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domenica 24 ottobre 2010

La COSTITUENTE ECOLOGISTA

A completamento del mio post "VERDI: Il Sole che ride non ride più" dello scorso 17 ottobre 2010, scrivo questa nota perchè sull'argomento ho trovato un interessante lettera di un lettore pubblicata nell'inserto "Il Venerdì" del quotidiano la Repubblica del 15 ottobre 2010, nello spazio "Per posta" del bravissimo Michele Serra.
Il lettore (di Vicenza) è amareggiato della mancanza di educazione civica e ambientale nel nostro Paese: riferendosi alla sua città, dice che l'anomalia è della Confcommercio che a Vicenza si batte (con la maggioranza dei cittadini!!) contro un centro storico pedonale e contro le piste ciclabili perchè tolgono posto alle auto (ricordiamo che il centro storico di Vicenza è patrimonio dell'Unesco, http://www.unesco.it); continua sottolineando che la maggior parte della gente è contro le giornate ecologiche perchè (a loro detta) non servono a niente; l'anomalia è una donna che si fa eleggere dai cacciatori alla Regione Veneto promettendo loro che potranno sparare sempre e a tutto. La lettera del lettore si conclude così: "Più che un partito dei Verdi, abbiamo bisogno di ripartire dall'educazione civica". Quanto mi trovo d'accordo con questo lettore!
Michele Serra gli risponde dicendogli di aver ricevuto una orgogliosa lettera dal segretario dei Verdi, Angelo Bonelli, che oltre a denunciare la disattenzione dei media nazionali segnala un appello costituente: un appello che servirà "per costruire un'ampia e moderna aggregazione ecologista sul modello francese e tedesco", che è stato sottoscritto da 100 personalità italiane che fanno parte del mondo ambientalista, della ricerca, del lavoro e dell'economia (tra questi Mario Monicelli, Enrico Deaglio e Dacia Maraini). L'appello è visibile sul sito http://www.costituenteecologista.it. Tornando alla lettera del lettore, Michele Serra giustamente osserva quanto sia poco radicato nel popolo italiano il connubio senso civico-cultura ambientalista, soprattutto perchè molto spesso gli interessi privati prevalgono sul bene collettivo (così come conferma la situazione che si sta verificando a Vicenza e denunciata dal lettore). Condivido pienamente con quanto afferma Serra quando dice che: "L'ambientalismo è, strutturalmente, il pensiero politico e culturale più legato al futuro e più minacciato dal presente".
Altro non aggiungo: ho già ampiamente espresso il mio parere, anche in passato. Non mi resta che sperare...

domenica 17 ottobre 2010

VERDI: "Il Sole che ride non ride più"

