venerdì 12 dicembre 2014

Nebbie dimezzate in VALPADANA: qual'è la causa?

Chi, come me, abita in Valpadana si sarà sicuramente accorto del calo drastico della nebbia durante gli ultimi inverni padani: sono ormai un lontano ricordo le lunghe settimane con i cosiddetti “nebbioni”. Ma qual'è stata la causa? Ne ha fatto un'attenta analisi Aldo Meschiari in un suo articolo pubblicato pochi giorni fa sul sito http://www.meteogiornale.it. Intanto i dati scientifici: secondo uno studio del CNR, le nebbie in Valpadana sono diminuite di quasi il 50% negli ultimi 20-30 anni. Non ci sono sicurezze in merito, ma varie probabili concause, ovvero:
  • la notevole diminuzione negli ultimi anni del particolato inquinante (anidride solforosa, ammoniaca ed ossidi di azoto) in Valpadana: questo particolato funge da fondamentale nucleo di condensazione per le goccioline di vapore acqueo e per la conseguente creazione della nebbia. In questo hanno influito sia il passaggio dal carbone e gasolio al gas naturale (ed altri fonti rinnovabili) per i nostri impianti di riscaldamento, sia le politiche intraprese dalle Amministrazioni per la misurazione e mitigazione degli inquinanti in seguito al fatto che la Valpadana (anche per la sua conformazione geografica, chiusa su tre lati da alte montagne) è una delle zone con l'aria più inquinata d'Europa, con difficile ricambio naturale d'aria;
  • l'aumento costante delle temperature, dovuto non tanto al Global Warming (certo, anche da questo: temperature più alte ostacolano la condensazione del vapore acqueo), quanto piuttosto alle configurazioni bariche dominanti: negli anni '90 predominava spesso durante l'inverno mediterraneo l'Anticiclone delle Azzorre, con poca ventilazione e tempo stabile che favoriva il formarsi delle nebbie, mentre negli anni 2000 l'inverno mediterraneo è stato spesso frequentato da basse pressioni, quindi con ventilazione sostenuta e maltempo, acerrimi nemici della nebbia;
  • l'uso dei terreni: sono sempre meno i terreni agricoli esistenti, trasformati in aree cementificate che hanno creato potenti isole di calore nelle città, nonché calo dei terreni umidi (come le marcite).
La causa non è quindi solo il Global Warming, come si potrebbe pensare d'impeto, ma è di natura antropologica. In poche parole: l'UOMO!

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