venerdì 28 marzo 2008

Ecco il nuovo “CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO”

Erano molti i timori che non ci fosse stato il tempo (causa la caduta del governo Prodi) e la volontà di ratificare il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”: promosso dal ministro Francesco Rutelli e predisposto da una commissione di esperti guidata dal professore Salvatore Settis, finalmente in nuovo Codice è stato ratificato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 19 marzo 2008. Si tratta di un passo importante per la difesa del territorio italiano, visto che dalla prima legge sul paesaggio del 25 settembre 1920 (che fu presentata dall’allora ministro della Pubblica Istruzione Benedetto Croce nel corso dell’ultimo governo Giolitti e approvata due anni dopo) si sono succedute leggine che non hanno impedito infinti abusi che hanno deturpato nel corso dei decenni il territorio del nostro paese. Questo nuovo codice è stato un passo necessario per combattere tutto quanto di peggiore è stato reso possibile in questi anni dal federalismo e dalla devolution, che hanno permesso alle Regioni di fare del territorio e dell’ambiente quel che hanno voluto. Ora però la tutela del paesaggio ritorna, finalmente, allo Stato. Il nuovo Codice ha preso spunto da quanto di più chiaro c’è scritto da 50 anni nella nostra Costituzione, ovvero da quell’art. 9 al cui primo comma si ribadisce che la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica” e al secondo comma ribadisce che “tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della Nazione”: ma sappiamo tutti cosa ne pensi il Centro-Destra della Costituzione italiana e i fatti lo hanno dimostrato… Ora finalmente è arrivato questo nuovo “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, che arriva dopo un’importante sentenza della Corte costituzionale dell’ottobre 2007 secondo la quale la tutela paesaggistica costituisce un valore primario e assoluto, come paradigma dell’identità nazionale. Per evitare che gli enti locali (Regioni, Province, Comuni) continuino a prendere decisioni di parte (e, quasi sempre, non in linea con la tutela del territorio) si è arrivati a questo nuovo Codice, che può essere considerato come la rifondazione ecologica del nostro paese.
Il nuovo Codice riguarderà la salvaguardia sia del territorio che dell’arte. Per quanto riguarda la salvaguardia del territorio, il Codice prevede la pianificazione come strumento di tutela e di disciplina da parte dello Stato, il quale emanerà delle linee guida a cui dovranno sottostare i piani regionali: inoltre, le Sovrintendenze dovranno emettere un parere vincolante preventivo sulla conformità dell’intervento ai piani paesaggistici. Per quanto riguarda la sub-delega ai Comuni, questi dovranno comprendere nel loro organico adeguate competenze tecniche e scientifiche, in modo da poter separare la materia urbanistica dalla tutela del paesaggio che per anni sono state un tutt’uno e questo è stato il male del nostro paese! Per quanto riguarda invece la tutela dell’arte, per bloccare quel saccheggio organizzato di opere d’arte sono state emanate norme molto più restrittive sulla circolazione internazionale e nuove norme per la salvaguardia del patrimonio immobiliare pubblico nel caso di dismissione o uso per la valorizzazione economica; è stata inoltre confermata la disciplina della Convenzione Unesco del 1970 sulla illecita esportazione dei beni culturali e sulle azioni per ottenere la restituzione.
Un esempio pratico di questo nuovo Codice è il decalogo per l’ambiente, il territorio ed il paesaggio che è stato proposto dalla rete dei Comitati Toscani, nel quale si parla di cementificazione, politiche energetiche, rifiuti, tutela dei beni culturali, ecc… Promotore di questa rete di comitati è stato Alberto Asor Rosa il quale, in un’intervista a Francesco Erbani del quotidiano La Repubblica, sostiene (giustamente) quanto importante sia stata l’approvazione del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” ma anche quanto la presente campagna elettorale sia estremamente povera di questi argomenti o non ne parli proprio per niente! Uno dei punti principali del decalogo è l’arresto del consumo di suolo, del quale io stesso ho trattato in molti miei precedenti post: a tal proposito Asor Rosa nell’intervista dice “L’espansione edilizia degli ultimi anni ha assunto proporzioni inimmaginabili. I dati dimostrano che è ormai scollegata da ogni esigenza abitativa. Noi chiediamo che, prima di consumare altro suolo, per ogni bisogno che vada al di là delle necessità sociali (le case per i giovani o per gli immigrati, per esempio) si riutilizzino strutture esistenti”.
Ha perfettamente ragione, ma non viene fatto, per il semplice motivo che i Comuni (proprio in seguito al taglio dei fondi statali avvenuto in seguito al federalismo) dal recupero dell’esistente non ottengono soldi da oneri di urbanizzazione e costo di costruzione, ma li ottengono dalle nuove costruzioni… Ora però si avvicinano le elezioni del 13-14 aprile 2008: se verranno confermati i sondaggi attuali, trionferà il Centro-Destra e sappiamo (purtroppo) l’idea che tale schieramento politico ha a proposito di territorio e paesaggio. Speriamo almeno che lascino intatto l’appena approvato “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”…

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