“MAPPARE” il dissesto idrogeologico italiano
Ora il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo sta cercando di mettere a punto un piano per combattere il rischio idrogeologico del nostro paese. Cosa prevede questo piano? Prevede l’utilizzo della tecnologia del laser scanning, tramite l’impiego di aerei in ricognizione a 6.000 metri di quota e mini elicotteri in volo a 300 metri di quota. In cosa consiste questo laser scanning? È la stessa tecnica utilizzata dai sommergibili e consiste nel lanciare un segnale dall’alto che rimbalza sul punto di destinazione e torna indietro fornendo, col suo tragitto, le informazioni sulla distanza dell’oggetto e sulla sua consistenza. Completata questa fase istruttoria, si utilizzeranno i droni, ovvero dei mini elicotteri del peso di 2 kg cadauno che saranno teleguidati in un raggio di 7 km e completeranno il rilievo dall’alto. Questo permetterà così di designare il profilo del terreno e le sue caratteristiche, individuandone movimenti franosi, terreni dissestati, discariche abusive e, soprattutto, le opere edilizie abusive (un po’ come succede ora con le aerofotogrammetrie con cui i Comuni individuano dall’alto le opere abusive nel loro territorio).
Si arriverà così alla creazione di vere e proprie mappe sul dissesto idrogeologico, assai utili per prevenire ed intervenire laddove ce ne sarà bisogno: il piano scatterà tra poche settimane e si comincerà con le regioni Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. La società che ha vinto l’appalto per questo intervento è la “VITROCISET” (appalto di 9,4 milioni di euro nato dalla collaborazione tra l’Unione Europea, il ministero dell’Ambiente ed il ministero degli Interni): il direttore della società, Lorenzo D’Onghia, intervistato in questi giorni da Antonio Cianciullo per il quotidiano la Repubblica, ha affermato che “Per la prima volta useremo la tecnologia del laser scanning per monitorare il territorio dall’alto, designando il profilo del terreno e le sue caratteristiche. In questo modo si costruirà, attraverso una serie di algoritmi, il modello digitale dell’area che permetterà di valutare il rischio idrogeologico”.
Quindi il progetto si articolerà così: gli aerei da una quota di 6.000 metri mapperanno il territorio, poi i carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) valuteranno queste mappe e decideranno su quali aree sarà più urgente intervenire, di conseguenza si utilizzeranno i droni (i mini elicotteri) che individueranno nel dettaglio ogni particolare (costruzioni, discariche, pendii, piantumazioni, ecc…), e qui si deciderà come operare (demolizione di edifici abusivi, chiusura di discariche abusive, rafforzamento di pendii, ecc…).
Il piano è in corso di preparazione e ci sta lavorando Claudio Pugliesi, geologo dell’ENEA, secondo il quale questo lavoro consentirà di individuare quelle situazioni a maggiore rischio che attualmente sono difficilmente individuabili con i mezzi a nostra disposizione.
Sicuramente un passo in avanti importante per combattere il rischio idrogeologico che colpisce buona parte del nostro paese: certo, presto si arriverà anche al problema cronico della mancanza di fondi, che sempre in minor quantità vengono elargiti dallo Stato al ministero dell’Ambiente. La Protezione Civile aveva recentemente calcolato che per mettere in sicurezza tutto il territorio italiano servirebbero 25 miliardi di euro. In un paese civile e in una società moderna dovrebbe essere un problema primario per lo Stato, almeno per garantire la sicurezza ai propri cittadini. Ed invece, è notizia di pochissimi giorni fa che il CIPE ha sbloccato i fondi per le grandi opere, e quindi ben 9 miliardi di euro per il Ponte di Messina ed alcune strade, ma tra le grandi opere non risulta la messa in sicurezza del territorio. Intanto, è notizia di stamattina dell'ennesima frana, questa volta sull'isola di Ischia, con almeno un morto. Non aggiungo altro…
Nessun commento:
Posta un commento