martedì 9 luglio 2013

Che cosa resta di un viaggio della speranza

Partiamo dai dati: 214 milioni i migranti oggi nel mondo, 43.7 milioni le persone in fuga dal proprio paese, 0.4% gli stranieri in Italia nel 1861 rispetto alla popolazione locale, 7.5% gli stranieri in Italia nel 2010 rispetto alla popolazione locale, 4.5 milioni gli stranieri residenti in Italia nel 2010, 80 mila i figli di immigrati nati in Italia ogni anno. E poi i dati sconvolgenti che seguono: 18.673 i morti dal 1988 al 2012 per arrivare in Europa, 6.449 gli annegati nel solo Canale di Sicilia dal 1998 ad oggi, 494 i morti soffocati o assiderati durante il viaggio, 4.201 i respinti dall'Italia nel 2010, 16.086 i rimpatriati dall'Italia nel 2010, 5.950 gli immigrati sbarcati in Italia nel 2013 (fino a metà giugno).
 “Che cosa resta di un viaggio della speranza” è il titolo di un bel articolo di Attilio Bolzoni pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 23 giugno 2013, e scrivo questo mio post dopo la visita di Papa Francesco all'isola di Lampedusa avvenuta proprio ieri (prima volta di un Papa nell'isola), il quale ha chiesto scusa a nome di tutti per le tragedie capitate finora. 
Per non dimenticare tutto ciò è stato aperto a Lampedusa il Museo delle Migrazioni (http://www.museodellemigrazioni.com/): si tratta di un'esposizione permanente per non dimenticare la grande tragedia del popolo degli sbarchi, dove sono esposti oggetti vari appartenuti a loro e ritrovati in mare, sui barconi, sulla terraferma, e che diventerà “un punto d'incontro al centro del Mediterraneo che testimoni il passaggio di esseri umani e culture” (così come l'ha descritto Giacomo Sferlazzo sul sito dell'associazione culturale Askavusa, http://askavusa.blogspot.it/). Nel museo saranno ospitati tutti quegli oggetti che per anni sono stati gettati come spazzatura e che ora sono stati recuperati: fotografie, agendine telefoniche, diari, scarpe, lettere d'amore, orsacchiotti di peluche, magliette, ciondoli, anelli, libri, felpe, oltre a pezzi di barconi, tavole, boe trasportate dalle correnti. Dice Giulio Cederna dell'Archivio delle memorie migranti (http://www.archiviomemoriemigranti.net/): “Vogliamo collegare la storia di Lampedusa con tutti i movimenti del Mediterraneo, creare il museo con la partecipazione degli stessi protagonisti. E non soltanto accumulare le loro cose, i loro scritti, ma studiarli con loro, vedere cosa loro ci raccontano. Così sapremo di più delle loro vite, dei loro interminabili passaggi da un continente all'altro, di come molti non ce l'hanno fatta ad arrivare"
Il progetto di raccolta e catalogazione degli oggetti e dei documenti smarriti dei migranti durante la navigazione o lo sbarco viene portato avanti, oltre che da Askavusa e dall'Archio delle memorie migranti, anche dal sindaco dell'isola Giusi Nicolini e da varie associazioni tra cui Legambiente (http://www.legambiente.it), Progetto Isole (http://www.progettoisole.org/) e l'Università L'Orientale di Napoli (http://www.iuo.it/). 
Per non dimenticare, è assolutamente importante non essere inermi di fronte a tragedie del genere: ognuno di noi potrebbe essere stato (o potrebbe essere in futuro...) al loro posto. La dignità umana prima di tutto.

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