Il Sole che ride non ride più: un giro di parole efficace ma che rappresenta al meglio la situazione del partito dei Verdi oggi in Italia. E questo è il titolo dell'articolo che il settimanale L'Espresso del 2 settembre 2010 ha dedicato all'argomento: la Federazione dei Verdi guidata da Angelo Bonelli (http://www.verdi.it) è uscita letteralmente decimata dalle ultime elezioni, in pratica fuori dal Parlamento sia italiano che europeo, con soli 5 consiglieri regionali. Nelle ultime elezioni, nelle regioni in cui i Verdi si sono presentati con una lista autonoma, hanno raccolto tra lo 0,7 e l'1,7%: incredibile! Il bello (anzi, il brutto!) è che in Europa i Verdi vanno forte, anzi fortissimo: in Germania alle politiche hanno raggiunto il 10,7% e dagli ultimi sondaggi sono addirittura al 20-22% (primo partito a Berlino)!!! In Francia, in occasione delle Europee del 2009, i Verdi hanno raggiunto il 16,3% raggiungendo quasi i socialisti! Come mai in Italia questo non avviene? Chi prima votava per i Verdi, ora per chi potrebbe votare? Bella domanda...
I Verdi racchiudono dentro di sè molti valori ambientali che non si possono trovare negli altri partiti: lotta all'urbanizzazione selvaggia e alla speculazione edilizia, contrarietà alle centrali nucleari e agli OGM, protezione delle risorse idriche, lotta allo smog e ad ogni forma di inquinamento, forestazione, protezione del patrimonio storico-artistico-naturale. In ogni attuale partito italiano c'è qualcosa di "verde": certo, nel centro-destra si tratta prevalentemente di propaganda elettorale, e anche nel PD le idee non sono molto chiare, ma nessuno incarna tutti gli ideali che hanno (anzi, avrebbero...) i Verdi. Che invece dovrebbero essere inseguiti e ricercati da molte persone: perchè il tema è scottante, mai come in questi anni c'è bisogno di una politica ambientale attenta per combattere il cambiamento climatico, l'inquinamento e l'urbanizzazione, soprattutto visti i tagli drastici ai fondi (attuati dal governo) da destinare all'ambiente. Le molte associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF, Lipu, Italia Nostra, ecc...) potrebbero ottenere risultati ancora migliori se avessero una rappresentazione politica forte in Parlamento: con un bel numero di parlamentari si potrebbe veramente (e finalmente) cambiare l'Italia, in meglio.
Il segreto del successo dei Verdi in Germania sta in questo: farsi ascoltare dall'associazione delle piccole e medie imprese, creando un rapporto col mondo economico e puntando sul rigore del bilancio e al contempo sul primato dell'ambiente, sul no al nucleare, sui cortei antiatomici e paicifsti, sulle energie rinnovabili. Perchè non si riesce a farlo anche in Italia?
Intanto, l'ex ministro dell'Ambiente Alfonso Pecorario Scanio torna alla ribalta perchè ha creato una propria fondazione, chiamata UniVerde (http://www.univerde.it): ma non bisogna continuare con la frammentazione, bisogna invece chiamare a raccolta tutti quelli che hanno un'anima ambientalista, anche quelli che sono già in altri partiti, e creare una grande campagna a favore dell'ambiente. Solo così si può sperare di ricostruire una forza politica verde in Italia, in grado di poter (ri)entrare in Parlamento, ma con percentuali molto più elevate. Ne abbiamo fortemente bisogno!

