domenica 21 ottobre 2007
In conseguenza di un prossimo esaurimento delle risorse minerarie sulle terre emerse, vari Stati stanno cercando ora di imporre la loro sovranità sulle acque di mari ed oceani dei Poli terrestri al fine di sfruttare i presunti ricchi giacimenti rimasti finora inesplorati. La corsa è partita anche in vista dello scioglimento dei ghiacci dell'Artico, che consentirebbe un maggior sfruttamento dei fondali marini, ma ora il problema si pone anche per l'Antartico: infatti lo scorso 17 settembre la Gran Bretagna ha annunciato la rivendicazione di parte dei fondali marini dell'Antartide affermando che la decisione è "essenzialmente un'assicurazione sul futuro"! Infatti le leggi internazionali vigenti impediscono lo sfruttamento delle risorse minerali dell'area: il territorio dell'Antartide è infatti soggetto ad un trattato internazionale del 1961 che regola la convivenza tra gli Stati che vi svolgono esclusivamente attività di ricerca scientifica (la Gran Bretagna ha oggi due grandi stazioni di ricerca permanenti ed è stata la prima a sbarcare nell'Antartico nel 1908). La porzione di fondale marino al largo dell'Antartide a cui ambisce la Gran Bretagna ha una superficie di 2.600 kmq: tuttavia è ancora in corso una diatriba su quale sia il reale territorio interno e costiero (a causa della copertura variabile dei ghiacci): finora nessuno dei 7 Stati che rivendicano una fetta dell'Antartide si è prodigato per ottenere una risposta a questa diatriba. Già Australia, Cile ed Argentina avevano comunque recentemente avanzato una rivendicazione formale sull'Antartide... La Gran Bretagna si è mossa in quanto nel maggio 2009 scade il periodo entro il quale un paese deve consegnare le proprie rivendicazioni sullo zoccolo continentale in linea con le disposizioni di un trattato internazionale del 1982 sulla legge del mare, firmato sotto gli auspici dell'ONU e soggetto ad un lentissimo processo di ratifica: le rivendicazioni devono rispettare i limiti territoriali previsti dall'art. 76 del trattato, in base al quale il limite massimo di una rivendicazione non deve superare le 350 miglia nautiche dalla costa (circa 563 km). L'attuale limite delle acque territoriali è di 12 miglia (circa 20 km): ecco perchè la Gran Bretagna avanza le sue pretese... E' partita dunque la corsa per accaparrarsi le risorse minerarie inesplorate: petrolio e gas metano sulla terraferma prima o poi si esauriranno, quinidi poco importa distruggere Poli o fondali marini, l'importante è far funzionare una nazione, no? Non capisco coma possa essere consentito a dei paesi "spartirsi" un Polo e i suoi fondali: ci dovrebbe essere una legge ben chiara che sancisca la totale ed eterna inutilizzazione di questi Poli, ovvero i termoregolatori intatti (finora) del nostro Pianeta! Tanto vale quindi lanciare un appello alle energie rinnovabili come quello del mio precendete post su Gussing...
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2 commenti:
good start
molto intiresno, grazie
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