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lunedì 5 settembre 2011

IL DRAMMA DEL DELTA DEL NIGER

Molti di voi avranno sentito parlare in questi anni del Delta del Niger, ovvero la zona del delta del fiume Niger in Nigeria: si tratta di una regione geografica altamente popolata, spesso denominata Oil Rivers perché nella zona vi era una volta una ricca produzione di olio di palma. Quest'area è stata sotto l'Oil Rivers Protectorate britannico dal 1885 fino al 1893, quando fu estesa e divenne il Niger Coast Protectorate. Il Delta del Niger si estende per circa 70.000 chilometri quadrati coprendo il 7,5% del territorio nigeriano: l'area include gli stati di Abia, Akwa Ibom, Bayelsa, Cross River, Delta, Edo, Imo, Ondo e Rivers. Nella zona vivono circa 20 milioni di persone di 40 gruppi etnici diversi e che parlano 250 dialetti: gli Ijaw sono il gruppo etnico di maggiornanza. Le attività di sostentamento principali sono la pesca e l'agricoltura. Quando la Nigeria è diventata uno dei maggiori produttori di petrolio del mondo, l'area del Delta del Niger ha visto sorgere molti siti per l'estrazione petrolifera: oggi vengono estratti al giorno circa 2 milioni di barili in tutto il Delta del Niger. Dal 1975 la regione copre il 75% dell'esportazione totale del grezzo della Nigeria. La maggior parte del gas naturale prodotto nelle basi per l'estrazione petrolifera viene bruciato immediatamente o introdotto nell'atmosfera per una quantità stimata in circa 2,5 milioni di piedi cubici al giorno. Questa quantità equivale al 40% del consumo totale africano di gas naturale e costituisce la più grande emissione di gas serra del pianeta. La devastazione ambientale associata e la mancanza di una equa distribuzione delle ricchezze prodotte alla popolazione, sono state (e sono ancora...) le cause determinanti il conflitto del delta del Niger, una serie di scontri etno-politici che si protraggono nella regione sin dagli anni '90. In questo contesto, opera anche il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (o anche MEND, dall'acronimo inglese Movement for the Emancipation of the Niger Delta), che è un movimento militante composto da nativi della zona del delta del Niger. Il MEND dichiara di essere impegnato in una lotta armata contro la degradazione e lo sfruttamento dell'ambiente naturale da parte di corporazioni e multinazionali straniere coinvolte nell'estrazione del petrolio dal sottosuolo della regione. L'organizzazione, nata nel contesto del conflitto del Delta del Niger, è coinvolta in molti degli attacchi alle compagnie petrolifere che operano in Nigeria. Il 7 dicembre 2006 il MEND ha rivendicato il rapimento dei tre tecnici italiani e di un libanese (tutti successivamente liberati ed incolumi) avvenuto durante un attacco ad una stazione estrattiva gestita dall'Agip nello stato di Bayelsa. Il 10 novembre 1995, al termine di un processo farsa, fu impiccato dalle autorità nigeriane lo scrittore Ken Saro-Wiwa, campione della lotta degli Ogoni (abitanti della regione), per le sue denunce fatte contro l'inquinamento della zona: lo scrittore aveva affermato "Provo grande rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e alla dignità".
Scrivo questo articolo perchè è notizia di pochi giorni fa la pubblicazione di un rapporto dell'ONU, precisamente dell'UNEP (l'agenzia dell'ONU per l'ambiente), che è frutto di un lavoro durato ben 14 mesi e che è visionabile sul sito http://www.unep.org/newscentre/Default.aspx?DocumentID=2649&ArticleID=8827&l=en. Tale rapporto ha reso ufficiale quello che già da molto tempo si sapeva, ovvero che l'industria petrolifera ha causato nel Delta del Niger una catastrofe ecologica che richiederà, per essere sanata, una somma enorme e almeno 25 anni di tempo! Infatti, l'ecosistema del delta è devastato e la salute della sua popolazione è ad altissimo rischio in quanto la falda acquifera è ormai inquinata anche in profondità dagli idrocarburi, soprattutto benzene, che hanno gravissimi effetti cancerogeni. Ne ha dedicato un articolo il giornalista Pietro Veronese nella sua rubrica "Follow the people" sull'inserto Il Venerdì del quotidiano la Repubblica del 26/08/2011: il titolo di quell'articolo è il riassunto di tutta questa bruttissima storia, ovvero "Ma qualcuno ha già pagato per il dramma del Niger". Certo, hanno pagato la popolazione con la sua salute e l'ecosistema della zona. Chi pagherà? E chi pronuncerà le stesse parole dello scrittore impiccato?

mercoledì 5 settembre 2007

Nigeria: dove il petrolio non giova alla popolazione!

