mercoledì 5 dicembre 2007
In italia il rischio idrogeologico è sempre molto alto, a causa della fragilità di buona parte del nostro territorio spesso colpito da frane ed alluvioni: pensate, l'80% dei mille comuni più esposti a rischio idrogeologico ha abitazioni minacciate da frane ed alluvioni, mentre uno su tre ha interi quartieri minacciati e addirittura oltre la metà di questi vede sorgere nuovi fabbricati industriali in zone a rischio!!! Inoltre, nel 39% dei comuni non viene ancora realizzata una manutenzione ordinaria delle sponde e le delocalizzazioni delle strutture presenti nelle aree più a rischio riguardano per le abitazioni appena l'11% dei comuni e per i fabbricati industriali solo il 6%! Nettamente migliore è la situazione dell'organizzazione locale di protezione civile: quasi 4 comuni su 5 possiedono infatti un piano d'emergena da mettere in atto in caso di frana od alluvione, anche se oltre la metà di questi non lo ha mai aggiornato negli ultimi anni rendendolo quindi meno efficace. Ma tant'è... Questi sono i risultati di "Ecosistema Rischio 2007", un'indagine eseguita da Legambiente e dal Dipartimento della Protezione Civile sulla situazione dei comuni italiani a rischio idrogeologico e realizzata con "Operazione Fiumi 2007", monitorando oltre 1000 comuni classificati a "rischio idrogeologico" nel 2003 dal Ministero dell'Ambiente e dall'UPI. L'indagine è stata presentata lunedì 03 dicembre 2007 da Guido Bertolaso (capodipartimento della Protezione Civile) e da Francesco Ferrante (direttore generale di Legambiente) nel corso del convegno dedicato al libro "Le buone pratiche per gestire il territorio e ridurre il rischio idrogeologico" organizzato in occasione dell'VIII° Congresso Nazionale di Legambiente che si tiene a Roma dal 29 novembre al 9 dicembre 2007. Il problema del dissesto idrogeologico italiano deriva dal pessimo utilizzo del nostro territorio nel corso degli ultimi decenni ed è accentuato dall'incuria ancora attuale sulla difesa idraulica, tanto che ancora si continua a costruire in aree a rischio. Dall'indagine risulta in particolare che per il 71% dei comuni è ancora insufficiente il lavoro svolto di mitigazione del rischio idrogeologico mentre ben il 39% dei comuni non fa niente per la sicurezza del territorio. I migliori risultati (emersi da "Operazione Fiumi 2007") si sono avuti al Nord: 1° (per il 2° anno consecutivo) è il comune di Santa Croce all'Arno (PI), 2° è Palazzolo sull'Oglio (BS) e 3° è Finale Emilia (MO). Negli ultimi posti (tutti al Centro-Sud) figurano Tursi (MT), San Biagio Saracinisco (FR), Castel Volturno (CE), Sutera (CL) e Noto (SR). Tra i capoluoghi di regione il migliore è Genova, grazie agli effettuati interventi di delocalizzazione di strutture da aree a rischio ad aree sicure, alla costante manutenzione degli alvei dei fiumi, alle opere di difesa idraulica, al piano di protezione civile aggiornato e alle attività informative rivolte ai cittadini. Ultima invece L'Aquila che, pur avendo strutture in aree a rischio, non ha avviato alcun intervento di delocalizzazione. Tra le regioni la migliore è risultata l'Umbria, con la percentuale più alta (41%) di comuni attivi contro il rischio idrogeologico, mentre fanalino di coda sono Abruzzo, Calabria e Basilicata dove ben il 92% dei comuni svolge pochissime opere di prevenzione e mitigazione del rischio! Insomma, c'è ancora tanta strada da fare: arresto della deforestazione, pulitura costante degli alvei dei fiumi, opere di difesa idraulica, arresto dell'urbanizzazione selvaggia, spostamento delle strutture da aree a rischio ad aree sicure, sono tutte opere che sommate tra loro contribuirebbero in maniera determinante alla salvaguardia del nostro territorio, limitando notevolmente il numero di perdite di vite umane nonchè l'entità dei danni in caso di eventi di dissesto idrogeologico come frane e alluvioni.
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