sabato 30 gennaio 2010

CACCIA: è fatta per le deroghe…

Ho seguito con tristezza in questi mesi le varie vicissitudini in merito al provvedimento del governo per consentire la caccia no-limits. E siamo arrivati, purtroppo, all’epilogo finale e disastroso: è ormai definitivo, manca solo l’approvazione finale (l’emendamento era stato bocciato alla Camera ma è stato riproposto al Senato con esito positivo). Ora passerà alle Regioni la delega per decidere quando, dove e come cacciare. Al contrario delle norme europee (dove i vari Stati continuano a mantenere una severa legge nazionale), qui in Italia si è ora delegato alle Regioni tutto in materia di caccia, e guarda caso a poche settimane dalle elezioni regionali… Inquietante davvero! Ora si usano persino gli animali per riuscire ad ottenere i voti!!!
Erano sorte molte polemiche in questi ultimi giorni in merito a questo provvedimento, anche di due esponenti del PDL. Infatti, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha affermato: “Su questo delicato argomento era stata faticosamente raggiunta un’intesa fra persone per bene di cui erano garanti il ministro Ronchi e il relatore; giudico quanto accaduto in aula una grave colpo di mano. Quel testo va ricorretto alla Camera reintroducendo le garanzie che erano previste, soprattutto sulla tutela delle specie protette e delle specie migratorie, che sono il fulcro di quella biodiversità di cui, tra l’altro, nel 2010 si celebra l’anno mondiale”. Sbotta anche il ministro del Turismo Michela Brambilla: “Il provvedimento non è assolutamente accettabile. La richiesta di turismo legato alla natura è in crescita e una caccia senza limiti metterebbe seriamente a rischio, oltre alla sicurezza dei cittadini, il patrimonio faunistico ed ambientale che attrae una forte domanda turistica. L’emendamento, inoltre, se definitivamente approvato, porterebbe all’aggravamento delle procedure di infrazione nei confronti dell’Italia e una sanzione pecuniaria elevatissima destinata a ricadere sui contribuenti”. Messaggi rimasti inascoltati…
Fatto sta che ora le Regioni potranno decidere in autonomia come applicare la normativa della caccia sul loro territorio: non è difficile immaginare che il Veneto (che già aveva deliberato, senza successo, sulla caccia no limits…) estenderà subito la caccia a tutto l’anno, in qualsiasi zona e per qualsiasi specie. Dopo varie proteste e in seguito alla mediazione del ministro delle Politiche Comunitaria Andrea Ronchi, si sono messe al riparo dalle deroghe regionali tre specie protette, ovvero la lepre, la volpe e il coniglio selvatico, che quindi non potranno essere cacciate da febbraio a settembre (come accade ora). Ma le altre specie… Tra le specie cacciabili ci saranno anche 34 specie di uccelli che si trovano già in cattivo stato di conservazione, come la pernice bianca, il fagiano di monte, la beccaccia, la quaglia, l’allodola e molte anatre, che ora correranno un serio pericolo di estinzione. Molte specie verrebbero infatti uccise anche nei periodi in cui volano verso la riproduzione.
Come la pensano gli italiani? Un recente sondaggio dell’IPSOS rivela che ben l’86% degli italiani è contrario ad allargare il periodo di apertura della caccia, il 94% non vuole dare in mano un fucile ai sedicenni (così come prevede l’emendamento) e il 91% non vuole che si spari nei parchi: poi però, quando si va a votare, queste cose gli italiani se le dimenticano, purtroppo… Ma alle urne se le ricorderanno invece i cacciatori che avranno invece via libera a sparare! Anche se comunque anche i cacciatori si sono spaccati sull’argomento: infatti, il Comitato Nazionale Caccia e Natura chiede la modifica dei calendari venatori solo nei termini e nei limiti della legge europea, mentre Arcicaccia denuncia il “bracconaggio elettorale”…
Per ultimo Angelo Bonelli, il nuovo presidente dei Verdi, ha annunciato una mobilitazione ma allo stesso tempo lancia una denuncia: “La RAI oscura l’ecologia”. Infatti giustamente afferma che “l’ambiente e l’ecologia sono stati espulsi dal nostro sistema radiotelevisivo. Questioni come l’inquinamento, i cambiamenti climatici, la salute dei cittadini, che in Europa e nel mondo sono diventati centrali, nei programmi di approfondimento delle nostre TV non hanno diritto di cittadinanza. Stiamo assistendo all’omicidio politico dei Verdi per eliminare dai palinsesti televisivi le questioni su cui i cittadini hanno il diritto di essere informati, a cominciare dallo smog che ogni anno nelle nostre città uccide 7400 persone, e dal nucleare che il governo vuole portare nelle nostre regioni senza consultare i cittadini”. Come dargli torto: avete mai visto “Porta a porta” di Bruno Vespa (in seconda serata su RAI1) ad insistere su inquinamento cittadino, caccia, problemi nucleari, cambiamento climatico, ecc…? No, ne avrà anche parlato (forse con cadenza… annuale), ma le sue trasmissioni di approfondimento sono ormai quasi sempre sull’operato del governo Berlusconi (operato naturalmente positivo…), sulle diete, sul Festival di Sanremo, sui vari omicidi (Cogne, Garlasco, ecc…). Vespa non vuole correre il rischio che i cittadini vengano a conoscenza di certi problemi! Eh no, bisogna diffondere amore…

martedì 23 settembre 2008

GRAZIA FRANCESCATO: "Ma noi dei Verdi non diciamo solo no"

