RIFIUTI: no all'incenerimento, sì al riciclaggio
Insisto nel proporre la mia teoria: i termovalorizzatori non sono la soluzione al problema rifiuti perché non li eliminano (sempre per il principio che “nulla si crea e nulla si distrugge”) in quanto (uno) per ogni tonnellata di rifiuti inceneriti si ottengono oltre
Ho già esposto in uno degli ultimi miei articoli i pericoli derivanti dall’incenerimento (diossina e polveri sottilissime), con gravi ripercussioni per la nostra salute: si tratta di INQUINAMENTO INVISIBILE, quindi nessuno se ne preoccupa e soprattutto nessuno lo dice alla popolazione, che nel frattempo subirà (e subisce già!) un sensibile aumento dei tumori.
Io mi chiedo: perché i soldi per i termovalorizzatori non si impiegano invece per la realizzazione degli impianti per il riciclaggio dei rifiuti? Vi riporto velocemente il processo di riciclaggio di alcuni tipi di rifiuti.
CARTA. Tramite raccolta differenziata, la carta viene raccolta e stoccata negli impianti, selezionata per eliminare parti impure (metalli, plastica, ecc…) presenti in alcuni tipi di carta e sbiancata (per eliminare gli inchiostri, poi smaltibili in altri impianti). Si ottiene così la cellulosa, che ritorna quindi ad essere materia prima pronta a rientrare nel ciclo di produzione di nuova carta. Certo, per produrre una tonnellata di carta nuova non basta una tonnellata di carta riciclata, ma dovrà comunque essere aggiunta una piccola quantità di cellulosa fresca proveniente da alberi: però i vantaggi sono molteplici, come la minor quantità di cellulosa da albero da impiegare (e quindi minor quantità di alberi da tagliare), riduzione dei rifiuti da mandare in discarica, eliminazione dell’inquinamento da incenerimento e riduzione dei costi visto che il costo della materia prima riciclata è sensibilmente inferiore a quello della pasta di legno (normalmente usata).
PLASTICA. Tramite raccolta differenziata, la plastica viene raccolta e stoccata negli impianti: qui viene sottoposta a processi di riscaldamento (ad una certa temperatura e pressione) consentendo al materiale di rammollirsi sotto l’effetto del calore e riacquistare quindi nuove forme (in base a quelle desiderate) senza quindi richiedere l’utilizzo di nuovi polimeri (ottenuti dal petrolio). Quindi davvero un grande vantaggio ambientale. La plastica riciclata è suddivisibile in tre categorie: termoplastiche (rammolliscono sotto effetto del calore, possono quindi essere rimodellate in nuove forme e irrigidiscono sotto raffreddamento, con la possibilità di poter replicare il procedimento più volte), termoindurenti (come le precedenti, solo che il processo può essere fatto solo una volta: riscaldandole, dopo aver già effettuato il processo di cui sopra, non rammolliscono più ma si decompongono carbonizzandosi) ed elastomeri (possono essere sia termoplastiche che termoindurenti, con il vantaggio di essere estremamente deformabili ed elastiche). Molteplici i vantaggi: eliminazione dei polimeri (derivati del petrolio), riduzione dei rifiuti da mandare in discarica, eliminazione dell’inquinamento da incenerimento (la plastica bruciata è tra le maggiori responsabili della produzione di diossina) e riduzione dei costi visto che il costo della materia prima riciclata è sensibilmente inferiore a quello del polimero (normalmente usato).
VETRO. Tramite raccolta differenziata, il vetro viene raccolto e stoccato negli impianti: viene prima sottoposto a processi di trattamento e valorizzazione, poi viene inoltrato alle vetrerie dove viene fuso nei forni e riutilizzato per la produzione di nuovi prodotti in vetro. Viene addirittura utilizzato in edilizia per la realizzazione di materiali isolanti (come il vetro schiuma). Inoltre, il vetro riciclato fonde ad una temperatura inferiore rispetto alla materia prima: questo comporta un risparmio energetico, economico (meno materia prima) e di inquinamento atmosferico dovuto ai minor fumi prodotti dai forni di fusione, nonché riduzione dei rifiuti da mandare in discarica.
UMIDO. Tramite raccolta differenziata, lo scarto umido (compresi gli scarti da giardino), viene raccolto e stoccato negli impianti di compostaggio: qui si trasforma in fertilizzante e terriccio da impiegare per scopi agricoli.
Lo stesso discorso vale anche per altri tipi di rifiuti, come i metalli (che possono essere fusi), il legno (che può essere utilizzato negli impianti di teleriscaldamento), vestiti e scarpe (che possono essere inviati a popolazioni bisognose), ecc…, con una diminuzione sensibile dei materiali da mandare in discarica: infatti qui vi finirebbe solo il 15% del rifiuto riciclato, ovvero la parte secca. Questo comporterebbe un bel “respiro” alle discariche, senza la necessità di costruirne di nuove, isolando in maniera adeguata quelle esistenti e (perché no) utilizzare il biogas che vi si forma al loro interno per la produzione di energia elettrica (questa sì che sarebbe energia da fonte rinnovabile!!).
Quindi basterebbe un’ottima raccolta differenziata dei rifiuti (magari col sistema “porta a porta”), la realizzazione di impianti per il riciclaggio dei materiali differenziati (invece dei termovalorizzatori) e un buon sistema di discariche (magari spostando quelle poste nei pressi dei centri abitati e bonificando le altre). PERCHE’ QUESTO SISTEMA NON VIENE ATTUATO?
Ah, naturalmente tutto sarebbe più sostenibile se fosse diminuita la quantità impressionante di imballaggi relativa ai prodotti che compriamo, il chè comporterebbe una sensibile riduzione dei rifiuti da riciclare e da mandare in discarica: ma in questo senso urge un cambio di mentalità generale. In attesa di tale cambiamento (che non vedo…), sarebbe già un bel passo avanti attuare il sistema sopra descritto…
1 commento:
bravo, buon post. bisogna informare la gente, purtroppo viviamo in un nmondo troppo meschino per deire le cose come stanno con i media. tocca a noi esprimerci com e baluardo della libertà d'informazione...
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