Si tratta di una lunga storia quella tra l'Italia e il petrolio africano. L'ENI vi è impegnata da oltre 50 anni, prima nei paesi nord-africani (Egitto, Libia, Algeria e Tunisia) e dal 1962 anche in Nigeria. Proprio sul Delta del fiume Niger la produzione di idrocarburi (petrolio e gas) ha raggiunto nel 2005 i 152.000 barili al giorno, pari a circa il 15% della produzione totale del paese. Tuttavia la ricchezza che deriva da questi pozzi continua a non essere erogata alla popolazione nigeriana. La regione del Delta del Niger da anni è sotto i riflettori internazionali che difendono i diritti umani: in queste terre vi sono 30 milioni di abitanti provenienti da 40 etnie diverse e proprio qui vi si estrae la quasi totalità del petrolio della Nigeria (1° produttore africano e 7° al mondo). Il business delle concessioni petrolifere alle grandi miltinazionali produce ben l'80% del Pil del paese!! Purtroppo, però, nella zona del Delta di tutti i soldi che lo stato ha guadagnato in 50 anni non ne è arrivato un solo spicciolo! Non vi sono strade, ospedali, scuole, strutture, acqua potabile, energia elettrica; la gente si ammala di malaria, colera e tifo e non vi è assistenza medica, mentre la dissenteria è una piaga quotidiana per i bambini. Davvero interessante il reportage apparso nell'inserto "La Repubblica delle Donne" su "La Repubblica" di sabato 01 settembre. Un ragazzo nigeriano nell'intervista afferma: "Viviamo sulla ricchezza del paese, e non abbiamo nulla. Le grandi compagnie straniere arrivano, si accordano con i politici che stanno nella capitale Abuja e firmano ricchi contratti. Vengono qui e iniziano a trivellare. Hanno distrutto le nostre terre, hanno ucciso i nostri pesci, hanno fatto ammalare i nostri bambini. E cosa rimane per noi? Nulla, nemmeno ci assumono per lavorare nei campi di estrazione o nelle piattaforme off-shore. La nostra esistenza è così: viviamo sul petrolio, moriamo di petrolio". Qualcuno aveva provato in passato a denunciare questa drammatica situazione: nei primi anni '90 lo scrittore, ecologista e attivista politico, Ken Sarowiwa aveva attaccato la compagnia petrolifera Shell ed il governo nigeriano accusandoli di aver ignorato per anni i diritti ambientali ed economici del suo popolo, gli Ogoni. Quale fu il risultato? Lo scrittore, assieme ad altri attivisti, venne giustiziato nel 1995 dal regime militare di Sani Abacha, in seguito ad un processo farsa. Il governo pensava che così facendo avrebbe mantenuto la popolazione in silenzio e nel frattempo le venivano promesse le agognate infrastrutture... che non sono mai arrivate, ed anzi l'inquinamento è aumentato mentre le condizioni di vita sono rimaste pessime. Ecco allora che la rabbia comincia ad aumentare, soprattutto tra i giovani: si sono così formati dei gruppi che attaccano le compagnie petrolifere, sabotano le installazioni e rapiscono i lavoratori (anche italiani) con rivendicazioni e richieste politiche. Atti non perdonabili ma certamente capibili... Un altro paradosso della Nigeria è che il paese produce petrolio ma non è in grado di raffinarlo per il mercato interno, così esporta greggio e reimporta benzina!! I prezzi salgono così alle stelle e la gente scende in piazza per protestare, invano... Con i proventi del greggio la Nigeria potrebbe dare al suo popolo ottime infrastrutture e un buon stile di vita, ma quel denaro finisce direttamente nei conti all'estero dei politici mentre oltre la metà della popolazione vive con un dollaro al giorno! E intanto il mondo occidentale (cioè NOI) si arricchisce sulle fortune e sulla pelle di quei malcapitati, stiamo rubando loro le loro ricchezze, rendiamoci conto che senza di loro il mondo occidentale non sarebbe così evoluto! Eppure continua ad essere così egoista, questo maledetto mondo occidentale: basti pensare al dispiegamento di eserciti nazionali in Iraq (per destituire Saddam?) e non nel Darfur...