Vi riporto la lettera di Grazia Francescato dei Verdi, pubblicata sul quotidiano La Repubblica di lunedì 22 settembre 2008 e scritta dalla sig.ra Francescato in risposta alla lettera di Francesco Rutelli apparsa sullo stesso quotidiano qualche giorno prima.
"Caro Direttore, ho letto con molto interesse la lettera di Francesco Rutelli pubblicata da Repubblica la scorsa domenica, rispetto alla quale mi permetta di fare alcune considerazioni. Rutelli ha proprio ragione. E' un paradosso che mentre la questione ambientale è sempre più in cima all'agenda politica mondiale in Italia sia, purtroppo, 'figlia di un dio minore'. Il governo Berlusconi, poi, sta progressivamente smantellando tutte le conquiste ambientali faticosamente ottenute grazie ai movimenti ambientalisti e ai Verdi. Proprio noi Verdi siamo regolarmente bollati come 'quelli del NO', mentre si dovrebbe riconoscere che abbiamo proposto alternative praticabili e sostenibili ogni volta che ci siamo opposti a soluzioni devastanti per l'ambiente, per la salute ed il benessere dei cittadini. Molti nostri NO erano, e sono, sacrosanti. Mi riferisco, ad esempio, al ponte sullo Stretto di Messina, agli OGM, al nucleare. Così sacrosanti che anche l'Unione Europea li aveva inseriti nel proprio programma. Quanto alle nostre proposte in positivo, come la necessità di abbandonare i combustibili fossili per passare all'efficienza energetica ed alle energie rinnovabili, ci sembra che siano diventati ormai patrimonio comune. Il nostro obiettivo prioritario, il matrimonio ecologia-economia, da eresia si è trasformato in ortodossia. Ma al Sole che ride non viene mai riconosciuto questo ruolo storico. Se il Partito Democratico alzerà finalmente bandiera verde, dopo anni di insistenza, una piccola parte del merito spetta anche a noi tanto vituperati Verdi. Ci auguriamo che l'ambientalismo del Pd non sia solo di facciata e per questo continueremo ad essere custodi attenti di una interpretrazione autentica della questione ambientale".
In occasione della grave sconfitta che i Verdi hanno subito alle elezioni politiche dello scorso aprile, ho sollevato varie critiche nei confronti dei Verdi, in quanto le motivazioni della sconfitta secondo me erano per buona parte imputabili esclusivamente a loro stessi. Tuttavia, mi sento perfettamente d'accordo con quanto scritto dalla sig.ra Francescato: onore ai Verdi per quanto fatto, ora bisogna vigilare, soprattutto vista la mancanza di un'anima verde in Parlamento (sia nella maggioranza che nell'opposizione)...

martedì 22 aprile 2008

I Verdi fuori dal Parlamento italiano...

