domenica 4 settembre 2011

L'IMPORTANZA DEL "BUONGIORNO"

Un interessante articolo di Ilvo Diamanti, apparso sul quotidiano la Repubblica, di martedì 5 luglio 2011 (nello spazio R2Cult), mi ha colpito profondamente: si intitola "L'importanza del Buongiorno", così bello che dovrebbe diventare una lettura per le scuole (di ogno ordine e grado)! A proposito, il termine "buongiorno" fa parte del "Sillabario dei tempi tristi", recentemente scritto dallo stesso Ilvo Diamanti e pubblicato da Feltrinelli.
L'articolo del giornalista inizia così: "Da sempre ho l'abitudine di salutare, sempre, quando incontro qualcuno. L'ho appresa da bambino. Frutto di un'educazione tradizionale, si direbbe oggi. L'ho mantenuta fino ad oggi. Così, nei miei percorsi quotidiani saluto tutte le persone che incrocio... Quando incontro qualcuno, da solo, mi è difficile fingere di non vederlo. Distorgliere lo sguardo. Ma poi perchè? Allora saluto con un cenno, con un buongiorno". Potrebbe essere la descrizione di mè stesso!!!
Perchè la gente fa così fatica a salutare? Cosa c'è di tanto male nel salutare qualcuno. E non costa nessuna fatica. Come dice il giornalista, salutare chi si incontra serve a stabilire una relazione, un legame, niente di vincolante: la persona con cui si scambia un saluto non è più un "altro" ma è un "prossimo", un prossimo che non ti è più lontano solo fisicamente ma anche da un punto di vista emotivo e cognitivo. La persona che saluti diventa qualcuno che riconosci, anche se non lo conosci. Come dice Diamanti "Qualcuno che, a sua volta, ti riconosce, per reciprocità. Un quasi prossimo. Un non estraneo. Un cenno di saluto serve, dunque, a tracciare un perimetro dentro il quale ti senti maggiormente a tuo agio". Come ha scitto Luigi Zoia, il prossimo è morto da tempo, perchè è stato sostituito da surrogati elettronici che offrono mediazioni mediatiche infinite (come le definisce lo stesso Diamanti), che promuovono rapporti indiretti e impersonali, apatici invece cche empatici. L'era di internet, dei cellulari e di Facebook ha purtroppo fatto isolare le persone dietro un congegno elettronico che ha fatto loro dimenticare che prima di tutto siamo persone che provano dei sentimenti, del rispetto, della gratitudine verso i propri simili.
Non capisco questa difficoltà nel salutare chi si incontra per strada, negli uffici, alla posta, nel negozio: io mi sento quasi emozionato nel salutare chi incontro e ancor di più emozionato quando incontro qualcuno (pochi) che mi salutano per primi. Ti cambia la giornata, l'umore, sai di non essere solo in questa vita frenetica: è una questione di buona educazione, ma soprattutto per instaurare con chi incontri un legame che un domani potrà esserti di aiuto in un momento di difficoltà. Siamo persone, che possiamo aver bisogno di chiunque, un domani. Urge in questa deriva della società un maggior potere della scuola nell'insegnamento della tanto agognata educazione civica: è a scuola che si formano le persone del domani, e bisogna quindi mettere la scuola in condizione di poter intervenire su questa "deriva democratica" (in cui si inserisce anche la mancanza di educazione).

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