mercoledì 18 luglio 2007

Siccità: rischio accorciamento per il Po!

Stiamo parlando del nostro grande fiume Po, il maggiore d'Italia: alcune cifre vi faranno capire la sua importanza per il nostro paese. Il suo bacino si estende per 71.000 kmq, sui quali si concentra il 40% del Prodotto Interno Lordo italiano, il 37% delle industrie nazionali, il 46% dei posti lavoro, il 55% della zootecnica, il 35% della produzione agricola nonchè... il 48% del consumo nazionale di energia elettrica! Ma il nostro caro fiume è sempre più in agonia, soprattutto per le sempre più frequenti ed intense siccità e per le enormi quantità di acqua che vengono prelevate (ben 2,5 miliardi di mc all'anno, di cui il 73% destinato all'agricoltura): fatto sta che negli ultimi anni la portata media del Po è in costante discesa e a Pontelagoscuro (FE) segnala un calo del 20-25% rispetto alla media storica (attualmente la portata media è di 1.400-1.500 mc/sec contro una media di 1.800 mc/sec). Tuttavia nei momenti più critici, come quello attuale, la portata desta preoccupazione soprattutto verso la foce dove può scendere fino a 180 mc/sec (una quantità che non basta neppure a raffreddare gli impianti della centrale elettrica di Porto Tolle, figuriamoci per gli altri usi!): ma il problema più grande è la risalita di acqua salata dall'Adriatico verso il corso del fiume, proprio a causa del suo livello molto basso. Già lo scorso anno le acque salate avevano risalito 40 km di fiume e il rischio è che questo tratto possa arrivare a 100 km, arrivando all'altezza di Ferrara! Sarebbe (anzi è già) una disfatta perchè l'acqua salata purtroppo danneggia qualsiasi cosa: inquina le falde acquifere rendendo l'acqua non più potabile e naturalmente l'acqua del fiume non può essere utilizzata per l'agricoltura. Lo scorso anno in provincia di Rovigo le risaie avevano un'estensione di 2.500 ettari che quest'anno si sono ridotti a meno di 1.000: l'acqua salata del Po non può essere utilizzata altrimenti il sale brucerebbe le piante di riso e senza acqua le piante sono bruciate dal sole, così è già andato perso il 50/70% del raccolto! Inoltre la mancanza di acqua dolce impedisce di dissalare il terreno che quindi non può essere utilizzato per la successiva coltivazione di cocomeri, mais e soia; senza l'acqua dolce spariscono salici e canne palustri; in pratica ci sono già pezzi di terreno desertificati. Questo è il rischio che corre il Delta del Po: desertificazione!!! Purtroppo non ci sono molte soluzioni a questa distruzione senza dubbio opera dell'uomo e delle sue esigenze: si parla di barriere antisale da installare alla foce del Po. Una prima barriera era stata messa 20 anni fa ma ormai è vecchia... Ora sono in progetto altre barriere per bloccare la risalita del mare: una barriera fissa al Po di Goro (per trasformare questo pezzo di fiume in una riserva di acqua dolce da poter essere impiegata in caso di emergenza), un'altra barriera al Po di Tolle e una diga antisale alla Busa dritta che prevede miliardi di bollicine fatte uscire da gommoni messi sul fondo dell'alveo. Purtroppo si tratta di progetti molto costosi, fino a 100 milioni di euro, ma sono ormai l'unica strada percorribile per salvare il salvabile! Ha ragione il regista Ermanno Olmi (che al Po ha dedicato il film Centochiodi) quando dice che "Il fiume Po è il ritratto del nostro paese. Il suo degrado, il suo impoverimento e la sua morte sono il simbolo del generale impoverimento morale, civile e religioso degli italiani. Un degrado del paesaggio fisico a cui corrisponde un degrado umano. Un fiume pieno di veleni". Purtroppo stiamo pagando gli sbagli del passato, tra cui l'impiego costante in agricoltura di colture che richiedono enormi quantità d'acqua nonchè lo sfruttamento forsennato per usi industriali, sbagli a cui è difficile rimediare...

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