giovedì 6 giugno 2013

Gas RADON, il nemico invisibile

Il radon (o rado, precedentemente niton) è l'elemento chimico che nella tavola periodica viene rappresentato dal simbolo Rn e numero atomico 86. Scoperto nel 1898 da Pierre e Marie Curie, è un gas nobile e radioattivo che si forma dal decadimento del radio (con espulsione di un nucleo di elio), generato a sua volta dal decadimento dell'uranio. Il radon è un gas molto pesante, pericoloso per la salute umana se inalato. L'isotopo più stabile, il 222Rn, ha un tempo di dimezzamento di 3,8 giorni e viene usato in radioterapia. Uno dei principali fattori di rischio del radon è legato al fatto che accumulandosi all'interno di abitazioni diventa una delle principali cause di tumore al polmone. Si stima che sia la causa di morte per oltre 20.000 persone nella sola Unione europea ogni anno ed oltre 3.000 in Italia. Polonio e bismuto sono prodotti, estremamente tossici, del decadimento radioattivo del radon. L'intero articolo al link http://it.wikipedia.org/wiki/Radon 
Parlo di questo gas perché sul sito http://meteolive.leonardo.it ho trovato un articolo di Luca Angelini dedicato proprio al radon e al fatto di essere altamente cancerogeno: un gas che in quantità variabile è presente sulla crosta terrestre, che si mescola all'aria e che sale in superficie diluendosi con l'atmosfera: solo che la sua concentrazione nel''aria è molto bassa, mentre quando penetra negli ambienti chiusi si accumula aumentando quindi la sua quantità. La notizia è che sono state fatte recentemente delle apposite ricerche che hanno accertato come in Lombardia, Lazio e Campania si sono rilevate quantità di radon superiori alla soglia consentita per la salute umana, e che nella maggior parte delle Università italiane oggi non si effettuano monitoraggi per prevenire il rischio radon (il compito spetterebbe all'ARPA regionale). 
Ma dove si accumula di più? Nei seminterrati, nei piani terra e in ogni locale chiuso (quindi senza finestre) dove non è presente un impianto di ventilazione forzata. E anche nelle nostre case. Infatti, nelle nostre abitazioni è sempre consigliabile ventilare bene le stanze, anche più volte al giorno, proprio per evitare accumuli di radon che risale dal suolo e si mescola in atmosfera. Come si bonificano i siti inquinati? Come riportato nel link sopraccitato, “Nelle situazioni in cui dopo aver effettuato una misurazione si dovesse rivelare una concentrazione di radon superiore ai livelli di riferimento è opportuno effettuare degli interventi di bonifica. Ci sono interventi di facile realizzazione e poco invasivi per gli edifici ed altri via via sempre più pesanti. Alcuni interventi sono volti a limitare o eliminare i punti di infiltrazione, ma di solito si consiglia sempre di accompagnare questi rimedi con metodi di depressurizzazione del suolo per impedire la risalita del gas, in quanto i primi da soli risultano generalmente insufficienti. Un rimedio immediato, anche se non sempre efficace, consiste nel continuo ricambio d'aria degli ambienti. Una corretta quanto continua ventilazione può contrastare gli accumuli del gas che tendono a far aumentare la concentrazione di radon negli ambienti. Oggi è possibile effettuare uno screening autonomo dei propri locali attraverso dei dosimetri economici”. Come indicato nell'immagine allegata, negli edifici si può creare una barriera impermeabile tra il pavimento del piano terra e il sottostante terreno, e mettere un sistema di ventilazione per aspirazione forzata che "pesca" il radon dal terreno sottostante e lo espelle in atmosfera.
Si tratta di un aspetto da non sottovalutare, anche se direi praticamente sconosciuto a tutti (me compreso): ricordo che il radon è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di tabacco. L'Istituto Superiore di Sanità stima in Italia dai 1.500 ai 5.500 casi di tumore attribuili proprio a questo gas, con oltre 3.000 morti all'anno. Purtroppo, come succede per molte altre cose in questo nostro Paese, le informazioni a riguardo sono davvero poche e anche le norme di tutela sono molto lontane dai limiti massimi fissati dall'Unione Europea: infatti, in Italia c'è una normativa in merito per gli ambienti di lavoro (il D.Lgs. n° 241 del 26/05/2000) ma non per le abitazioni private, il quale tra l'altro fissa un livello di riferimento di 500 Bq/m³ ben superiore a quello di altri paesi (Stati Uniti 150 Bq/m³, Regno Unito 200 Bq/m³, Germania 250 Bq/m³ ). 
Il DIRITTO ALLA SALUTE è sacrosanto e in questo il Ministero della Salute dovrebbe alzare la propria voce: fare una adeguata informazione sarebbe già un'ottima cosa, assieme magari ad un adeguamento dei limiti a quelli presenti in altri paesi sviluppati.

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