domenica 4 settembre 2011

UN GIARDINO CI SALVERA'...

E' il titolo di un interessante articolo apparso sul quotidiano la Repubblica di sabato 4 giugno 2011, nello spazio R2Cult, a cura di Valerio Magrelli. Secondo il giornalista un giardino (forse) ci salverà, ed io sono pienamente d'accordo con lui. Lo testimonia il ritorno della passione alla natura, che non è solo una moda ma svela un bisogno umano crescente nella società contemporanea: persone che cercano isolamento, silenzio e bellezza e lo fanno rifugiandosi nella botanica, o comunque nel giardinaggio in generale.
Lo testimoniano le decine di manuali e libri sui fiorni e i numerosissimi film e festival incentrati sulla natura. Tre film sono usciti recentemente che hanno in comune la natura come rifugio ai problemi della vita: "Another year" (che ricostruisce un anno di vita di un gruppo di amici londinesi che curano un appezzamento di terreno), "Rabbit Hole" (in cui la protagonista, Nicole Kidman, in lutto per la perdita del figlio si rifugia nell'accudimento del suo giardino) e "The garden" (che racconta la storia di una comunità californiana che vuol difendere ad ogni costo i suoi giardini dalle ruspe).
Come dice il giornalista, "Riallacciandosi a un atteggiamento che attraversa altre epoche per culminare nel Romanticismo, si fa sempre più urgente il desiderio di un ritorno al verde come terapia: lì si cerca una nuova armonia, in contrapposizione a ritmi di vita avvertiti in tutta la loro meccanica, alienante ripetitività".
E i libri? Beh, si possono citare "Il terrazzino dei gerani timidi" di Anna Marchesini, "Il linguaggio segreto dei fiori" di Vanessa Diffenbaugh, "L'elogio delle erbacce" di Richard Mabey, "Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini" di Serena Dandini o "Il giardino in movimento" di Gilles Clément. Per non parlare dei manuali, quanti sono!
E i festival? Il "Festival dei giardini" di Monza, la "Festa delle rose" di Castel Giuliano (Roma), "Orticola" di Milano, e tanti altri. E naturalmente su internet si trovano siti a non finire sul giardinaggio.
Ma come spiegare un interesse tanto ampio e profondo? Riporto testualmente alcune parti dell'articolo del giornalista Magrelli. "Forse possiamo ricordare che il termine paradiso è del tutto equivalente a quello di giardino, prato, orto, e significa molto semplicemente recinto. Ciò vuol dire, come osservò Eugenio Battisti, che l'elemento più importante di un simile ambiente, al chiuso o all'aperto che sia, risiederà nell'escludere gli intrusi. Il primo requisito di un giardino risulta pertanto essere l'isolamento, tratto che gli permette di assumere il carisma dell'Eden originario. Nasce da qui il mito dell'hortus conclusus (per usare un'espressione mutuata dalla cultura medievale) ossia uno spazio circoscritto in cui dedicarsi alle piante come a un esercizio per la cura di sè... Ad ogni modo, una volta separato dal resto del mondo, il giardiniere non ha certo concluso il suo compito. Il passo successivo consisterà nel prendersi cura di alcune creature scelte nell'infinita varietà del mondo vegetale. Individuarle, assortirle, accudirle: ecco le tre fasi di un percorso che prende l'aspetto di una vera e propria iniziazione. E qui arriviamo al cuore di questa attività: la compresenza di un lavoro al contempo spirituale e manuale. Nulla di meglio, insomma, per ricostruire il senso della nostra identità, drammaticamente minacciata da una vita meccanica, omologante, ripetitiva". Condivido pienamente quanto detto dal giornalista.
Ho scritto questo articolo perchè anch'io, da tempi non sospetti, sono un grande appassionato di giardinaggio: ho 35 anni e lo pratico da... 25 anni!!! Eh, quanto sono serviti gli insegnamenti della nonna paterna (la cara nonna Nori)... Il giardino, e la natura in genere, sono vita: fare giardinaggio mi rilassa mentalmente, e anche se c'è la stanchezza fisica dopo una giornata di giardinaggio c'è la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono per te e per la natura. E poi, vuoi mettere la soddisfazione di stare all'aria parte, di stare al sole, di bagnarsi con l'acqua dello spruzzo d'irrigazione, di sporcarsi le mani di terra, di vedere una pianta crescere-fiorire-dare frutti, è indescrivibile. Provare per credere!

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