giovedì 3 ottobre 2013

Distruzione storico-culturale in SIRIA

La grave guerra civile che da oltre due anni sta sconvolgendo la Siria, per ribaltare il regime e che è costata la vita finora a centinaia di migliaia di persone (e di cui sentiamo quotidianamente le notizie ai TG), sta avendo gravissime ripercussioni su un patrimonio storico-artistico-culturale (quello siriano) che ha un valore inestimabile. Traggo spunto in questo da un articolo di Pietro Del Re, intitolato “Saccheggio in Siria” pubblicato sul settimanale d'informazione L'Espresso del 3 ottobre 2013. 
Purtroppo la guerra sta distruggendo tutto: ad Aleppo (http://it.wikipedia.org/wiki/Aleppo) sono stati distrutti parte del vecchio mercato del XIV secolo e 2 minareti della moschea di Omayyadi, oltre ad un centinaio di edifici storici danneggiati all'interno dell'antica cittadella; ad Homs (http://it.wikipedia.org/wiki/Homs) sono stati gravemente danneggiati una ventina di siti storici, tra cui l'antico hammam, cinque chiese e il mercato; a Daraa è stata distrutta la moschea Al Omari, a Bosra (http://it.wikipedia.org/wiki/Bosra) sono state distrutte la vecchia fortezza, diverse chiese e moschee; a Palmyra (http://it.wikipedia.org/wiki/Palmira) è stato danneggiato dai razzi il colonnato romano; saccheggiati i musei di Raqqa, Maraat Normaan ed Hama; più volte bombardato il Krak dei Cavalieri (http://it.wikipedia.org/wiki/Krak_dei_Cavalieri), che è considerato il castello medievale per eccellenza di età crociata; e a tutto questo ci si deve aggiungere il gran numero di saccheggi perpetrati da una gigantesca rete organizzata di tombaroli ad Apamea (http://it.wikipedia.org/wiki/Apamea), Mari (http://it.wikipedia.org/wiki/Mari_(citt%C3%A0)), Ebla (http://it.wikipedia.org/wiki/Ebla e http://www.ebla.it/, a cui ho già dedicato un post in passato) e Dura Europos (http://it.wikipedia.org/wiki/Dura_Europos), nonché divelte le vecchie pietre nelle chiese bizantine delle “città morte”. Un paese quindi distrutto non solo dai ribelli e dai lealisti, ma anche da questi tombaroli che solo per i soldi stanno depredando uno dei più grandi tesori storici-culturali del pianeta (ricordo che molte località siriane sono patrimonio dell'Unesco: a tal proposito proprio l'Unesco ha lanciato un appello per salvare questo patrimonio, http://www.unesco.it/cni/). Quindi oltre al danno, la beffa. 
Irina Bokova, direttrice generale dell'Unesco, durante una recente riunione a Parigi dove aveva convocato i grandi esperti di traffico d'opere d'arte, l'Interpool e le polizie di frontiera di mezza Europa per fare il punto sui saccheggi e sulle distruzioni dei monumenti in Siria, ha dichiarato: “La protezione del patrimonio è indissociabile dalla protezione delle popolazioni, perché il patrimonio veicola i valori e le identità della gente. Al momento della ricostruzione, quando la pace tornerà a regnare, il patrimonio giocherà un ruolo fondamentale”. A tal proposito l'ICOM (Consiglio Internazionale dei Musei, http://www.icom-italia.org/) sta cercando di stilare una lista rossa dei beni più a rischio. 
A fianco del servizio su L'Espresso di Pietro Del Re c'è un approfondimento di Marisa Ranieri Panetta, intitolato “Così muore la culla della civiltà”, nel quale la giornalista spiega che “La Siria siamo noi, perché qui, e nella pianura mesopotamica, si è realizzato tra il Quarto e il Terzo millennio a.C. quella rivoluzione urbana che è alla base della civiltà occidentale. Quando cioè si è passati da un sistema socio-economico chiuso (villaggi autonomi) a un'organizzazione complessa che faceva capo a città-stato, dove nel palazzo si stabiliva la suddivisione del lavoro, la produzione, il commercio, fissando nell'argilla la contabilità delle merci con caratteri cuneiformi. Perché anche le origini della scrittura, e le sue successive evoluzioni, risalgono a quest'area mediorientale”. Infatti, qui ci sono le origini della nostra storia, qui in Siria sono passati tutti: Ittiti, Assiri, Macedoni, Romani, Bizantini, Mongoli, Califfi, e tutti hanno lasciato documenti scritti e segni di arte ed architettura unici al mondo. 
Concludo con quello che scrive la stessa giornalista: mentre il numero dei morti aumenta ogni giorno, ai sopravvissuti stanno rubando l'anima, la loro identità storica, smantellando strutture millenarie. Nella speranza che il popolo siriano e il regime contro cui stanno combattendo arrivino il più presto possibile ad una risoluzione derivante da un incontro tra le parti, per salvare il popolo siriano e con esso il suo immenso patrimonio storico – artistico, che è patrimonio dell'umanità.

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