giovedì 6 dicembre 2007
Poco tempo fa era giunta la buona notizia che i boschi italiani (ma anche a livello mondiale) stavano riguadagnando terreno dopo la deforestazione selvaggia degli anni precedenti. Ma subito ecco la retromarcia: le superfici boschive italiane stanno diminuendo proprio a causa del cambiamento climatico in atto che sta mettendo in pericolo ben 1/3 dei boschi-foreste del nostro paese! Tra le cause principali vi è la siccità e, a tal proposito, vi espongo alcuni dati davvero allarmanti: riguarda la diminuzione di precipitazioni annue in alcune località montane italiane nel ventennio 1980-2000 rispetto al precedente trentennio 1955-1985. Ebbene Brà (Piemonte) ha visto un calo annuo della pioggia di 93 mm, Luserna San Giovanni (Piemonte) di 120 mm, Lago Gabiet (Valle d'Aosta) di ben 1.800 mm passando da una media annua di 2.800 mm ad una di 1.000, Cividale (Friuli Venezia Giulia) di 580 mm, Dobbiaco (Trentino Alto Adige) di 450 mm, Corvara (Trentino Alto Adige) di 670 mm, Boscolungo (Toscana) di ben 1.700 mm passando da una media annua di 4.000 mm ad una di 2.300, Mercatello (Marche) di 340 mm, Camerino (Marche) di 370 mm, Camaldoli (Toscana) di 800 mm, Posticciola (Lazio) di 930 mm, Pescasseroli (Abruzzo) di 930 mm, Barisciano (Abruzzo) di 108 mm, Ardore (Calabria) di 190 mm e Armungia (Sardegna) di 155 mm! Proprio la forte diminuzione di pioggia e neve sta causando problemi a ben l'80% delle foreste italiane, mentre già il 31% dei boschi è già colpito dall'aumento delle temperature. Sono i dati che emergono da una ricerca effettuata dalle università italiane e presentata martedì 04 dicembre 2007 dal Ministero dell'Ambiente come tappa per l'elaborazione di un piano nazionale di adattamento climatico. E' dunque in pericolo la biodiversità della vegetazione italiana: si tratta di ben 300 tipi di bosco (querceti, faggeti, abetaie, lecceti, sughereti, macchia mediterranea, ecc...) con una vastissima quantità di nicchie climatiche e di specie vegetali. Il problema è nazionale, in quanto le difficoltà maggiori non si concentrano in poche zone ma sono sparse a macchia di leopardo in tutto il paese: in pericolo sono in particolare il peccio, i querceti di rovere e la farnia sulle Alpi, le faggete termofile e i querceti di roverella e cerro un pò in tutta la penisola, i querceti di virginiana e quelli di vallonea e fragno al Sud nonchè le sugherete, la macchia mediterranea e il leccio nelle grandi isole. Per quanto riguarda l'aumento termico è maggiormente a rischio la vegetazione di Toscana, Umbria, Abruzzo, Sardegna, Sicilia e Puglia, viste le notevoli e innumerevoli ondate di caldo africano (la scorsa estate ben 3 intense ondate di calore di cui 2 eccezionali!!!), mentre per quanto riguarda la siccità maggiormente a rischio è la vegetazione dell'arco alpino, della Pianura Padana e delle grandi isole. Inoltre, una minore superficie boschiva corrisponde ad una minore capacità di assorbimento del carbonio che viene rilasciato in atmosfera, alimentando così il circolo vizioso del riscaldamento globale. Per far fronte al problema il Governo Prodi ha stanziato 150 milioni di euro per la realizzazione di boschi urbani e suburbani nelle aree degradate e per il rimboschimento. Ma allo stesso tempo è stato però bocciato in commissione Bilancio alla Camera l'emendamento per l'istituzione del nucleo investigativo della Forestale che avrebbe dato al nostro paese la possibilità, ad esempio, di difendersi dai criminali che incendiano i boschi, soprattutto durante l'estate: una grave mancanza, dettata probabilmente dalla scarsità di fondi e dalla necessità di tagliare le spese che, però, vengono sempre tagliate per gli enti minori e rimangono ben "vive" nell'amministrazione pubblica (vedi le Provincie)...
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