giovedì 17 marzo 2011

Ministero dei Beni Culturali allo sbando...

In questi giorni ho cominciato a pubblicare i vari articoli della Costituzione Italiana, perchè tutti insieme dobbiamo diffondere e far conoscere la Costituzione a chi (purtroppo) ancora non la conosce (nella speranza che al più presto il Ministero della Pubblica Istruzione decida di farne, assieme all'educazione civica, una materia di insegnamento scolastico in tutte le scuole di ogni ordine e grado). Tra i principi fondamentali della Costituzione, l'art. 9 recita: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Ecco: il contrario di quello che negli ultimi anni sta facendo il governo Berlusconi. I tagli smisurati ai Ministeri dei Beni Culturali, della Pubblica Istruzione e dell'Ambiente vanno pertanto in contrasto rispetto a quanto previsto dalla Costituzione: i tagli (dicono al governo) servono per affrontare la crisi economica e l'enorme debito pubblico. I soldi però si continuano a trovare per il Parlamento (circa un miliardo di euro all'anno), per le centrali nucleari, per le Province, oltre che continuare ad assecondare un'evasione fiscale da record e a lasciare impuniti (e anzi a favorire) il taroccamento degli appalti pubblici sottraendo soldi dalle casse statali.
Pochi giorni fa il ministro Sandro Bondi ha lasciato la direzione del Ministero dei Beni Culturali (http://www.beniculturali.it), un pò in seguito ai crolli di Pompei un pò per i continui tagli dei fondi al suo ministero. Sono notizia di questa settimana anche le dimissioni di Andrea Carandini (archeologo) dalla Presidenza del Consiglio Superiore dei Beni Culturali. Testuali parole di Carandini dopo le sue dimissioni: "Nella politica italiana hanno vinto i nemici della cultura e dei beni culturali tutelati dallo Stato. Non potendo abolire il Minsitero, hanno deciso di ammazzarlo con un progressivo svuotamento di uomini e mezzi. Ci stiamo allontanando dalla patria, anche quella visibile fatta di paesaggio ed arte. Rischiamo di perderla, e non sono passate neppure cinque generazioni dalla fondazione dello Stato". Uno sfogo amaro che fotografa alla perfezione lo stato disastroso in cui versa il ministero: ministero che nel marzo 2009 poteva contare su 155 milioni di euro (cifra già allarmante per affrontare il mantenimento dell'enorme patrimonio storico-culturale del Paese), per il 2011 lo stanziamento è già sceso a 102 milioni di euro, mentre negli ultimi 6 anni i finanziamenti sono stati tagliati di ben il 70%!! Ancora Carandini: "Bondi è stato colpito, prima ancora che dall'opposizione, dal governo e dallo stesso partito di cui è coordinatore nazionale. Non ha una personalità forte, e in questo senso gli va attribuita una responsabilità politica. Ma la sua caduta e il ritardo nel nominarne il successore dimostrano quanto sia forte il partito che vuole liquidare la cultura". Ovvero il PdL...
A tal proposito mi aggancio a bel articolo di Michele Serra, apparso alcuni giorni fa sul quotidiano la Repubblica, intitolato "Se i cittadini fanno audience" e dedicato agli smisurati tagli fatti per l'anno 2011 a cinema, teatro e lirica: solo 231 milioni di euro stanziati per quest'anno, così pochi che persino la Consulta ministeriale si è rifiutata a decidere. Con questi tagli indiscriminati sono a rischio chiusura, tra gli altri, il teatro lirico genovese Carlo Felice, l'archivio storico del cinema Cinecittà-Luce, il Madre di Napoli e molti festival (tra cui quello della Letteratura di Mantova e quello del cinema di Trieste). Cito testualmente Michele Serra: "Impoverire il tessuto culturale di una qualsiasi comunità è comunque un atto di cecità. Farlo in un Paese come il nostro è puro sabotaggio, soprattutto contro le nuove generazioni. Al punto che è legittimo sospettare che dietro il fragile sipario della mancanza di fondi agisca un animus politico anti-culturale che si concilia perfettamente con il proposito di una trasformazione strutturale della società italiana. Consumatori di pubblicità invece che cittadini. Audience invece che opinione pubblica". Un pensiero che condivido pienamente: la società italiana è stata trasformata negli ultimi 20 anni dalla TV commerciale, e le preferenze per la TV commerciale si sono poi trasformate in voti politici (per il PdL...). E questi ne sono i risultati: ormai quasi l'intera TV (salvo pochissime eccezioni) tralasciano argomenti ed approfondimenti su cultura, ambiente ed arte. Come sta accadendo per il decreto taglia energie rinnovabili, anche nel campo della cultura, dell'arte, dell'istruzione, del paesaggio e del territorio i tagli statali comporteranno perdite di centinaia di migliaia di posti di lavoro: è questo un governo serio? Secondo voi i temi urgenti dell'Italia sono oggi la riforma della giustizia e il ritorno al nucleare? Evidentemente sì, visto come trattano questi due argomenti i programmi di approfondimento serali di molti canali TV... D'altronde, come ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, con la cultura non si mangia. Ammettiamo che sia vero (ma non è vero, visti i tantissimi posti di lavoro), dobbiamo quindi credere che si mangia col Province? Si mangia con il nucleare? Si mangia con le spese del Parlamento? Si mangia con le enormi spese militari? Che dilettanti...

Nessun commento: