martedì 18 novembre 2008

Rinasce il TEMPIO DI ARTEMIDE!

Chi non conosce il mito delle “7 meraviglie del mondo antico”? Ne avrete sentito parlare almeno una volta nella nostra vita, comunque ricordiamole: i giardini pensili di Babilonia (l’attuale Baghdad), il Colosso di Rodi, il mausoleo di Alicarnasso (Turchia), il Faro di Alessandria d’Egitto, la Statua di Zeus a Olimpia (Grecia), la Piramide di Cheope a Giza (Egitto) e il Tempio di Artemide ad Efeso (Turchia). La maggior parte di queste sono andate purtroppo perdute nel tempo e tra queste il Tempio di Artemide, che però ora verrà ricostruito!
Ma cos’era il Tempio di Artemide? Era una immensa struttura dedicata alla dea della caccia, della fertilità e della guerra Artemide (chiamata anche Diana) situata ad Efeso (una città posta in Turchia a circa 50 km da Smirne): era una dea vendicativa, molto bella ed assai forte, e si narra che per placare la sua furia il Re di Creso della Lidia fece costruire un tempio a lei dedicato intorno al 550 a.C., sotto la dinastia achemenide dell’impero persiano. Al suo interno venne posta la statua della dea, alta oltre due metri, realizzata in legno di vite e ricoperta di oro ed argento: il tempio era in marmo e per la sua costruzione ci vollero ben 120 anni, era lungo 131 metri e possedeva 120 colonne di marmo bianco alte 20 metri, in stile ionico e con elementi decorativi di animali reali e mitologici come cervi, grifoni e sfingi. Nel 356 a.C. il tempio venne distrutto da un incendio doloso (ad appiccarlo fu Erostrato, un pastore che gli diede fuoco solo per diventare famoso e passare alla storia: beh, ci riuscì…!): secondo la leggenda, la notte dell’incendio la dea Artemide non poté proteggere il suo tempio in quanto era impegnata a sorvegliare la nascita di Alessandro Magno. Gli abitanti di Efeso ritrovarono poi la statua di Artemide quasi intatta sotto le rovine: per questo decisero di innalzare un altro tempio sullo stesso luogo, che venne fatto ancora più grande e ancora più bello grazie al lavoro dell’architetto Chersifrone di Efeso. Ma la malasorte non era ancora finita: nel 262 a.C. il tempio venne nuovamente distrutto dai Goti sotto l’imperatore Gallieno. Da allora è rimasto distrutto, fino ad oggi…
Fino ad oggi perché ora c’è l’intenzione di ricostruire l’immenso tempio: la “Artemis Culture, Arts and Education Foundation” di Selcuk (Turchia) ha infatti un ambizioso progetto per la ricostruzione dell’edificio, al quale parteciperà in prima linea Atilay Ileri, l’ideatore della Fondazione, il quale insieme a ricercatori austriaci ed architetti svizzeri sta studiando da 10 anni a questo progetto faraonico, affermando: “Quando il tempio sarà ricostruito non sarà una copia o un’imitazione del Tempio di Artemide originale, ma sarà il Tempio stesso”. La Fondazione ha già trovato 150 milioni di euro per i lavori: tra i vari materiali, ci vorranno 25.000 metri cubi di marmo dello stesso tipo della costruzione originaria!! Per seguire l’intero lavoro verrà istituita una commissione che sarà costituita sorteggiando rappresentanti tra 196 Paesi che compongono le Nazioni Unite e che presidierà alla scelta delle sculture che adorneranno il tempio: ogni rappresentante proporrà due scultori della propria nazione, ciascuno dei quali realizzerà un’opera che dovrebbe andare a decorare le strutture di base delle colonne del tempio e che dovranno ispirarsi a due pensieri di Eraclito di Efeso che dicono “La guerra è padre di ogni cosa” e “Ogni cosa fluisce e nulla è eterno” (sono state scelte frasi di Eraclito in quanto Diogene Laerzio nella sua “Raccolta delle vite e delle dottrine dei filosofi” racconta che Eraclito volle depositare il suo libro nel tempio di Artemide). Alla fine una giuria sceglierà le sculture che verranno poi poste alla base delle colonne, mentre le altre verranno esposte nel parco antistante il tempio. Inoltre, una volta terminati i lavori, il laboratorio dei lavori diventerà una scuola internazionale di arte statuaria mentre Selcuk diventerà il centro mondiale della scultura.
Ne è molto soddisfatto l’archeologo e storico italiano Luciano Canfora, intervistato Cristina Nadotti per il quotidiano La Repubblica (che aveva dedicato un articolo all’argomento venerdì 14 novembre 2008): secondo lui, considerato che finora il governo turco non aveva mai mostrato particolare interesse per il recupero di queste opere, probabilmente ora questo nuovo progetto potrebbe dare lustro e visibilità alla cultura greca in terra asiatica. E, direi, all’arte in generale. Per informazioni http://www.selcuk.edu.tr/english.

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