Infrastrutture italiane: male i porti commerciali (mentre quelli turistici...)
Il paradosso (l'Italia è un paese di paradossi...) è che, mente i porti commerciali arrancano, quelli turistici... vanno a gonfie vele!!! Negli ultimi anni, dopo il decreto Burlando del 1997, le procedure per la costruzione di un porto turistico si sono enormemente semplificate (prima ci volevano anche 10 anni): dopo il decreto, lo Stato ha delegato in ciò le Regioni (e molto spesso queste ai Comuni...) semplificando alla grande i tempi di esecuzione. Questo ha favorito un grande sviluppo del turismo nautico (che incide oggi per un 2.2% sul Pil), nonchè dei paesi affacciati sul mare: dove sono stati costruiti porti turistici si sono sviluppate attività legate alla gestione portuale (gestione degli ormeggi, manutenzione e carenaggio delle imbarcazioni, rifornimento, servizi diretti, ecc...), nonchè poli di attrazione commerciale ed urbanistica, attività varie (albergazione, ristorazione, ecc...) e un pullulare di eventi e manifestazioni sportive e nautiche. Solo nel 2006 sono stati realizzati in Italia 3.000 posti barca, portandoli ad un totale di 130.000 di cui 54.000 in porti turistici, 44.000 in approdi e 32.000 in punti di ormeggio. Attualmente sono in corso di realizzazione circa 35 progetti di nuovi porti turistici o di riqualificazione di quelli esistenti (tra cui quelli di Imperia, Siracusa, Marina di Pisa e Nettuno), i quali a loro volta riqualificano aree depresse. Tuttavia, la richiesta di posti barca è in continuo aumento e l'offerta non riesce più a soddisfarla: questo crea il rischio di un allontanamento delle barche verso le più attrezzate Francia e Spagna e le più concorrenziali Grecia, Croazia e Turchia.
Cosa si può concludere da tutto questo:
1) porti turistici: buona la situazione, anche se non bisogna perdere l'opportunità di costruirne di nuovi (vista la domanda sempre in aumento) e sempre nel rispetto dell'ambiente circostante (tutti gli interventi devono infatti essere accompagnati da opere di riqualificazione ambientale stabilite per legge). Sarebbe un peccato non approfittarne visto il notevole peso dell'attività turistica sull'economia nazionale;
2) porti commerciali: situazione molto meno buona rispetto a quelli turistici. C'è bisogno di un forte investimento per il potenziamento di quelli esistenti e la realizzazione di nuovi: strade ed autostrade sono ormai intasate di camion ed autoveicoli vari, sarebbe ora puntare sul trasporto marino visti anche i 3.000 km di costa che abbiamo e l'estensione dei mari che ci circondano.
Proprio la posizione centrale nel Mediterraneo dovrebbe giovare in tal senso all'Italia: non dimentichiamo che questo fatto le fece guadagnare in passato una posizione invidiabile rispetto al resto d'Europa facendo la fortuna della nostra economia (un esempio ne sono state le Repubbliche Marinare...) e che invece ora sta avvantaggiando i paesi laterali a noi, come la Spagna. Il rischio è quello di essere il paese con più km di costa e allo stesso tempo quello che non riesce a fare del suo mare una risorsa per la sua economia.
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