EMILIA: nasce il “TECNOPOLO” d’Italia!
In cosa consiste il progetto? Un progetto che mette in rete 53 laboratori industriali sparsi su tutto il territorio regionale per creare un sistema che coinvolge anche le 4 università regionali, il Politecnico di Milano, il CNR, l’ENEA e gli Istituti Ortopedici Rizzoli. In questi laboratori si condurranno studi, si effettueranno ricerche ma si produrrà anche, sperimentando nuovi prodotti e rilanciando attività finora abbandonate o in difficoltà.
Queste le 10 “città della scienza”:
Bologna: ci si occuperà di ambiente, micro & nanotech, medicina rigenerativa, nuovi materiali, ICT multimedia, design, costruzioni, energia e automazione;
Ferrara: ci si occuperà di acque e suolo, biotecnologie, acustica e vibrazioni e beni culturali;
Ravenna: ci si occuperà di nautica, energia e restauro;
Rimini: ci si occuperà di tecnologie per la moda e life cycle tecnology (applicazioni sull’ambiente);
Forlì-Cesena: ci si occuperà di avionica (applicazioni sulla meccanica), agroalimentare e infomobilità (applicazioni sulla meccanica);
Faenza: ci si occuperà di nuovi materiali;
Modena: ci si occuperà di meccanica, nuovi materiali e medicina rigenerativa;
Reggio Emilia: ci si occuperà di meccatronica, eco-building (applicazioni sulle costruzioni) e agroalimentare;
Parma: ci si occuperà di agroalimentare, farmaceutica e tracciabilità;
Piacenza: ci si occuperà di robotica ed energia.
Praticamente un tecnopolo per ognuna delle 10 province dell’Emilia Romagna.
Il perno sarà naturalmente in tecnopolo di Bologna, che sorgerà nella ex Manifattura Tabacchi di via Stalingrado, ora abbandonata: 100.000 mq di superficie che ora verrà recuperata e diventerà un centro d’eccellenza. Negli altri poli si stanno già avviando studi davvero innovativi in svariati settori: all’Istituto Rizzoli di Bologna si stanno costruendo i prototipi di nuovi tessuti ossei per creare le protesi del futuro, ovvero quelle organiche; al centro Stamina di Ferrara 80 giovani stanno studiando le cellule staminali per le loro applicazioni in cardiologia, ematologia, cartilagine del ginocchio e mandibola; al CNR di Bologna si sta lavorando in materia di energia per la creazione di transistor con materiali organici anziché silicio con ottime applicazioni future sui pannelli fotovoltaici e sulle lampadine; a Parma nell’industria del packaging si stanno studiando ed utilizzando biomateriali per aumentare la sicurezza ed evitare la tossicità degli imballaggi; a Modena nel centro di ingegneria meccanica Intermech si utilizzano le nanotecnologie per produrre pistoni senza attrito che riducano il dispendio di energia degli attuali macchinari.
Insomma, un progetto davvero interessante ed innovativo, unico in Italia e con pochi precedenti nel mondo, anche perché ha già portato all’impiego di 300 ricercatori nei laboratori (oltre ai 600 universitari) e 1200 ricercatori nelle aziende (di questi, 800 da precari si sono trasformati in posti fissi). Si sta quindi inaugurando la nuova industria, l’industria del domani, quella che ha cominciato oggi con i giovani ricercatori, che porta ad un notevole salto occupazionale, che porta un esempio di soluzione alla grave crisi economica mondiale, che punta sulle nuove tecnologie e sul rispetto del nostro pianeta. Complimenti al progetto!
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