venerdì 7 novembre 2014
E' diventata legge lo SBLOCCA ITALIA (approvato in agosto con D.L. n° 133/2014) e se ne parla spesso ultimamente soprattutto in merito al dissesto idrogeologico del nostro paese e alla conseguente difesa del suolo. Sul quotidiano Il Sole 24 Ore del 7 novembre 2014 è apparso un interessante articolo di Giorgio Santilli intitolato “Difesa del suolo: quei progetti nel cassetto per paura di una firma”, che potete leggere al link http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/infrastrutture24/2014-11-07/difesa-suolo-quei-progetti-133834.php?uuid=AbobtebK.
L'articolo inizia così: “Ci sono 200 progetti anti-dissesto per un valore di 197 milioni che dormivano da 15 anni e che si sono svegliati alla sola minaccia - contenuta nel decreto sblocca-Italia - di revoca dei fondi. A svegliarsi sono stati, in realtà, gli amministratori locali che tenevano chiusi nel cassetto progetti e fondi. Dopo anni di "paura della firma", ora sono pronti ad accelerare e rimuovere ostacoli. È la conferma dell'irresponsabilità che uccide l'Italia da tre decenni. Parliamo di frane e dissesto, ma il discorso non cambia se guardiamo a ferrovie, depuratori o riuso urbano”.
Si fa un gran parlare dello Sblocca Italia in queste settimane: molte associazioni ambientaliste sono insorte contro il governo e contro questa legge, per avere lo scopo di cementificare tutto. Guardate: faccio parte anch'io di un'associazione ambientalista (aderente a Legambiente) e, certo, alcuni punti dello Sblocca Italia possono essere controversi e contestabili, ma non l'intera legge. Sul punto dello sblocco dei fondi sulla difesa del suolo, mi trova pienamente d'accordo. Sarà compito degli enti locali e, soprattutto, delle associazioni/movimenti ambientalisti monitorare e vigilare che i lavori sia realizzati nel rispetto del territorio denunciando eventuali lavori che potrebbero arrecare danni ambientali. Però basta col NO preventivo!
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