martedì 19 febbraio 2008

ALLARME NITRATI dagli allevamenti veronesi!

Sulla rivista locale “Primo Giornale” del 12 febbraio 2008 (distribuito nella bassa pianura veronese) ho trovato un articolo dedicato all’allarme dei nitrati derivanti dai reflui degli allevamenti. Si tratta di un problema che non è nato oggi ma che si protrae da molti anni: il 15 maggio 2008 scade l’ultimatum dell’Unione Europea sulla Direttiva per regolamentare l’eliminazione dei reflui degli allevamenti (tale Direttiva prevede la definizione dei terreni dove sversare i reflui, divisi a seconda della capacità del terreno di trattenere i nitrati per evitare che entrino a contatto con le sottostanti falde acquifere). Ora gli allevatori sono sul piede di guerra perché, probabilmente, non saranno in grado di affrontare la nuova direttiva UE: i reflui degli allevamenti sono troppi da smaltire e, pertanto, 1600 allevamenti del Veronese sono a rischio chiusura. Si tratta per lo più di allevamenti avicoli (per un totale di 28.300.000 capi), cunicoli (conigli, con 457.890 capi), bovini (con 326.927 capi) e suini (con 202.950 capi), fino ai più piccoli allevamenti di ovini/caprini e di equini: tuttavia, sono gli allevamenti bovini quelli che producono più letame (120.481 mc/mese di letame) seguiti da quelli avicoli (78.039 mc/mese), per un totale complessivo (considerando ogni tipo di allevamento) di 24 milioni di kg di reflui all’anno! Il problema nasce dal fatto che, anche utilizzando tutti i 180.000 ettari disponibili della Provincia (considerando anche quelli ove non si potrebbe sversare), ne esce un carico di azoto medio per ettaro di 135 kg: togliendo i terreni che non si possono utilizzare (quindi montagne, colline, fiumi, aree urbanizzate, ecc…), il carico di azoto sale a 200 kg per ettaro: nelle zone vulnerabili (ovvero quelle con presenze di falde acquifere e sorgive) il limite UE è di 170 kg/ettaro, mentre per le altre zone è di 340. Qui nasce il problema, in quanto l’UE considera buona parte della Valpadana zona vulnerabile a causa della presenza del bacino del Po (con tutti i suoi numerosi affluenti e zone sorgive): inizialmente la Regione Veneto aveva proposto (nel 2004) un elenco di alcuni comuni vulnerabili, che ora è stato ampliato (la Regione è stata costretta) ed è al vaglio dell’UE, che entro il 15 maggio si deve pronunciare (se si pronunciasse in maniera negativa fermerebbe i contributi UE all’agricoltura per un valore di circa 60 milioni di euro…). È pur vero, tuttavia, che il problema non è nato ora ma molto tempo fa: l’Italia è infatti sotto infrazione addirittura dal 1991, anno da cui esiste questa Direttiva UE, e il nostro paese non si è mai adeguato… Ora la Regione Veneto sta puntando sul fatto che molti terreni della pianura sono di natura argillosa ed alluvionale e quindi tratterrebbero l’azoto in superficie, arrivando così ad un carico di 225 kg/ettaro di azoto: il problema però non si risolverebbe. E secondo voi cosa può spuntare come soluzione? I tanto famosi TERMOVALORIZZATORI!!! Si propone di realizzare dei piccoli termovalorizzatori per fare elettricità ed acqua calda, bruciando i reflui degli allevamenti (ormai è così di moda bruciare tutto…): se ne vogliono fare ben 7-8 solo nel Basso Veronese! Eh no! Ho sentito parlare di termovalorizzatori (in pratica, inceneritori) per settimane intere a proposito dell’emergenza rifiuti in Campania, dipingendoli come soluzione di tutti i mali: nessuna trasmissione televisiva e nessun quotidiano nazionale ha proposto soluzioni valide e pulite all’incenerimento, e ce ne sono (le ho elencate in numerosi miei post, basti pensare alla raccolta differenziata e ai conseguenti impianti di riciclaggio della plastica, della carta, del vetro, ecc…, tutto senza incenerimento e senza pericolo diossina o polveri sottilissime in atmosfera dannose alla salute). Ed ora mi si viene a riparlare di termovalorizzatori? Eh no! Anche in questo caso degli allevamenti, perché nessuno propone soluzione alternative pulite? Eppure ci sono: si chiamano BIOGAS. Trovo questa definizione: “per biogas si intende una miscela di vari tipi di gas (per la maggior parte metano, dal 50 all’80%!) prodotto dalla fermentazione batterica in anaerobiosi (ovvero in assenza di ossigeno) dei residui organici provenienti da rifiuti, vegetali in decomposizione, carcasse in putrescenza, liquami zootecnici o di fognatura. L’intero processo vede la decomposizione del materiale organico da parte di alcuni tipi di batteri, producendo anidride carbonica, idrogeno molecolare e metano”. Il gas prodotto dalla fermentazione viene catturato ed utilizzato per produrre calore ed elettricità, ad esempio nelle caldaie da riscaldamento e nei motori a scoppio. Si sono tra l’altro sviluppate ultimamente tecnologie molto avanzate che estraggono grandi quantità di biogas proprio dal letame prodotto dagli allevamenti. Sono molteplici i vantaggi di tipo energetico, ambientale ed agricolo che si ottengono col biogas: la CO2 prodotta dalla combustione del biogas è la stessa CO2 assunta dalle piante (e non come funziona per i combustibili fossili ove la CO2 viene emessa ex-novo); si evita al metano (che in ogni caso si produrrebbe in discarica) di svanire in atmosfera sotto forma di gas-serra; si produce energia da fonte rinnovabile evitando il gas metano di importazione; si dimenticano le discariche; si ha un miglioramento dell’economia delle aziende zootecniche e/o agricole; minori emissioni di gas-serra e zero emissioni di polveri sottili e diossina; migliore qualità dei fertilizzanti prodotti; riciclaggio economico dei rifiuti; minore inquinamento da odori; ridotta presenza di insetti; miglioramento delle condizioni sanitarie dell’azienda: guardate quante buone ragioni! Eppure…
Quindi per evitare lo sversamento dei liquami nei campi, non costruiamo questi maledetti TERMOVALORIZZATORI: costruiamo degli impianti (che, tra l’altro, costerebbero molto meno) ove depositare i reflui degli allevamenti per produrre biogas. Lo scarto dell’impianto può essere utilizzato come fertilizzante, la nostra aria resterebbe pulita (al contrario della presenza degli inceneritori…), avremmo un notevole risparmio energetico grazie al metano risparmiato e all’energia elettrica risparmiata. Tanti gli effetti positivi che, come sempre, non vengono mai presi in considerazione: il problema è che gli inceneritori fanno fare tanti soldini (sempre agli stessi…) ricevendo vari contributi per la loro costruzione, ma a noi e al nostro ambiente non pensa mai nessuno, nemmeno agli organi informativi così tanto schierati pro-inceneritori. Le polveri sottili se le respireranno però anche loro…

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