E' l'accorato appello di
Carlo Petrini (gastronomo, giornalista e scrittore italiano, fondatore del movimento culturale Slow Food,
http://www.slowfood.it) pubblicato sul quotidiano
la Repubblica del 4 gennaio 2013, e che mi sento di appoggiare al 100%. Come ho già detto nel mio post di oggi sui diritti civili, è partita in Italia la campagna elettorale per le prossime elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013: elezioni politiche che dovrebbero essere di svolta, sia per quello che la politica è stata negli ultimi anni (decenni?) sia per la gravità della situazione in quanto siamo come ad un punto zero. C'è tutto da riformare in questo paese. Naturalmente, la gravissima situazione economica del paese prevale nella campagna elettorale, sia nelle interviste sui giornali sia nei comizi televisivi, ed ha la prevalenza su altri temi che sono però anche loro di primaria importanza per la nostra società e per rilanciare il Paese.
Tra questi anche le politiche agricole e quelle alimentari. Voglio qui riassumere i 4 punti indicati da Petrini nel suo articolo per poter rilanciare l'agricoltura e contribuire pertanto, assieme ad altri campi, al rilancio dell'intero Paese.
Manca una politica agricola ed alimentare per tutelare il bene comune: non lo si è mai fatto in Italia, quindi serve fare un tavolo condiviso tra ministri ed assessori in cui verificare (prima di vararli) la coerenza di tutti i provvedimenti cercando di creare una interconnessione (e che quindi non siano in contrasto tra loro) vari temi strettamenti collegati tra loro come l'ambiente, l'agricoltura, l'educazione, la salute, l'economia, la giustizia, lo sviluppo, l'industria e i beni culturali. Quindi una sorta di concertazione delle istituzioni.
Completare ed attuare il cosiddetto “Salva suoli”, un disegno di legge già approvato che attende di diventare legge: presentato dal ministro tecnico Mario Catania, dallo stesso migliorato con la collaborazione delle Regioni e della rete di associazioni della società civile, serve a porre un freno all'uso indiscriminato del suolo, al consumo del suolo agricolo e alla cementificazione selvaggia che ha devastato il nostro territorio e per la quale ne stiamo pagando le conseguenze in termini di perdite di vite umane e in termini economici (per dissesti idrogeologici, inquinamento, ecc...). C'è quindi da completare questo lavoro.
Ripopolamento delle campagne: il "made in Italy" passa anche dalle nostre campagne e dalle mani dei nostri produttori. Ci vuole gente giovane, perchè ha bisogno di lavorare e perchè gli impiegati in agricoltura sono oggi anziani e stanchi. Quindi combattere la burocrazia, le normative sproporzionate, l'impossibilità di accedere a crediti ragionevoli per chi vuole intraprendere una nuova attività agricola. Ed io aggiungo che si devono cambiare le restrittissime norme edilizie che impediscono il recupero del patrimonio rurale: prima di far costruire nuovi edifici in un centro abitato, obblighiamo il recupero di case abbandonate in campagna e dei complessi rurali, ampliandola anche a figure che non sono imprenditori agricoli (certo, con le dovute limitazioni per evitare speculazioni edilizie).
Preservare l'importanza dell'agricoltura. Abbiamo tantissime piccole aziende agricole, un biologico ormai molto sviluppato, una grande biodiversità di razze animali, di varietà vegetali domesticate e spontanee, di prodotti tipici e delle tante biodiversità che vi derivano (quelle delle sementi tradizionali, dei microrganismi del suolo, delle agricolture tradizionali, ecc...). Bisogna quindi impegnarsi a combattere l'agricoltura dei brevetti, delle multinazionali, dei controterzisti, degli OGM. Basta quello che c'è: serve solo valorizzarlo, assieme alla green economy.
Ecco quello che Petrini propone, e che sostengo anch'io: una mini-agenda in tema di agricoltura per coloro che sono chiamati a guidare il Paese in questa delicatissima situazione, un Paese da rifondare in ogni settore (agricoltura compresa). Agricoltura sostenibile significa difesa del territorio, protezione ambientale, lotta all'inquinamento, conservazione della tradizione, sviluppo economico: possibile che una classe politica sia così miope?
Nessun commento:
Posta un commento