sabato 13 dicembre 2008

Clima e popolazione...

Da qualche settimana (precisamente da fine ottobre) l’Italia è interessata a più riprese da intense ondate di maltempo, con piogge a tratti alluvionali (vedi Sardegna e Lazio), nevicate eccezionali (Alpi sommerse da metri di neve, ma anche la pianura piemontese, come non accadeva da decenni), mareggiate tremende (vedi Campania, Liguria e Calabria), nubifragi devastanti ovunque, venti molto forti ed acqua alta eccezionale a Venezia: il tutto sta durando da circa un mese e mezzo. Ora si comincia a tirare in ballo il cambiamento climatico: cambiamento climatico che sicuramente è in atto, tuttavia è assolutamente impensabile stabilire se questo prolungato maltempo sia un suo frutto oppure no. Piuttosto dobbiamo pensare che il cambiamento climatico in atto porterà, molto probabilmente, un aumento di questo tipo di fenomeni intensi: tali fenomeni si sono sempre verificati nei secoli, quello che preoccupa è piuttosto il loro continuo ripetersi.
Purtroppo ci sono state anche numerose vittime nel nostro paese in questo mese e mezzo di maltempo, oltre a notevoli disagi e a danni ingentissimi: a tal proposito ho trovato un interessante articolo del meteorologo Luca Mercalli, intitolato “Generazione no limits”, apparso sul quotidiano La Repubblica di domenica 7 dicembre 2008, che fotografa pienamente e chiaramente la situazione in cui versa il nostro paese ad ogni ondata di maltempo. Il meteorologo si chiede infatti come mai tutto nel nostro paese si blocchi non appena si verifica una nevicata in pianura, un nubifragio in una città, ecc… quando ormai ci sono previsioni meteorologiche molto dettagliate e precise che danno l’allarme con almeno un paio di giorni d’anticipo e con una diffusione incredibile (TV, internet, radio, telefonini, sistemi di navigazione GPS, webcam). Eppure succede, tutto si blocca e, secondo lui, i motivi sono tre:
• viviamo in un paese sovraffollato e soprattutto sovrasfruttato: quasi 60 milioni di persone, 35 milioni di automobili, espansione edilizia sfrenata, decine di migliaia di km di strade ed autostrade, acquedotti, gasdotti, linee telefoniche ed elettriche, industrie a non finire, centri commerciali, poli logistici, impianti sportici, villette e capannoni. Non c’è un solo pezzetto di territorio che non abbia qualcosa che si può rompere o può essere danneggiato dagli eventi atmosferici;
• c’è una questione psicologica, crediamo di essere onnipotenti, ce lo insegna la pubblicità “no limits”: nevica (e le previsioni lo avevano annunciato) ma ci si avventura per le strade con la propria auto di ultimo grido senza le catene a bordo; il fiume ingrossa e con la propria auto si deve andare sugli argini dello stesso per soddisfare la propria curiosità, incuranti dell’enorme rischio che si sta correndo; andiamo a sciare (e le previsioni meteo sconsigliano il fuori pista) ma facciamo il fuori pista ad ogni costo, scatenando valanghe tremende. È proprio in questi casi che si verificano i morti che, secondo l’informazione, sono attribuibili al maltempo (incidenti stradali, persone travolte dalle acque o dalle valanghe, ecc…), anche se sarebbe più giusto dire che sono i “morti dovuti alla loro imprudenza”;
• siamo sempre meno esercitati a rapportarci con l’ambiente esterno: il nostro modo di vita ci ha abituati a vivere in una sorta di clima controllato, in estate e in inverno, in qualsiasi luogo siamo (casa, ufficio, bar, auto, ecc…), con abbigliamenti sempre più omogenei e con pochi aggiustamenti stagionali, in pratica non si vivono più sulla pelle le care stagioni nostrane.
A tutto questo aggiungiamo l’incuria in cui versa il nostro territorio, frutto di decenni di abusi e di sprechi: costruzioni nate sugli alvei dei fiumi, deforestazione sulle nostre montagne con aumento del dissesto idrogeologico, scarsa pulizia degli alvei dei fiumi, scarsa pulizia delle città (vedi il caso di Roma di questi giorni ove le foglie non raccolte, unite ad un eccezionale nubifragio che ha scaricato 87 mm d’acqua in una notte, hanno ostruito la rete fognaria impedendo il deflusso delle acque ed allagando immense aree della città). A tutto ciò mancava solo il cambiamento climatico…

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