lunedì 9 novembre 2009

ATENE: al Partenone si giocava a dadi?

Sembrerebbe di sì: è una scoperta dell’archeologa Eleni Karakitsou, la quale durante i lavori di conservazione e restauro del Partenone (il grandissimo tempio di Atene dedicato alla dea Atena, protettrice della città) ha rinvenuto sulle scalinate e sul pavimento del tempio circa 50 tavolieri (anche se si pensa fossero molti di più) sui quali sarebbero stati svolti dei giochi.
Facciamo un passo indietro. Il Partenone venne costruito su un precedente tempio sulla collina dell’Acropoli che sovrasta la capitale greca, ma subito dopo fu distrutto (480 a.C.) dai persiani. Il nome Partenone deriva da parthènos (che significa vergine), in onore della dea Atena: i lavori iniziarono nel 448 a.C. e furono terminati nel 432 a.C., ad opera degli architetti Ictino e Callicrate e dello scultore Fidia. Fu costruito interamente in marmo pentelico (marmo bianco estratto dall’omonimo monte greco): misura ml 69.00x30.87 e si tratta di un tempio dorico periptero (o perittero: detto di edificio cinto da un ordine di colonne distanti dal muro della cella), con 8 colonne sulla fronte e 17 sui lati. Per quanto riguarda le sue sculture, sulla facciata est (la principale) era rappresentata la nascita di Atena, mentre su quella ovest era rappresentata la contesa tra Atena e Positone per dare il nome alla città (la spuntò Atena…). Le metope (ovvero ciascuno degli spazi racchiusi tra un triglifo e l’altro, al di sopra del colonnato, dove il triglifo è una tavoletta sporgente quadrangolare di pietra o di terracotta) erano 92, mentre un fregio continuo si svolgeva sull’alto del muro esterno della cella e rappresentava la processione delle grandi Panatenaiche, processione con la quale si portava al tempio un nuovo peplo (abito femminile) per la divinità. Purtroppo non è mai stata trovata la mitica statua di Atena (vedi immagine), posta all’interno del tempio e della quale si hanno solo notizie letterarie, famosa per essere una gigantesca statua criselefantina (cioè in oro e avorio). Comunque, se vi incuriosice la mitologia greca andate sull'informatissimo sito http://www.miti3000.it.
Era doveroso dare alcuni cenni storici sul tempio, ma ora torniamo alla scoperta dei giorni nostri. Dicevamo dei tavolieri rinvenuti sul pavimento del tempio. La scoperta ha portato alla memoria una famosissima immagine di Achille e Aiace (che appare su molti vasi greci) che giocano a dadi sotto le mura di Troia: infatti, i greci antichi attribuivano l’invenzione dei dadi e dei giochi all’eroe omerico Palamede, il quale passava così il suo tempo libero a Troia. Secondo Sofocle, Palamede inventò anche un gioco che oggi in Grecia si chiama Tavli (simile al nostro Backgammon), anche se tavolieri simili sono stati trovati in Mesopotamia risalenti addirittura al III° millennio a.C.!! Sempre sul Partenone è stato rinvenuto anche un altro gioco greco, il Diagrammismos, ovvero il Pentagramma, una specie di scacchi con 16 pezzi (disposti su due file) per ciascuno dei due partecipanti. È stato rinvenuto infine un altro gioco, il Triliza (o Enneada) dove i giocatori, usando delle biglie, dovevano riunire gli angoli di tre quadranti concentrici (un gioco simile è stato trovato anche sul pavimento della Chiesa di San Paolo Fuori le Mura a Roma).
Tuttavia, bisogna considerare che il Partenone non era nato come tempio da gioco, ma come posto ove venerare la divinità Atena: solo quando il Partenone non ebbe più questa funzione, furono incisi i tavolieri sul suo pavimento. Ci sono parecchi dubbi sulla data in cui il Partenone perse la sua funzione di tempio per la venerazione, ma successe sicuramente dopo il I° secolo d.C. perché Plutarco (vissuto tra il 46 e il 127 d.C.) narra che il pavimento del Partenone era ancora pulito, anche se comunque vi si giocava già all’aperto, sulla spianata, così come accadeva in altri monumenti dell’Acropoli di Atene, come nei tempi di Efesto ed Eleusi. La maggior parte dei tavolieri è stata rinvenuta nella parte meridionale ed occidentale del tempio, ovvero quella più riparata dalle intemperie, a testimonianza di come gli antichi greci passassero qui molte ore dedicandosi ai giochi.
Una scoperta molto importante, che fa ancora più chiarezza sulla vita quotidiana degli antichi greci e che ci fa capire che, forse, molti nostri giochi attuali derivano proprio da quella fiorente civiltà.

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