martedì 22 marzo 2011

I cacciatori di PIANTE GRASSE

Su "La Repubblica delle Donne" (inserto del quotidiano la Repubblica) di sabato 19 marzo 2011 ho trovato un articolo di Giuliana Zoppis (nella sua rubrica "Spie eco") nel quale parla di un incontro con i signori Giovanna Anceschi e Alberto Magli, coppia nella vita e nel lavoro, che sono grandissimi appassionati di PIANTE GRASSE. L'articolo lo trovo interessante (e per questo ne parlo) vista la mia grande passione per il giardinaggio e, in particolar modo, per le piante grasse: io abito nella pianura veronese e le mie piante grasse sono coltivate in vaso a causa del freddo invernale, ma non immaginate quanto mi piacerebbe potessero crescere liberamente in piena terra (anche perchè hanno raggiunto una tale grandezza e un tale pese che spostare i vasi richiede un notevole sforzo)... Sono molti gli appassionati di piante grasse in Italia e lo dimostrano i numerosi siti presenti sul web: http://www.pungilandia.com, http://www.mondospinoso.it, http://www.cactusedintorni.com, http://www.solospine.it e molti altri, ma quello che sperimentano i due coniugi sopraccitati è molto diverso.
Secondo questi due coniugi ci sono tre modi per salvare le piante a rischio d'estinzione:
  1. portarle lontano dai luoghi d'origine, dove sono in pericolo, coltivandole quindi in serre e laboratori protetti;
  2. lasciarle vivere nel loro habitat, senza interferire con questo;
  3. creare nel loro habitat delle zone speciali protette (come parchi, riserve o monumenti naturali).

Dal 2005 loro si dedicano agli ultimi due metodi: hanno attraversato buona parte dell'America Latina (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay ed Uruguay) raccogliendo un vasto archivio fotografico, che alla fine si è tramutato nella voglia di mettere a disposizione di tutti immagini, ricerche e riflessioni sulle piante spinose creando un loro sito che è http://www.cactusinhabitat.org.
Dall'intervista si evnice che entrambi non sono botanici, ma autodidatti arrivati ad essere molto competenti in materia dopo aver fatto molta pratica sul campo e molti confronti. Sono arrivaati alla conclusione che le piante in habitat non si toccano: non si prelevano esemplari, neppure in parte, le loro osservazioni sono fatte su piante in loco mentre la documentazione è fatto solo di fotografie e materiale cartaceo (appunti e schizzi).
Un lavoro assolutamente molto importante e prezioso: molte specie sono a rischio soprattutto per l'impatto dell'attività umana sull'ambiente (con costruzioni, dighe, strade, ecc...) oltre che per la deforestazione per lasciare spazio ai terreni agricoli e ai pascoli; senza tralasciare la raccolta illegale di specie rare da parte di collezionisti senza scrupoli.
Quindi complimenti al loro lavoro: potrà rivelarsi molto utile per il mondo della botanica per la difesa delle piante in via d'estinzione.

Nessun commento: