CARTESIO è morto avvelenato?
Facciamo un passo indietro e vediamo chi era Cartesio. Nato il 31 marzo 1596 a La Haye, il suo vero nome era Renè Descartes, noto anche con il nome latino Renatus Cartesius (da cui l'italiano Cartesio). Cartesio, ritenuto da molti il fondatore della filosofia moderna e padre della matematica moderna, è considerato uno dei più grandi e influenti pensatori nella storia dell'umanità: con il suo pensiero estese la concezione razionalistica e matematizzante della conoscenza (che era stata propugnata da Francesco Bacone, ma formulata e applicata effettivamente solo da Galileo Galilei) a ogni aspetto del sapere, dando vita a quello che oggi è conosciuto con il nome di razionalismo continentale, una posizione filosofica dominante in Europa tra il XVII ed il XVIII secolo. Si occupò dello studio della filosofia, della matematica, del linguaggio, addirittura di musica. Questo uno dei pensieri più importanti di Cartesio, estratto dal suo “Discorso sul metodo”: “Volendo seriamente ricercare la verità delle cose, non si deve scegliere una scienza particolare, infatti esse sono tutte connesse tra loro e dipendenti l'una dall'altra. Si deve piuttosto pensare soltanto ad aumentare il lume naturale della ragione, non per risolvere questa o quella difficoltà di scuola, ma perché in ogni circostanza della vita l'intelletto indichi alla volontà ciò che si debba scegliere; e ben presto ci si meraviglierà di aver fatto progressi di gran lunga maggiori di coloro che si interessano alle cose particolari e di aver ottenuto non soltanto le stesse cose da altri desiderate, ma anche più profonde di quanto essi stessi possano attendersi”. Cartesio morì a Stoccolma l'11 febbraio 1650, vittima della polmonite (le sue spoglie vennero portate in Francia e tumulate a Parigi nella chiesa di S.te Geneviève-du-Mont).
Ora però si sospetta che non sia morto di polmonite, ma sia stato ucciso avvelenato. A questa conclusione è arrivato Theodor Ebert, studioso all'Università di Erlangen, che ne parla nel libro intitolato “La misteriosa morte di Renè Descartes”: secondo lo studioso, l'assassino sarebbe stato Francois Vioguè, un padre agostiniano francese inviato dal papa Innocenzo X a Stoccolma come “missionario apostolico” per convertire al cattolicesimo la regina Cristina di Svezia (conversione che avvenne nel 1654). Questo frate sembra che odiasse Cartesio perché vedeva nell'insegnamento cartesiano un ideale illuminista anticlericale che avrebbe impedito la conversione al cattolicesimo della regina Cristina di Svezia. Per questo il padre agostiniano avvelenò Cartesio con un'ostia inzuppata d'arsenico: infatti lo studioso, in seguito ad una ricerca effettuata nell'archivio dell'Università olandese di Leiden, ha trovato una lettera del medico della regina Cristina (e medico personale anche di Cartesio) nella quale descriveva lo stato di salute di Cartesio all'ottavo giorno di malattia con sintomi di “perdurante singhiozzo, espettorazione di colore nero, respirazione irregolare”, tutti sintomi che non si addicono alla polmonite ma sono riconducibili proprio ad un avvelenamento da arsenico. Infatti, Cartesio cominciò ad avvertire dei malori subito dopo l'eucarestia presa durante una messa officiata da padre Vioguè nella piccola cappella dell'ambasciata francese a Stoccolma. Nel libro si rivela anche che Cartesio, prima di morire, chiese del vino con dentro del tabacco, un miscuglio che serviva a vomitare, segno quindi che sospettava di messere stato avvelenato...
Non sarebbe stato il primo (e neanche l'ultimo...) avvelenato o ucciso dalla Chiesa, basti ricordare quante persone scomode furono mandate nell'aldilà con l'arsenico da papa Alessandro VI e suo figlio Cesare Borgia, ed anche Urbano XIII sarebbe stato avvelenato con un'ostia all'arsenico. E non dimentichiamo che, particolare non di poco conto, l'ostilità della Chiesa cattolica nei confronti del pensiero cartesiano è comprovata dalla messa all'indice nel 1667 delle opere di Cartesio...
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