domenica 13 gennaio 2013
E' partita la campagna elettorale italiana per le prossime elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013: elezioni politiche che dovrebbero essere di svolta, sia per quello che la politica (non) è stata negli ultimi anni (decenni?) sia per la gravità della situazione in quanto siamo come ad un punto zero, c'è tutto da riformare in questo paese. Naturalmente, la gravissima situazione economica del paese prevale nella campagna elettorale, sia nelle interviste sui giornali sia nei comizi televisivi, ed ha la prevalenza su altri temi che sono però anche loro di primaria importanza per la nostra società e per rilanciare il Paese. Si sente, purtroppo, parlare molto poco di protezione ambientale, di ecologia, di politiche energetiche, di giustizia, di burocrazia e non si parla proprio per niente di DIRITTI CIVILI. Per carità, la situazione economica è così grave che è giusta la prevalenza nella campagna elettorale dei temi sull'economia e sul lavoro, ma i diritti civili sono la base su cui costruire una società civile, la base per una vita democratica dalla quale poi tutto viene di conseguenza. Negli ultimi giorni ho trovato sulla carta stampata vari articoli in merito: Stefano Rodotà con l'articolo “Il grande deserto dei diritti” sul quotidiano la Repubblica del 3 gennaio 2013, Chiara Saraceno con l'articolo “Innanzitutto i diritti civili” sempre sul quotidiano la Repubblica ma del 7 gennaio 2013 e il costituzionalista Michele Ainis con l'articolo “Cinque anni da buttare” sul settimanale L'Espresso del 10 gennaio 2013. Quali sono questi diritti civili sui quali la politica ha fallito in quanto non è stata in grado di garantirli alla nostra società (al contrario di altre democrazie occidentali)? Testamento biologico, eutanasia e fine vita, procreazione assistita, proibizionismo in materia di droghe, immigrazione (voto agli immigrati e cittadinanza a chi risiede o nasce nel nostro Paese), coppie di fatto (etero ed omosessuali), matrimonio per le persone omosessuali, contrasto all'omofobia, divorzio breve, l'aborto, la rappresentanza sindacale, il reddito minimo universale, e la lista continua.
Dice Stefano rodotà nel suo articolo: “Vent'anni di Seconda Repubblica assomigliano ad un deserto dei diritti (eccezion fatta per la legge sulla privacy e alla recentissima legge sui diritti dei figli nati fuori del matrimonio). Abbiamo assistito ad una serie di attentati alle libertà, testimoniati da leggi sciagurate... La tutela dei diritti si è spostata fuori del campo della politica, ha trovato i suoi protagonisti nelle corti italiane ed internazionali, che hanno smantellato le parti più odiose di quelle leggi grazie al riferimento alla Costituzione, che ha così confermato la sua vitalità, e a norme europee di cui troppo spesso si sottovaluta l'importanza”. Ma non è una sconfitta per la politica italiana questa continua (e necessaria) interferenza delle Corti nazionali ed internazionali sui temi dei diritti civili?
Sono molti gli articoli della nostra (bellissima) Costituzione che dovrebbero essere un faro per la nostra classe politica per poter legiferare in merito (anche se lo avrebbero già dovuto fare da tempo: la nostra società sarebbe ora molto più equa ed evoluta e ci sarebbe quindi ora più tempo per affrontare il nodo dello sviluppo economico). E non dimentichiamo che l'Unione Europea (di cui facciamo parte) è dotata della Carta dei diritti fondamentali a cui i governi di ogni paese dovrebbero fare riferimento (http://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf). La campagna elettorale è (fortunatamente) questa volta più corta: tra poco più di un mese si andrà a votare e spero, prima di allora, che le forze politiche abbiamo trattato di questi temi nei loro comizi. Ma, ahimè, sono poco fiducioso, purtroppo...
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