansione in periferia e tutti i problemi che vi sono collegati. Ma così facendo i Comuni vedrebbero diminuire sensibilmente i propri introiti (visto che dalle ristrutturazioni e dai recuperi edilizi si incassano pochi oneri…) ma, come sempre, del nostro territorio non se ne preoccupa nessuno…

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