mercoledì 2 aprile 2008

L'effetto serra "compie" 50 anni!

L’effetto serra non è certo nato 50 anni, ma proprio tanti anni or sono è stato “scoperto”: già nel 1954 si tenne a Stoccolma una conferenza per sottolineare l’importanza di misurare a livello globale la quantità di gas serra presente in atmosfera, al fine di poterne studiare gli effetti sul clima terrestre. Dopo questa conferenza alcune organizzazioni erogarono dei finanziamenti che, però, non furono sufficienti per effettuare misure regolari dei gas serra, ottenendo quindi risultati insoddisfacenti. Ma fu poco dopo che un tale Charles David Keeling, studente di dottorato al California Institute of Technology e grande appassionato di geochimica, compì enormi sforzi per costruire una base stabile di osservazione per garantire misurazioni continuative: assieme a Roger Revelle, oceanografo e direttore della “Scripps Institution of Oceanography” a San Diego, che riuscì ad ottenere dei fondi per la ricerca dal Comitato dell’Anno Geofisico Internazionale del 1957-1985, acquistarono uno spettrofotometro e lo installarono nel 1957 in cima al monte Mauna Loa, che svetta con i suoi 3.400 metri di quota nell’arcipelago delle Hawaii. Grazie ai successivi incentivi forniti dal chimico Hans Suess e dalla “National Science Foundation”, nel 1958 Keeling e Revelle poterono iniziare le misurazioni della concentrazione di gas serra (e di CO2 in particolare) in atmosfera. Ecco, qui parte lo studio dell’effetto serra.
Dopo pochi anni di misurazioni, cominciarono le sorprese: si scoprì innanzitutto l’aumento costante del biossido di carbonio derivante dalle attività umane, ma si scoprì anche una fluttuazione stagionale delle concentrazioni di gas serra dovuta alla temporanea cattura della CO2 da parte della fotosintesi delle piante durante l’estate nell’emisfero boreale (ove è appunto posizionata la centralina di rilevamento).
Questa “scoperta” dell’effetto serra rese felicissimo il chimico svedese e premio Nobel Svante Arrhenius che già nel 1896 aveva teorizzato l’influenza di un incremento del biossido di carbonio sul riscaldamento dell’atmosfera (oltre 100 anni fa…)! Successivamente, nel 1967, Syukuro Manabe e Richard Wetherald del “Geophysical Laboratori” di Princeton pubblicarono la prima previsione numerica del riscaldamento globale, mentre avremmo dovuto aspettare fino al 1988 per la creazione dell’IPCC (Intergovernmental Panel of Climate Change) da parte dell’ONU per la valutazione delle informazioni sul clima, ed il 1997 per la stesura del Protocollo di Kyoto che avrebbe stabilito una riduzione entro il 2008-2012 del 5,2% delle emissioni dei sei gas serra rispetto al 1990.
Tornando ai nostri eroi hawaiani, all’inizio delle misurazioni la concentrazione di biossido di carbonio era di circa 315 parti per milione; nel 2007 (circa 50 anni dopo) questa concentrazione era salita a ben 385 parti per milione, ovvero un valore che (dai risultati ottenuti dai carotaggi dei ghiacci antartici) non era mai stato riscontrato almeno negli ultimi 650.000 anni!!! Diciamo che si tratta di una risposta reale agli (ancora) scettici che non vogliono credere che l’attività umana stia alterando il clima terrestre… Così, dopo 50 anni, oggi esiste la cosiddetta “curva di Keeling”, che rappresenta la più lunga serie strumentale al mondo di misurazioni di gas serra e che si sta rivelando davvero preziosa per lo studio del cambiamento climatico in corso e delle possibili soluzioni da attuare per la lotta al riscaldamento globale. Nel frattempo, altre esperienze analoghe sono sorte un po’ ovunque, anche qui in Italia: vi sono delle stazioni di misurazione dei gas serra sul Monte Cimone (nell’Appennino Tosco-Emiliano, gestito dall’ISAC-CNR di Bologna), sul Plateau Rosà (sul Monte Rosa, gestito dal CESI) e sull’Isola di Lampedusa (gestito dall’ENEA).
È proprio in funzione di questi rilevamenti che si stanno concentrando gli studi degli esperti per cercare di individuare delle strade percorribili per poter invertire questa linea di tendenza che porta ad una crescita costante dei gas serra e al conseguente riscaldamento del nostro pianeta, la cui atmosfera si sta trasformando in una vera e propria serra: si tratta di misurazioni davvero preziose e dal valore inestimabile, soprattutto se consideriamo questo periodo della storia terrestre che sta vivendo uno stravolgimento climatico incredibile il cui artefice principale è senza ombra di dubbio l’uomo, e credo che su questo non ci debbano essere più dubbi (o meglio non ci dovrebbero essere, visto che in realtà ci sono ancora coloro che sostengono, purtroppo, il contrario facendo male due volte al nostro pianeta).

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