mercoledì 22 ottobre 2008

La scuola italiana non valorizza l’arte…

Traggo spunto da un’inchiesta di Simonetta Fiori, apparsa sul quotidiano La Repubblica di venerdì 06 giugno 2008. L’Italia ha un primato eccezionale in tutto il mondo: è l’unico paese dove la storia dell’arte è una materia scolastica, a dimostrazione dell’immenso patrimonio storico – artistico di cui gode il nostro paese (tanto che anche il presidente francese Sarkozy ha deciso di introdurla dal prossimo anno in tutte le scuole di ogni ordine e grado: recentemente, infatti, Pierre Baquè e Vincent Maestracci, rappresentanti dell’Educational nazionale francese per l’insegnamento delle arti hanno fatto incursione al palazzo romano della Pubblica Istruzione…).
Tuttavia c’è qualcosa che tende a spegnere l’entusiasmo proprio per il tipo di insegnamento dell’arte nelle nostre scuole: diciamo che lo studio dell’arte (inserito 85 anni fa dalla riforma dell’istruzione di Giovanni Gentile) nel corso dei decenni è rimasto fermo nel tempo, non si è adattato all’evolversi della scuola italiana, tanto che l’ANISA (ovvero l’associazione che dal 1950 raccoglie i docenti italiani di storia dell’arte) considera ancora oggi tale materia (come 85 anni fa) “Cenerentola dell’insegnamento classico in Italia”. Nonostante le varie riforme attuate in campo scolastico nel corso di questi decenni, nelle scuole (soprattutto nei licei classici) non è cambiato granché e, addirittura, la materia figura sotto diversi nomi in molti istituti secondari superiori. Per fare un esempio, nel 1930 le ore di insegnamento di storia dell’arte erano una in prima liceo, una in seconda e due in terza: tali orari sono rimasti invariati nel tempo e sono così ancora oggi!! Già Francesco Rutelli (nella veste dell’allora ministro dei Beni Culturali) aveva cercato due anni fa di modificare tale situazione, senza ottenere però grandi risultati: dopo religione, è la disciplina meno presente nei licei classici, e spesso c’è chi ritiene insufficienti le ore di educazione fisica e più che decorose quelle (poche) di storia dell’arte… Molte volte, quell’unica ora settimanale viene posizionata nell’ultima ora giornaliera, come fosse un passatempo…
Proprio alla crisi che sta vivendo questa materia, Cesare De Seta ha dedicato il libro “Perché insegnare la storia dell’arte” (126 pagine, edito da Donzelli, al prezzo di € 13,50): nel libro si cerca di spiegare la mancanza di rapporto tra l’insegnamento della materia e l’immenso patrimonio storico e naturale di cui gode il nostro paese, senza confronti con altri paesi del pianeta. Si cerca di individuare i motivi che hanno portato la storia dell’arte a diventare (anzi, rimanere…) ai margini della scuola italiana: purtroppo fin dagli inizi c’è stato uno scollegamento tra storia dell’arte ed altre materie correlate come storia, letteratura e filosofia, riducendo storia dell’arte come una materia per pochi e ridotta ad un solo fatto estetico, ridotta ad abbellimento piuttosto che nutrimento necessario alla crescita culturale e morale di una persona, manca soprattutto l’insegnamento del rispetto del patrimonio pubblico. Alessandra Rizzi, che scrive per il quadrimestrale “Ricerche di storia dell’arte” diretto da Antonio Pinelli, cita un inquietante sondaggio che è stato fatto tra gli studenti del primo anno della facoltà di Lettere di Bologna con indirizzo Dams Arte: ebbene, dovendo porre in senso cronologico alcuni grandi fenomeni stilistici, molti hanno collocato la civiltà greco-romana dopo Bisanzio mentre altri propendono per la sequenza Bizantino – Gotico – Rococò – Romanico – Neoclassico - Rinascimentale, altri ancora considerano Catilina la moglie di Nerone, o addirittura che il Duomo di Milano sia in stile bizantino!!! Il FAI ha condotto un’inchiesta il cui titolo è “I giovani italiani e l’arte”, realizzato da Astra Ricerche tra gli italiani di età 15-24 anni: il 38% dichiara disinteresse per l’arte, il 21% dimostra un interesse medio mentre il 41% dichiara interesse coinvolgente. Secondo questi ragazzi la storia dell’arte così come viene insegnata a scuola presenta tre limiti principali: un limite quantitativo (pochissime ore di insegnamento e con rare visite ai musei), un limite qualitativo (l’insegnamento dell’arte è scollegato dalle materie correlate come storia, letteratura, economia e geografia) e un limite programmatico (non si riescono mai a completare i programmi annuali scolstici, tra l’altro poco esaurienti sui significati sociali dell’architettura o sulle grandi correnti connesse al design, al cinema e alla moda). E questo lo dicono gli studenti, non gli studiosi… Non si può dar torto a Vittorio Sgarbi che, all’epoca in cui era sottosegretario dei Beni Culturali, elogiò Letizia Moratti (allora ministro dell’Istruzione) per aver escluso l’arte dalle materie scolastiche perché così l’aveva salvata dalla distruzione della scuola… Tuttavia, la rifondazione della scuola italiana va fatta proprio partendo dal potenziamento dell’insegnamento di quelle materie indispensabili a livello culturale per la formazione dei ragazzi, e tra queste annovero (oltre alla storia dell’arte) anche la geografia, messa ancor più da parte in questi anni e quasi scomparsa da molti indirizzi scolastici.

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