mercoledì 20 febbraio 2008

“Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” a forte rischio…

Mi fa molto piacere aver letto ieri sul quotidiano La Repubblica un articolo di Giovanni Valentini intitolato “Giù le mani dal paesaggio”, col quale concordo perfettamente visto che le cose da lui scritte le sostengo anch’io da parecchio tempo (avendovi dedicato vari post). Nel mio precedente post, in merito a tale argomento, riportavo che era arrivata la tanto attesa e promessa (dal ministro Rutelli) riforma del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, predisposta dallo stesso Rutelli e varata in extremis dal Governo Prodi (uscente), alla quale lo stesso Valentini aveva dedicato un articolo sempre su La Repubblica: tuttavia manca ancora l’approvazione definitiva del nuovo Codice e il tempo stringe, visto che mancano meno di due mesi alle elezioni e, se quest’ultime fossero vinte dal centro-destra berlusconiano, il Codice rischierebbe la distruzione. L’ho detto tante volte e sono contento che personaggi di spicco (come Valentini) lo sottolineino spesso; in forza di una legge-delega già prorogata di due anni, il termine ultimo per ratificare il provvedimento scade il prossimo 1° maggio, e se vincesse il centro-destra…
Si tratta di una riforma importante: fondato sull’art. 9 della Costituzione, secondo il quale La Repubblica tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della Nazione”, il Codice prevede una cosa molto importante ovvero una pianificazione congiunta tra Stato e Regioni per l’elaborazione dei piani paesaggistici, subordinati al parere vincolante delle Sovrintendenze su qualsiasi intervento urbanistico o paesaggistico che incida su territori vincolati: in poche parole, il potere sul paesaggio affidato alle Regioni dalla legge sul federalismo (di bossiniana memoria) ritorna ora allo Stato, com’è giusto che sia e come prevede la Costituzione. Troppe cose durante il Berlusconi II sono state fatte contro la Costituzione: le Regioni, avendo il potere decisionale sul territorio e sul paesaggio, hanno fatto di tutto e di più (e quasi sempre male), arrivando alla deturpazione e alla speculazione che è sotto gli occhi di tutti, tanto prima o poi arriveranno i condoni (ah, nella puntata di “Porta a Porta” di martedì 12 febbraio 2008 su RAI1 Berlusconi ha ribadito che i condoni non sono così male… in pratica ha già spiegato metà politica economica di un suo possibile, e probabile, futuro governo). Ora, con la riforma del Codice, la competenza esclusiva sulla tutela del paesaggio ritorna allo Stato, anche in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale n° 367/2007 del novembre scorso. Diamo merito di questa riforma del Codice ad una commissione di esperti presieduta dal professor Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Tuttavia c’è un altro problema: prima dell’approvazione definitiva da parte del governo uscente, il Codice deve ottenere i pareri consultivi della Conferenza Stato – Regioni e delle competenti Commissioni parlamentari (Cultura e Ambiente): ciò che preoccupa è la Conferenza Stato – Regioni, in quanto alcune di queste stanno cercando di allungare l’iter procedurale per insabbiare il procedimento (vi sono sottobanco vari interessi economici…). E tra queste non vi sono solo regioni governate da giunte di centro-destra (come Lombardia e Veneto), ma anche alcune di quelle di colore opposto come la Toscana e la Calabria che stanno andando controcorrente a quelle regioni governate dal centro-sinistra che vogliono invece l’attuazione del Codice (e tra queste vi sono Piemonte, Sardegna, Puglia e Basilicata). Anche questo è uno dei cari effetti del federalismo che il vostro caro Bossi ha voluto (ed ottenuto) dall’amico Berlusconi.
Ecco perché mi inquieta così tanto una possibile (e , ahimè, probabile) vittoria di quello che sarebbe il Berlusconi III (candidato premier per la 5° volta!!): non è demagogia dire che si continuerebbe con un’edificazione insensata e sfrenata che strapperebbe ampi terreni indistintamente a zone ora adibite ad agricoltura, pascolo, foreste, aree protette, purché si costruisca (capannoni o villette o palazzi), anche contro legge perché “se si costruisce è un segno che l’economia è viva” (come sostengono molti consiglieri regionali di centro-destra)! Mi vengono i brividi… E poi vi aggiungiamo termovalorizzatori in ogni provincia italiana, operazioni fatte sottobanco, abusivismo favorito dalla promessa dei condoni edilizi, ponte sullo Stretto di Messina (che non è stato bocciato da Prodi, come sostiene Berlusconi, per i delfini dello stretto ma per ovvie ragioni di mancanza di strutture di primaria necessità sia in Sicilia sia in Calabria che dovrebbero essere realizzate ben prima del ponte!), strade ed autostrade ovunque anziché potenziare vie alternative (navigazione, ferrovie, ecc…) alla faccia dell’inquinamento dell’aria, energie rinnovabili boh? Tutto questo mi inquieta notevolmente: non che sia così entusiasmante l’alternativa ambientale del Partito Democratico, ma è sempre meglio di niente, diciamo che se da un punto di vista ambientale il PDL ha un animo bianco, il PD ce l’ha verdino (che non è verde ma è già qualcosa)!

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