Questo è stato il tragico responso delle elezioni politiche italiane del 13-14 aprile 2008: il partito dei Verdi è stato letteralmente cancellato dal Parlamento italiano, visto che la Sinistra Arcobaleno (il raggruppamento di cui facevano parte) non ha raggiunto le soglie previste dal “Porcellum” per ottenere i seggi alla Camera (almeno il 4%) e al Senato (almeno l’8%). I “Verdi” si presentarono per la prima volta ad una tornata elettorale nel 1987, ed entrarono subito in Parlamento dove rimasero fino… a pochi giorni fa: erano nati per rappresentare quell’ecologia che non doveva essere né di destra né di sinistra, doveva essere una cultura naturalmente trasversale ed un movimento che non avrebbe mai dovuto trasformarsi in partito. Lo scorso 17 aprile 2008 Giovanni Valentini ha scritto un articolo per il quotidiano La Repubblica intitolato “Il Sole che non ride più”, davvero interessante per comprendere le motivazioni che hanno portato alla cancellazione dei Verdi. Perché è incomprensibile come mai, proprio in questo momento storico in cui molti cittadini sono preoccupati dell’ambiente che li circonda, pochissimi elettori abbiano continuato a sostenere i Verdi: ha ragione il giornalista dire che “I Verdi erano diventati un partito e sono rimasti sempre un partito. Piuttosto che portare aria fresca nelle stanze della politica, ne hanno assorbito purtroppo i vizi e i veleni. Si sono intossicati di burocrazia. Hanno costruito un gruppo di potere, dividendosi perfino in correnti e conventicole. Hanno peccato spesso di estremismo e di radicalismo, invece di praticare un ambientalismo sostenibile come pure qui avevamo auspicato da tempo, finendo per apparire come il partito del NO anche quando avevano qualcosa di positivo e di propositivo da dire. E a molti è sembrato che fosse ormai un partito ministero o addirittura un altro partito–azienda in scala ridotta”. Credo siano proprio questi i motivi per cui i fedeli elettori abbiano tradito i Verdi: io personalmente non ho mai condiviso il fatto che i Verdi fossero un partito (ed infatti non li ho mai votati, pur condividendo molte loro idee), in quanto loro avrebbero dovuto essere l’anima verde di un grande partito riformista di sinistra che, purtroppo, in Italia è nato solo pochi mesi fa. Ribadisco che l’ambientalismo non dovrebbe essere né di destra né di sinistra: tuttavia, di fronte alla famigerata destra degli ultimi 15 anni (compresa quella che ha appena vinto, che sappiamo come la pensi su territorio ed ambiente), è inevitabile che io affianchi i Verdi ad un partito di sinistra… Se il PD fosse nato già in concomitanza delle elezioni politiche del 2006 e i Verdi ne fossero diventati un loro correntone, forse oggi staremmo parlando di altri risultati elettorali. Invece, per una serie di congiunture politiche, il PD è nato troppo tardi (ed ha perso) e i Verdi (non correndo col PD) sono stati cancellati: Alfonso Pecoraio Scanio si è dimesso dalla direzione del partito, mentre ora si aspetta il congresso che si dovrebbe tenere a luglio di quest’anno.
Il ministro dei Verdi Paolo Cento ricalca quanto detto dal giornalista Valentini: “Il problema è essere diventati un partito verticista e il rimedio è tornare al federalismo territoriale spostando il baricentro delle decisioni dal vertice alla periferia. Per le alleanze faremo di necessità virtù sperimentandole a livello globale”. Tuttavia, dobbiamo rendere merito a Verdi di aver cambiato alcune cose in questi anni in Italia: è certamente merito loro se sotto il Governo Prodi hanno trovato spazio la tutela del territorio (vedi il “Codice del Paesaggio e dei Beni Culturali”), la lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico e, soprattutto, lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (in primis il solare termico e il fotovoltaico). Ha certamente ragione Valentini quando dice che “non si sarebbe diffusa tanto in questi vent’anni una coscienza ambientale in Italia senza l’apporto dei Verdi, senza il loro radicalismo originario. Non sarà più facile né tantomeno più efficace la difesa dell’ambiente con la loro uscita dal Parlamento. Nelle amministrazioni locali, nelle città e nelle regioni, potranno continuare a svolgere un ruolo tanto più incisivo se metteranno a frutto la severa lezione di questo responso elettorale, rifugendo dalle tentazioni o dai rigurgiti del massimalismo”.
Da dove ripartire, allora? Ripartire dagli ambientalisti veri, e lo dico con franchezza visto che sono Segretario di un circolo aderente a Legambiente: Monica Frassoni (copresidente del gruppo europeo dei Verdi) dice che per rifondare il movimento bisogna convocare gli Stati generali dell’ecologia per aprirsi agli ambientalisti che non hanno partecipato direttamente alla storia dei Verdi. Gente nuova quindi, togliendo ogni dubbio. Il giornalista Valentini punta anche lui su questa cosa: a parte l’impegno futuro dei Verdi (ancora da verificare) col PD, resta sul campo il presidio delle associazioni ambientaliste tra le quali Legambiente, Greenpeace, Italia Nostra, WWF, FAI, MareVivo, i cui iscritti sono numerosissimi (addirittura numericamente superiori a coloro che alle ultime politiche hanno votato i Verdi) che con il loro costante lavoro stanno mantenendo vivo il pensiero ecologista in Italia. Siamo noi ambientalisti, iscritti a queste associazioni, che dobbiamo porre le basi per un “patto per l’ambiente”, è l’unione dei nostri singoli impegni che sta sostenendo e conducendo varie battaglie per la difesa del territorio, per la tutela dell’ambiente, contro varie forme di inquinamento. Più saremo, meglio sarà per il nostro paese.