mercoledì 12 ottobre 2011

Se l'olio si produce ora anche in PIEMONTE

Traggo spunto da un articolo di Jenner Meletti apparso sul quotidiano la Repubblica di sabato 8 ottobre 2011 intitolato "Ai piedi delle Alpi tornano gli ulivi: la rivoluzione del caldo che avanza". Il tema è appunto il cambiamento della produzione agricola in correlazione al cambiamento climatico in atto (non sto qui ora a dibattere se si tratta di un processo climatico naturale o dovuto all'ingerenza umana, di questo vi rimando ad altri miei post, fatto sta che un cambiamento climatico è in corso).
Ebbene, l'aumento di temperatura costante avvenuto negli ultimi anni (e ancora in corso...) sta modificando il modo di concepire l'agricoltura in molte zone d'Italia, soprattutto in Valpadana dove gli inverni si stanno facendo mediamente sempre più miti e le estati si stanno facendo mediamente più calde e lunghe, il tutto unito ad una diminuzione delle precipitazioni). Ecco perchè gli olivi stanno rifacendo la loro comparsa in Piemonte: la coltivazione dell'olivo è ripresa nella regione verso la metà degli anni '90 dopo essere stata accantonata per secoli per questioni climatiche (la regione era infatti esclusa dalle mappe sulla produzione dell'olio), ed oggi si contano 400 produttori con ben 100.000 ulivi! Ulivi che stanno tornando anche nella vallate alpine: vi erano già stati in un lontano passato (nel VI secolo d.C. nell'atto di fondazione dell'abbazia di Saint Maurice d'Agaume si elencarono, tra le proprietà, vasti uliveti nel Vallese e in Val d'Aosta), ed ora si stanno diffondendo notevolmente. Idem in Lombardia: ben 650.000 ulivi presenti attorno ai laghi (Alto Garda, Iseo e Como) per una produzione che nel 2010 ha dato 6.000 quintali di olio!!! E sempre a proposito di olio, se è vero che la maggior parte della produzione si concentra ancora al Sud e Isole (88% tra Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), pensate che il Nord Italia assieme a Marche, Abruzzo e Molise producono oggi più olio (6.5%) di Toscana, Lazio e Umbria messe assieme (5.5%)!!!
Ma altre colture stanno "emigrando" verso nord: ad esempio il pomodoro (fino a pochi anni fa la produzione era concentrata in Puglia e Campania, mentre oggi su 4,5 milioni di tonnellate di pomodori ben 2,5 milioni sono prodotte in Pianura Padana su 36.000 ettari, pari al 54% del totale), il grano duro (oggi l'Emilia Romagna da sola ne produce ben 275.000 tonnellate), i vitigni dello champagne (che stanno migrando verso il Sud dell'Inghilterra), la mela (che si sta alzando di quota sul livello del mare, fino alle zone di montagna) e addirittura l'arachide (primi raccolti in questi ultimi anni in Valpadana!!!).
Secondo i ricercatori dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del CNR di Bologna e dell'Università degli Studi di Milano, la temperatura in Europa è aumentata mediamente negli ultimi 50 anni di 1.5°C: questo cambiamento climatico sta causando una modifica non solo nelle abitudini degli animali e (come visto) nel modo di condurre l'agricoltura, ma anche nella stagionatura dei salumi, nell'affinamento dei formaggi e nell'invecchiamento dei vini.
Io sono un appassionaato di giardinaggio e, nel mio piccolo (dunque nel mio giardino) sto riscontrando questo veloce cambiamento climatico: non solo dalle rilevazioni meteorologiche del mio paese (Bevilacqua, nella Bassa Pianura Veronese) che effettuo da oltre 20 anni, ma anche dai prodotti del mio giardino. Pensate, quest'anno il mio ulivo è carico di decine di kg di olive nere (che a novembre metterò in dispensa tramite salamoia) e addirittura la pianta di fichi d'india mi ha regalato ben 11 frutti che sto consumando (perfettamente maturi) proprio in questi giorni!!! In Valpadana, non nel Tavoliere delle Puglie...

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